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13 Maggio 2007 VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

Vado e tornerò a voi. Gv 14,28

 

giovanni nicolini

 

L'omelia di Giovanni del 13/05/2007 (wma 20' in 3Mb)

 

 

Giovanni 14,23-29

23 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da’ il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
28 Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate".

1) Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui: queste parole di Gesù costituiscono la risposta ad una domanda a Lui rivolta da Giuda, non l’Iscariota: Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo? (v 22). La manifestazione del Signore non è una Sua autoaffermazione, ma proviene dall’amore del Padre per il Figlio, amore che si diffonde su quanti, accogliendo il Figlio, ne osservano la Parola. L’amore eterno e divino che unisce il Padre al Figlio prende allora dimora in chi, imparando da Gesù (cfr. Mt 11,27-30), persevera nella fiducia filiale e custodisce l’insegnamento ricevuto in una carità senza confini. L’osservanza dei comandamenti del Signore e soprattutto del comandamento "nuovo" dell’amore è infatti inseparabile dall’azione dello Spirito di Gesù che agisce potentemente nel cuore di chi crede: Il Padre stesso vi ama, perché voi mi avete amato e avete creduto che io sono venuto da Dio (Gv 16,27).
2) Chi non mi ama non osserva le mie parole: al contrario, dalla mancanza di amore e di attenzione nei confronti della Parola di Dio nascono la confusione e l’inquietudine del cuore derivanti dall’accogliere parole diverse da quelle del Signore, parole che non introducono nel rapporto con il Padre e nella Sua pace: da questo sappiamo d’averlo conosciuto, se osserviamo i suoi comandamenti (1Gv 2,3).
3) Queste cose vi ho detto… Ma il Consolatore, lo Spirito Santo …vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto: lo Spirito del Padre, presente in Gesù in tutta la Sua potenza, è da Lui lasciato come "caparra" (cfr. Ef 1,14) e maestro interiore (cfr. 1Gv 2,20). Egli fissa così nella memoria, apre la mente e illumina il cuore perché si possa comprendere ogni parola detta dal Signore. La consolazione vera sta nel saper cogliere il disegno d’amore di Dio, che ha come fine la salvezza e la pace di tutti i suoi figli: possa Egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi, e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza (Ef 1,17- 19).
4) Vi lascio la pace, vi do la mia pace: la pace vera passa attraverso il combattimento della fede: è diversa da quella pace che il mondo promette ma non riesce a dare. Non è infatti del mondo combattere per la verità sino a liberare dalla paura del giudizio e dalla menzogna. Se sarete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi… se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero (cfr. Gv 8,31-36).
5) Avete udito che vi ho detto: vado e tornerò a voi: il ritorno di Gesù al Padre è fonte di gioia e di consolazione nello Spirito Santo perché apre la via alla perfetta comunione con Lui e con i fratelli ed è partecipazione piena all’amore del Padre (cfr. Gv 14,1-4).

Atti 15,1-2.22-29

1 In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete esser salvi".
2 Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
22 Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. 23 E consegnarono loro la seguente lettera: "Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!
24 Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. 25 Abbiamo perciò deciso tutti d’accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, 26 uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo.
27 Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi queste stesse cose a voce. 28 Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29 astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia.
Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene".

1) Se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete essere salvi: questa tesi è sostenuta da quanti esigevano che i fratelli venuti alla fede dal paganesimo, per essere salvati dovessero osservare i precetti della Legge, primo fra tutti la circoncisione, segno di appartenenza all’alleanza fra Dio ed Israele (Gen 17,10; Es 12,48). Paolo e Barnaba prendono posizione contro questa tesi: Paolo infatti è ben conscio che l’uomo non è giustificato dalle opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo (Gal 2,16). Viene allora inviata una delegazione a Gerusalemme, sede della Chiesa madre e degli apostoli, per porre questa questione di fondamentale importanza ed ottenere una risposta definitiva (cfr. Gal 2).
2) Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Barsabba e Sila sono inviati con Paolo ad Antiochia, dopo essere stati scelti per questa missione dagli apostoli e dalla chiesa tutta; questa collegialità concorde indica che quanto avviene non è opera umana, ma è opera dello Spirito, che anima tutta la Chiesa (cfr. At 6,1-6; Gv 20,22). Gli inviati hanno poi come unica caratteristica quella di essere uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo (lett.: hanno consegnato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo), perché è solo l’amore per il Signore ciò che abilita a svolgere un ufficio nella Chiesa: Simone di Giovanni, mi vuoi bene?... Pasci le mie pecorelle. (Gv 21,15-17).
3) Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi: lo Spirito Santo è in mezzo a loro: la decisione è stata presa insieme nella preghiera, confidando nella parola del Signore: dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (cfr. Mt 18,20).
4) Di non imporvi nessun altro obbligo (lett.: peso): lo Spirito conduce alla verità tutta intera, mentre la legge dell’antica alleanza, con le sue osservanze, trova compimento nella legge di libertà, che è l’amore stesso del Signore donato agli uomini nello Spirito Santo: tutti quelli, infatti, che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio (Rm 8,14).

Apocalisse 21,10-14.22-23

10 L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11 Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
12 La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. 13 A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte.
14 Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
22 Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio.
23 La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.

1) L`angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto e mi mostrò la città santa, Gerusalemme… risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima… La città è cinta da un grande e alto muro: non c’è più la devastazione dell’esilio, ma la città Santa, la nuova Gerusalemme, si mostra agli occhi di Giovanni splendente della Gloria di Dio: le tue mura sono sempre davanti a me. I tuoi costruttori accorrono, e i tuoi devastatori si allontanano (cfr. Is 49,16).
2) Con dodici porte: chi entra per la porta è il Pastore delle pecore(Gv 10); il pastore è Gesù che, entrato per primo nella Città Santa, vi fa poi entrare tutti gli uomini. Il gran numero di porte vuol significare che nessuno è escluso, tutti sono accolti qualunque sia la sua provenienza: bussate e vi sarà aperto (Mt 7,7).
3) Sopra queste porte stanno… i nomi delle dodici tribù dei figli d`Israele. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell`Agnello: i nomi posti sulle porte ed i basamenti della città santa significano che vi è continuità (cfr. anche Ap 7) fra il popolo d’Israele e quello generato dalla predicazione apostolica, che è il compimento delle promesse fatte da Dio ad Israele.
4) Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Le pietre preziose possono essere considerate come il segno della preziosità di quanti bene costruiscono sul fondamento della Chiesa che è il Cristo. I fedeli sono tempio di Dio ed abitazione dello Spirito Santo (Cor 3,10-16).
5) E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente: tutto è puro, perfetto e prezioso davanti al Trono perché partecipa della santità di Dio (cfr. Ap 4,6).
6) Il Signore Dio, l`Onnipotente, e l`Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l`Agnello: il Signore Dio è il Re che invita i popoli al Suo Banchetto, nella Sua dimora. Chi partecipa a questo banchetto non manca di nulla. Solo Dio basta, perché ormai Egli è tutto in tutti: ci sarà il Signore soltanto e soltanto il Suo nome (cfr. Zc 14,9). Nella prima creazione lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1,1) ed anche nella nuova creazione è Lui l’unico redentore: nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla (cfr. Gv 16,23).

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE
La sapienza ebraico-cristiana, come esce dalla suprema interpretazione che le è data da Gesù di Nazaret, è fondamentalmente ed essenzialmente caratterizzata da due grandi tensioni: la comunicazione e l'accoglienza. Comunicazione e accoglienza sono interne al contenuto essenziale del messaggio. Cioè: se questa sapienza non è comunicata a tutti e non è capace di accogliere tutti, cade, non è!
La parola "Vangelo" indica indissolubilmente sia il contenuto del messaggio sia il "fatto" della sua comunicazione e della sua universale capacità di accoglienza. Il "dramma giudaico" espresso oggi nel testo degli Atti descrive bene il pericolo che una sapienza corre quando si chiude in se stessa, quando si identifica con delle norme, delle leggi che, appunto, la definiscono ma inevitabilmente la limitano. È molto bello per noi oggi cogliere l'evidente relatività-provvisorietà di norme chieste ai pagani come le carni offerte agli idoli e gli animali soffocati. Le "leggi" sono sempre provvisorie e relative di fronte al Vangelo. E bene esprime la straordinaria capacità universale di accoglienza, che caratterizza la sapienza ebraico-cristiana, l'immagine della città descritta dall'Apocalisse. Essa ha delle mura che a questo punto non sono più quelle di una fortezza assediata, ma le "cornici" di dodici porte aperte verso tutte le direzioni della creazione e della storia. In questa città scompaiono i "segni" della religiosità, perchè la religione ha in certo senso esaurito il suo compito e Dio e l'umanità s'incontrano in una comunione nella quale tutto, anche il sole e la luna confluiscono: è il senso del Cantico delle Creature di Francesco d'Assisi.
Di tutto questo, noi, oggi, quale esperienza abbiamo? Quella di una "Parola d'Amore"! L'esperienza più alta dell'umanità è ormai questa: una Parola d'Amore ascoltata e accolta. Una Parola che, essendo l'apice e la "fine" di ogni altra Parola, non può che incessantemente procedere e progredire. E questa è dunque la Pace! Che non è assenza di guerra ma positiva "azione di pace", pacificazione. È ormai urgente abbandonare la vecchia concezione della pace, una pace che è sempre la stabilizzazione e la dominazione imposta dal più forte, dal vincitore di turno. È l'ora di intraprendere, a tutti i livelli personali e collettivi, la grande battaglia della pace: l'annuncio di "Buone notizie" ad ogni creatura, e l'accoglienza dell'Altro chiunque egli sia.

 

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