11 novembre 2007 Letture
2Mac 7,1-2.9-14
In quei giorni, 1 ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite. 2 [Il primo] di essi, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi». [E il secondo], 9 giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». 10 Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani 11 e disse dignitosamente: «Da Dio ho queste membra e, per le sue leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo»; 12 così lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza del giovinetto, che non teneva in nessun conto le torture. 13 Fatto morire anche costui, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. 14 Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l’adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita».
2Ts 2,16-3,5
Fratelli, 16 lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, 17 conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. 2,1 Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi 2 e veniamo liberati dagli uomini perversi e malvagi. Non di tutti infatti è la fede. 3 Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno. 4 E riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore, che quanto vi ordiniamo già lo facciate e continuiate a farlo. 5 Il Signore diriga i vostri cuori nell’amore di Dio e nella pazienza di Cristo.
Lc 20, 27-38
In quel tempo, 27 si avvicinarono alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e posero a Gesù questa domanda: 28 «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. 29 C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32 Da ultimo anche la donna morì. 33 Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 34 Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36 e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».
provo a dire due parole sulle letture di domenica:
La posizione di Dio nei confronti dell’uomo: mi sembra che la parola di Gesù “Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui” voglia indicare il coinvolgimento totale di Dio nella storia degli uomini,un coinvolgimento che mette da subito tutta e tutte le vicende umane nella prospettiva della comunione con Lui.
Dio non ci attende oltre la cortina della morte per consentirci di rivivere (se ce lo siamo meritati) in modo “divino” le nostre esperienze umane, ma è già in cammino con noi, ora, nelle vicende quotidiane della nostra vita.
In questo modo tutte le nostre vicende assumono un orientamento e possono essere lette come “la scuola” (termine ancora molto riduttivo) con cui Dio ci porta a realizzare questa comunione attraverso lo svelamento di sè, svelamento che ha inizio con la scelta del popolo eletto (il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe) e che trova il suo apice in Gesù, nella sua vita e nella sua croce.
In questo senso, ad esempio, la relazione d’amore nel matrimonio, scuola fondamentale per l’uomo e la donna di comunione e di amore, cioè di Dio, cessa di avere significato quando ha raggiunto lo scopo e gli sposi sono immersi nella comunione con Dio, nella resurrezione appunto.
(questo perlomeno è quello che mi sembra di aver capito di questa parola e del mio matrimonio!)
dico anche io due cose sulle letture di domenica pensando alla scelta dei canti.
io penserei a dei canti di amore/nuzialità per l’amore di dio verso l’uomo, per il nuovo significato al matrimonio che dà gesù (non più di possesso)
poi continuerei sulla linea della preghiera come nelle domeniche precedenti e pensando alla seconda lettura.
in ultimo dei canti di risurezione perchè mi pare che questa domenica le scritture ci facciano vedere un po’ il percorso di risurrezione che è sempre diverso da quello che noi possiamo aspettarci (nelle vicende, nelle persone) ma che ci sorprende nella testimonianza degli altri e di Gesù per primo…
Una domanda mi accompagna:
Quale sarà il nostro ultimo destino?
Il nostro destino qua è la nostra vita, ma nel regno dei cieli, la vita non sarà quella che abbiamo vissuto qua sulla terra…
Il calvario della madre e dei suoi sette figli, mi da l’occasione per vedere la potenza forte della resurrezione per la vita… tutto questo è misterioso, vorrei avere sempre la forza per pensare che il nostro Dio è proprio quello dei vivi e quindi sperare nella sua rivelazione.
Sul piano dottrinale, si ritiene, in base alle scarse informazioni pervenuteci, che i sadducei, a differenza dei farisei considerassero vincolante solamente la cosidetta Legge scritta, ossia quanto tramandato nei libri della bibbia ebraica, o Torah. Al contrario, i farisei sostenevano che avesse pari, se non anche superiore importanza, la Legge orale, ossia la tradizione interpretativa della Torah, asseritamente trasmessa in maniera verbale, di generazione in generazione. Al contrario dei farisei, i sadducei non credevano alla resurrezione dei morti, ossia alla perpetuazione dell’individuo dopo la morte, in corpo e spirito. Sembra che essi respingessero anche l’esistenza di un’anima immortale, tuttavia, è lecito dubitare che avessero, al riguardo, una posizione di netta preclusione, sia perché ciò non si concilierebbe con il contenuto della stessa Legge scritta, sia perché l’evidenza archeologica delle modalità di sepoltura seguite dai sadducei attesta, in ogni caso, una fede nella esistenza di un mondo ultraterreno del quale il defunto, alla morte, entra a far parte. Pare che non accettassero nemmeno la dottrina degli angeli.
1Corinzi 15:35-49
35 Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?». 36 Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; 37 e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. 38 E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. 39 Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. 40 Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. 41 Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore. 42 Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; 43 si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; 44 si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che 45 il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. 46 Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. 47 Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. 48 Quale è l’uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. 49 E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste.
La riflessione sui testi di questa domenica si è focalizzata intorno al tema della risurrezione. C’è una grande speranza nella vicenda dei sette fratelli narrata nel libro dei Maccabei. Una speranza che come ci ricorda Paolo nella sua lettera, si nutre della fedeltà di Dio. Da soli è impossibile, la vita è inaffrontabile, ma il Signore fedele ci consente la vita e anche la morte.
Ci siamo fermati sull’essere figli della risurrezione. Noi siamo figli della risurrezione perché battezzati nella morte e nella risurrezione di Gesù. Qusesto atto generativo di Dio è quindi a partire dalla morte che è quella di Gesù per noi.
I canti proposti a partire dalle letture:
235 Sorga Iddio
24 Ate grido Signor
Alleluia alla voce dello sposp
77 io dormo
82 Ecco le nozze dell’agnello
35 solo in Dio
37 beato l’uomo
46 lodate celebrate