Luca 3,1-6
1 Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
"Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5 Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!".
1) La parola di Dio scese (lett.: avvenne) su Giovanni…nel deserto: la predicazione di Giovanni è un "evento" perché attraverso il suo ministero profetico è la stessa Parola divina che irrompe con la forza dello Spirito di Dio nella storia degli uomini, spezzandone la negatività. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele (cfr. Lc 1,80). Il deserto, luogo arido e di morte, viene trasformato: si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa (cfr. Is 35,1). Già nell’attesa, ancora nel deserto, il Signore fa alzare lo sguardo e gustare la gioia futura poiché rende il Suo deserto come l’Eden (cfr. Is 51,3). Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina (Lc 21,28).
2) Predicando un battesimo di conversione: quello di Giovanniè un battesimo dipreparazione: nell’attesa del Messia egli predica al popolo la conversione. Egli sarà grande davanti al Signore…, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre… e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore… Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia (cfr. Lc 1,15-17). Dio manifesta il Suo amore per i Suoi figli perduti facendo scendere la Sua Parola su Giovanni nel deserto, perché egli possa essere strumento di salvezza, radunando i figli di Dio attorno al Pastore che sta per venire: radunerò io stesso il resto delle mie pecore… non dovranno più temere né sgomentarsi; di esse non ne mancherà neppure una (cfr. Ger 23,3-4.8).
3) Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via al Signore:la voce del precursore del Signore non solo grida nel deserto, ma già prepara la via del ritorno. Come nel primo Esodo, anche in questo nuovo Esodo, ancor prima di entrare nella terra promessa, il popolo d’Israele, strappato dall’esilio, viene consolato e guidato nel deserto della storia dalla Parola di Dio. Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste (Cfr. Eb 11,13-16).
4) Raddrizzate i suoi sentieri…i passi tortuosi siano diritti… Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio:la via del ritorno diventa accessibile ad ogni uomo, perché tutti vedano la salvezza di Dio. Le strade si spianano per l’arrivo del Re che non viene con segni grandi e potenti, ma piccolo, come colui che serve (cfr. Lc 22,27), perché il popolo che gli appartiene sia salvato (chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato santo. Cfr. Is 4,3) enessuno sia escluso dal "resto" dei salvati: nessuno di loro è andato perduto (cfr. Gv 17,12).
Baruc 5,1-9
1 Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, | rivèstiti dello splendore della gloria | che ti viene da Dio per sempre. | 2 Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, | metti sul capo il diadema di gloria dell’Eterno, | 3 perché Dio mostrerà il tuo splendore | ad ogni creatura sotto il cielo. | 4 Sarai chiamata da Dio per sempre: | Pace della giustizia e gloria della pietà. | 5 Sorgi, o Gerusalemme, e sta in piedi sull’altura | e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti | da occidente ad oriente, | alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. | 6 Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; | ora Dio te li riconduce | in trionfo come sopra un trono regale. | 7 Poiché Dio ha stabilito di spianare | ogni alta montagna e le rupi secolari, | di colmare le valli e spianare la terra | perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. | 8 Anche le selve e ogni albero odoroso | faranno ombra ad Israele per comando di Dio. | 9 Perché Dio ricondurrà Israele con gioia | alla luce della sua gloria, | con la misericordia e la giustizia | che vengono da lui.
1) Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre: la voce profetica di Baruc riprende il tema fondamentale della realizzazione delle promesse di bene che Dio ha posto innanzi al suo popolo in nome della propria fedeltà al patto di alleanza (cfr. Ger 33,14). Tali promesse si concretizzano con la fine dell’esilio e il conseguente ritorno dei figli di Israele in Gerusalemme, la città madre finalmente riscattata e liberata. L’invito del profeta è dunque rivolto alla città santa: si spogli della veste del lutto e dell’afflizione, dell’abito dell’amarezza e dell’umiliante prigionia per lasciarsi rivestire del manto della gloria e dell’onore che le vengono solo da Dio!
2) Dio mostrerà il tuo splendore: la bellezza di Gerusalemme viene a lei dal suo Dio e non da altri. Alla città collocata sul monte (Mt 6,14-16) guarderanno tutte le genti, alla sposa preparata da Dio stesso per essere dimora Sua in mezzo agli uomini (cfr. Ap 21,2-3). La città non ha bisogno della luce del sole né della luce della luna, perché la Gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce... (Ap 21,24).
3) Sarai chiamata da Dio per sempre: il manto della sapienza divina di cui Dio riveste Gerusalemme raccoglie in sé tutti gli affamati di giustizia, di misericordia e di pace; gloria della pietà perché è l’amore l’unica sorgente della gloria dei figli di Dio.
4) Sorgi (lett.: risorgi), o Gerusalemme, sta in piedi sull’altura: nella sua nuova realtà di città liberata e riscattata per sempre, Gerusalemme è chiamata a guardare in alto, oltre la fragile ed effimera gloria umana, verso quell’Oriente da cui sorge il sole di giustizia a visitare e redimere (cfr. Lc 1,79) il suo popolo: è Dio stesso che si prende cura del ritorno dei suoi figli e che li guida, richiamandoli dai luoghi della loro dispersione, attirandoli con la potenza della sua Parola, rendendoli di nuovo memori delle meraviglie d’amore con cui si è manifestato a loro il Padre e capaci di magnificare il suo nome nella gioia e nell’esultanza (cfr. Lc 1,46).
5) Dio ha stabilito di spianare ogni alta montagna… perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria: anche la natura si piega docile per assecondare il disegno divino e porsi prontamente al servizio del popolo nuovo che Dio si è riscattato, un popolo di figli in cammino verso la contemplazione della Gloria del Padre: voi dunque partirete con gioia, sarete condotti in pace. I monti e i colli davanti a voi eromperanno in grida di gioia... Ciò sarà a gloria del Signore, un segno eterno che non scomparirà (Is 55,14).
Filippesi 1,4-6.8-11
4 Fratelli, prego sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, 5 a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente, 6 e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. 8 Dio mi è testimone del profondo affetto che ho per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. 9 E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, 10 perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, 11 ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
1) Prego sempre con gioia per voi: qui l’Apostolo fa suo l’insegnamento che altrove rivolge ai discepoli: siate sempre lieti (1Tess 5,16-17).
2) A motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo (lett.: a motivo della vostra comunione nell’evangelo): San Paolo si rallegra con questi suoi figli perché il suo stesso dono di comunione col vangelo di Cristo è stato trasmesso ed accolto in quella comunità, infatti: Paolo servo di Cristo,apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio (Rom 1,1) può constatare nei suoi questa realizzazione: che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del vangelo (Fil 1,27).
3) Dal primo giorno fino al presente: il primo giorno è quello del primo annuncio, dono a cui loro hanno aderito e che l’Apostolo spera sia portato a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Così che: tenendo alta la parola di vita allora nel giorno di Cristo potrò vantarmi di non aver corso invano e invano faticato (Fil 2,16).
4) Prego che la vostra carità si arricchisca in conoscenza e in ogni genere di discernimento: Paolo qui prega perché abbiano una conoscenza piena della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale (Cfr. Col 1,9).
5) Perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo: la venuta del Signore nella vita di ciascuno e di tutta la comunità deve poterli trovare integri: perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona (Col 1,10).
SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE
Con la seconda settimana del tempo d’Avvento prosegue la preparazione liturgica, di sentimenti e pensieri, alla "venuta" di Gesù, sulla terra 2006 anni fa (circa: una interessante approssimazione opera anche in questa informazione; essere "pignoli" non sempre è importante). Gesù è venuto allora sulla terra, ma - per lavoro e fedeltà della Chiesa - è venuto e viene nel nostro cuore, nelle nostre case, nelle nostre chiesoline, anche in questo Natale 2006, porta d’ingresso di tanti miglioramenti spirituali e pratici, piccoli e grandi, che potranno seguire nei mesi successivi, fino a domenica Cristo Re nel dicembre 2007. Nel trascorrere continuo del tempo, conserviamo uno sguardo e un’apertura del cuore a quella ultima e suprema "venuta" sua, della quale nessuno sa né giorno né ora.
In questa domenica, nelle Letture campeggia grande la figura del precursore, il maggiore dei nati di donna. Tuttavia - così dirà Gesù stesso - "il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui". E la spiegazione successiva è di quelle che ci tolgono il fiato: "La legge e tutti i profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. Se lo volete accettare, egli è quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi da intendere, intenda".
Giovanni è sintesi estrema del tempo dell’Attesa. Di quei quasi duemila anni lo sono anche il cantico di Zaccaria e il Magnificat, che furono detti la prima volta proprio in casa sua. Il precursore, poi, muore (ucciso da un potere vanitoso e irresponsabile), e lascia Gesù nel suo popolo, popolo piccolo, incerto e molto umiliato come nazione a fronte di Grecia e Roma che allora dominavano il mondo per cultura e forza di armi e di diritto umani. Ma Gesù, tra i suoi, viene accolto, e frainteso, da sacerdoti e scribi, divisi allora nel popolo in tre "partiti": i farisei, i sadducei, gli zeloti. A conti fatti, la venuta tra i "suoi" (pochi e deboli in mezzo a un oceano di genti pagane: come oggi...), si svolge come i Vangeli ci raccontano, e né il formalismo securizzante di quei farisei, né i compromessi abili e inutili di quei sadducei, né le illusioni velleitarie e pericolose di quei zeloti, possono cambiare il corso di quella obbedienza salvatrice, di quel sacrificio potente e rigeneratore. E oggi, un po’ spiritualizzate e interiorizzate le cose, non potremmo tutti riconoscerci alquanto farisei, alquanto sadducei, e qualcuno anche (per un po’) zeloti? Non tanto tre partiti, ma tre parti in confusione dentro ciascuno di noi.
Il tempo d’Avvento ci aiuti a riconoscerci nel passaggio cruciale, negli annunci, nei consigli e nella regola di Giovanni il precursore: "occorre che io diminuisca ed egli cresca". In ognuno di noi, poi si vedrà come evolvono le cose di tutti. Da Giovanni, ultimo nell’attesa, si sta passando ai più piccoli del Regno dei cieli che, non per merito loro, ma per grazia e dono possono essere, anzi sono, sotto lo sguardo di Gesù e in sua accoglienza, già più grandi di Giovanni, "nel regno dei cieli" e nelle sue già venute beatitudini. La "notizia" è questa.
"Gioite" dunque, come ci sarà detto espressamente fra una settimana. Ma la forza dell’Avvento è sempre di giocare d’anticipo, di installarci in una abitudine lieta e fiduciosa di Attesa. |