Giovanni 13,31-33.34-35
31 Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: "Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. 32 Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33 Figlioli, ancora per poco sono con voi. 34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri".
1) Quando Giuda fu uscito: Giuda esce dal cenacolo, dalla comunione con Gesù e i fratelli, verso la notte della incredulità e della solitudine amara. (cfr. 1Gv 2,19: Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri). Scatta così l’ora della glorificazione di Gesù che è anche la glorificazione del Padre (cfr. Gv 13,1-4), che nel Figlio obbediente sino alla morte vede compiersi la bellezza del suo disegno di salvezza per tutti gli uomini. Il mistero pasquale della morte e della resurrezione del Cristo manifesta pienamente l’unica gloria del Figlio e del Padre. (cfr. Gv 17,1: "Padre, è giunta l’ora; glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te").
2) Figlioli, ancora per poco sono con voi: il passaggio di Gesù da questo mondo al Padre, la Sua Pasqua, fa sì che Egli non sia più con i discepoli nella sua visibilità, ma sia dentro di loro, nel dono del Suo Spirito, l’amore del Padre che attraverso di Lui si trasmette e rimane nel cuore di chi crede (cfr. Gv 17,26: "E io ho fatto loro conoscere il tuo nome e lo farò conoscere perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io con loro").
3) Vi do un comandamento nuovo: l’insegnamento di Gesù, accolto nell’unità della fede, Lo glorifica: i discepoli riconoscono in Lui l’unico Maestro e Signore, l’Inviato dal Padre per trasmettere con assoluta fedeltà la sua parola custodita non nell’angusto recinto di una legge ma negli spazi aperti di una grazia viva, di una comunione d’amore tutta nuova, capace di spingersi sino alla fine, cioè all’offerta totale di sé (cfr. Sal 22).
4) Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: in virtù dell’amore che Dio ha riversato nei cuori dei credenti (cfr. Rm 5,7) come una fonte inesauribile (cfr. Gv 7,37-39), diventa possibile amare i fratelli in modo nuovo, con la carità stessa di Dio (cfr. 1Cor 13). La carità fraterna è dunque il segno tangibile e unico per cui risplende nel mondo la luce del Cristo, Colui che - principio e fine di tutto - fa nuove tutte le cose (cfr. Ap 21,5-7).
Atti 14,21-27
21 In quel tempo, Paolo e Barnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiochia, 22 rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. 23 Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. 24 Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia 25 e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa; 26 di qui fecero vela per Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l’impresa che avevano compiuto.
27 Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.
1) Ritornarono a Listra, Iconio e Antiochia: è qui descritta la conclusione del primo viaggio apostolico di Paolo e Barnaba (At 13 e 14) che, partiti da Antiochia di Siria, attraverso varie tappe erano giunti fino alla città di Derbe.Essi poi ritornano sui loro passi, visitando quelle città nelle quali già avevano predicato il Vangelo. La parola era stata accolta con fede e con gioia da molti, ma aveva anche suscitato persecuzioni contro Paolo, i suoi compagni e contro le comunità da lui fondate (At 13,50; 14,5.9).
2) Rianimando i discepoli (lett. confermando le anime dei discepoli) ed esortandoli (o anche consolandoli) a restare saldi nella fede: dopo il primo annunzio della Parola, il ritorno di Paolo non è più soltanto un viaggio di evangelizzazione, ma diventa visita fraterna per la conferma e la consolazione reciproca. Lo stesso avverrà anche nel secondo viaggio apostolico di Paolo: Paolo disse a Barnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno" (At 15,36).
3) È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio (lett.: attraverso molte tribolazioni è necessario che noi entriamo…): è necessario infatti per tutti partecipare alla passione del Signore, per essere anche partecipi della Sua risurrezione: Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto (lett. è necessario che… soffra molto)…e risorgere il terzo giorno (Lc 9,22). Paolo e Barnaba hanno sperimentato essi stessi la persecuzione e ora confermano i fratelli. Analogamente Paolo esorta anche i Tessalonicesi: abbiamo inviato Timòteo… per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede, perché nessuno si lasci turbare in queste tribolazioni. Voi stessi, infatti, sapete che a questo siamo destinati (1Ts 3,2-4).
4) Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto: questi anziani (lett. presbiteri) ricevono una responsabilità di guida di queste comunità. Non si dice nulla circa le loro esatte funzioni: si sottolinea piuttosto come essi siano un dono per il servizio (costituirono per loro) delle comunità (lett. chiese) e come siano particolarmente bisognosi dell’aiuto e della grazia del Signore (li affidarono al Signore). Per questi anziani Paolo e Barnaba pregano e digiunano come la comunità di Antiochia (di Siria) aveva pregato e digiunato per loro, proprio all’inizio di questo viaggio che ora stanno concludendo: dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono (At 13,3).
5) Fecero vela per Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l’impresa che avevano compiuto: Paolo e Barnaba erano partiti da Antiochia di Siria, inviati dallo Spirito Santo: lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati" (cfr. At 13,2). Ora vi ritornano dopo aver portato a compimento l’impresa (lett. l’opera) loro affidata. Così è sempre per ogni "viaggio" della Parola: così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata (Is 55,11).
6) Riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro (lett. con loro): l’opera alla quale si è chiamati da Dio, è il Signore stesso a compierla insieme ai Suoi (cfr. Mc 16,20). Il ritrovarsi insieme, per raccontarsi le meraviglie del Signore, è ricorrente nel libro degli Atti degli Apostoli (cfr. ad esempio At 15, 4.12).
7) Come aveva aperto ai pagani la porta della fede: l’accesso alla fede si aperto, in Gesù, per tutte le genti: Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo (Gv 10,9).
Apocalisse 21,1-5
1 Io Giovanni, vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. 2 Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3 Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
"Ecco la dimora di Dio con gli uomini! | Egli dimorerà tra di loro | ed essi saranno suo popolo | ed egli sarà il "Dio- con- loro". | 4 E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; | non ci sarà più la morte, | né lutto, né lamento, né affanno, | perché le cose di prima sono passate".
5 E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose".
1) Vidi un nuovo cielo ed una nuova terra…, il cielo e la terra di prima erano scomparsi: la vecchia creazione, sottoposta al giudizio del Signore, passa (2Pt 3,13) e nasce una nuova creazione, fatta da Dio per l’incontro definitivo con il Suo popolo: Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra che io farò dureranno per sempre davanti a me…, così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome (Is 66,22).
2) Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme scendere dal cielo: è la città promessa da Dio attraverso i profeti (Is 52,1-2), in cui vengono introdotti i discepoli del Signore (Eb 11,22). Il Vangelo di questa Domenica suggerisce che la novità caratterizzante la Gerusalemme celeste sia l’amore di Dio, riversato nel cuore dei suoi abitanti: figlioli …vi do un comandamento nuovo…, come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34).
3) pronta come una sposa: l’unione nuziale fra Dio e l’umanità è profetizzata in molti modi da tutta la Scrittura, soprattutto attraverso il segno della città di Gerusalemme resa santa da Dio (cfr. Is 61,10-62,5; 66,18-21). Questa realtà nuziale, che si compie in Cristo, è già operante nella Chiesa e nell’umanità che attendono il Suo ritorno: lo Spirito e la sposa dicono: vieni!… E chi ascolta ripeta: vieni!... Si, verrò presto! Amen. Vieni, Signore Gesù (cfr. Ap 22,17-21).
4) Ecco la dimora di Dio fra gli uomini… egli sarà Dio con loro: Dio pianta la sua prima tenda in Israele, durante il cammino nel deserto (Es 40,34), e poi sceglie come dimora il tempio di Gerusalemme (1Re 8,10). La Sua nuova e definitiva abitazione è la persona stessa di Gesù: il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). In Gesù poi ogni uomo che accoglie l’amore di Dio diviene dimora del Padre e del Figlio (Gv 14,23).
5) Tergerà ogni lacrima: il male ed il dolore sono ricordati nella nuova creazione in quanto servono ad accrescere la gioia per la salvezza ricevuta da Dio e ne cantano la lode (Es 14, Is 25), altrimenti devono cadere nell’oblio (Is.65,17).
SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE
Le "rivoluzioni" attuate dalle sapienze mondane, oltre ai limiti, agli errori e addirittura alle aberrazioni che portano in se stesse, come è di ogni vicenda umana, si caratterizzano anche per una grande ingenuità: che è quella di affermare la fine di un regime e l'incoronazione di un regime nuovo. Anche per questo motivo si deve dire che tali "rivoluzioni", oltre ai loro errori, hanno in se stesse quel "nulla di nuovo sotto il sole" del Libro dell'Ecclesiaste che nel "Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa fa dire cinicamente al nipote del principe di Salina: "Bisogna che tutto cambi affinché nulla cambi".
L'assoluta "novità" della sapienza ebraico-cristiana preferisce entrare con realismo nella condizione del mondo, condizione malata e prigioniera. Ripudia ogni ipotesi di affermazione attraverso la violenza politica e militare. Guarda con ironico scetticismo al tentativo illusorio, e alla fine anti-evangelico, di costruire uno "stato cristiano", e sceglie due vie maestre di presenza nella storia umana: l'annuncio mite e lieto di una "Parola" assolutamente nuova, e il "Segno" che di questa parola danno uomini e donne che si pongono in una interpretazione dell'esistenza del tutto alternativa. Il loro desiderio, che considerano essere il loro compito storico, è quello di comunicare e di rendere partecipe di tale "novità" il mondo, guardato non con occhio di condanna ma con sim-patica (capacità di soffrire insieme) e affetto. Per questo non si stupiscono, ma anzi liberamente accettano, che tale compito di comunicazione e comunione chieda ad ogni persona la dedicazione appassionata e radicale di tutta la propria vita. La Parola assoluta che domina questa prospettiva, Parola tanto grande da generare persino imbarazzo in chi la riceve e in chi la comunica, è la Parola "Amore": "come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri". |