Giovanni 14,15-16.23-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «15 Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.
16 Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
1) Se mi amate, osserverete i miei comandamenti: l’obbedienza ai comandamenti del Signore rivela l’amore per Lui e nello stesso tempo ne è anche la condizione, perché solo chi ama custodisce con amore le parole dell’amato. Le parole del Figlio diletto sono il prezioso tesoro a cui riservare tutta l’attenzione e la cura del cuore e della mente: l’impegno incessante con cui si rimane in esse, meditandole giorno e notte (cfr. Sal 1), prepara all’accoglienza del dono dello Spirito Santo ed introduce nella beatitudine.
2) Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre:la preghiera di Gesù è la manifestazione del Suo amore verso il Padre e verso coloro che il Padre gli ha dato. Fra questi vi sono anche quanti, accogliendo la predicazione del Vangelo, crederanno in Lui: Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me, perché tutti siano una sola cosa (cfr.Gv 17,20); Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di Lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore (Eb 7,25).Frutto della preghiera è il dono dello Spirito Santo, il perfetto Consolatore, l’amore stesso del Padre effuso nel cuore dei credenti. Resi certi della divina presenza in loro, i discepoli sanno di non essere orfani ma figli amati per sempre (cfr. Gv 14,18).
3) Noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di lui: il Padre e il Figlio nello Spirito Santo prendono dimora, vivono cioè una comunione perfetta e delicatissima dentro e con coloro che custodiscono nella fede, nella speranza e nella carità, la parola divina.
4) Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto: dalla grazia dello Spirito procede la conoscenza che svela i segreti di Dio (cfr. Ef 1,18-21). Al Padre è piaciuto rivelare i misteri del Regno non ai sapienti ed ai dotti di questo mondo ma ai piccoli, a quelli cioè che non opponendo capacità e parole proprie all'azione dello Spirito si lasciano prevenire e guidare da Lui, come da un “maestro interiore”: è Lui che suggerisce al momento opportuno le parole da dire, dona una conoscenza retta e limpida e l’abbandono umile e filiale (cfr. Mt 11,25-30; 1Gv 2,20); “Ora voi avete l’unzione ricevuta dal santo e tutti avete la scienza” (Gv 14,13; 1Gv 3,21-24; Sal 8).
Atti 2,1-11
1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2 Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.
5 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.
7 Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? 8 E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, 11 Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
1) Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire (lett.: compiersi): si tratta della festa ebraica che cade cinquanta giorni dopo quella di Pasqua (cfr. Lev 23). Festa della mietitura e delle primizie, nel giudaismo questo giorno divenne il ricordo della consegna della legge a Mosè, di cui il dono dello Spirito è il compimento.
2) si trovavano tutti insieme nello stesso luogo: il testo non precisa chi sono i discepoli riuniti. Quello che qui viene sottolineato è il loro trovarsi insieme, frutto dell’amore fraterno che li unisce.
3) Venne: (lett.: avvenne, fu) quello che qui viene descritto è un grande evento della storia della salvezza, che segna la pienezza ed il compiersi del viaggio della Parola che in Gesù si è fatta carne: la Parola si fece (lett.: divenne) carne (Gv 1,14).
4) un rombo come di vento: quanto viene qui descritto ricorda le manifestazioni naturali che accompagnano la teofania sul Sinai: vi furono tuoni, lampi, …un suono fortissimo di tromba (Es. 19). Questi tratti sono anche ripresi nel Nuovo Testamento, ad esempio in Eb 12,18: vi siete… accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste, a miriadi di angeli.
5) e riempì tutta la casa:la casa piena, il giorno che si compiva citato al versetto 1 (nel testo greco si tratta della stessa radice), introducono il “riempimento” successivo dei discepoli: e furono tutti pieni di Spirito Santo (v 4).
6) Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano: anche il fuoco è un elemento che accompagna la presenza del Signore sia nell’Antico Testamento: sul Sinai era sceso il Signore nel fuoco (Es 19,18), sia nel Nuovo: Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Mt 3,11). Il dividersi delle lingue indica la preziosità del dono fatto a ciascuno e nello stesso tempo la comunione fra quanti l’hanno ricevuto.
7) in altre lingue: vengono superate dalla Parola le distanze che separano i pensieri ed i linguaggi degli uomini. La diversità non ostacola più la comunione, ma la rende più preziosa.
8) Com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? L’opera dello Spirito Santo non consiste solo nella possibilità da parte dei discepoli di parlare altre lingue, ma anche, da parte di chi ascolta, la possibilità di sentire parlare ciascuno la propria lingua. Si riapre così la possibilità di comunicazione tra i popoli che si era interrotta quando il Signore confuse la lingua di tutta la terra (Gen 11) nell’episodio della torre di Babele.
Romani 8,8-17
8 Fratelli, quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.
9 Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10 E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. 11 E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
12 Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; 13 poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.
14 Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.
15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». 16 Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. 17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
1) Quelli che vivono secondo la carne (lett.: che sono secondo la carne) non possono piacere a Dio: il termine “carne” nelle lettere di Paolo indica molto spesso non una parte dell’uomo, ma tutto l’essere dell’uomo, colto nella sua condizione mondana di lontananza da Dio, condizione che si traduce nelle “opere della carne” (Gal 5,19-21) e nella sottomissione al regime della legge (Gal 5,18).
2) Voi però non siete sotto il dominio della carne (lett.: non siete nella carne), ma dello Spirito (lett.: nello Spirito), dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene: la condizione di chi accoglie l’amore di Dio è totalmente differente dalla condizione di chi è nella carne, in quanto lo Spirito di Dio e lo Spirito di Cristo hanno preso dimora in lui: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? (1Cor 3,16). Per questo nella “casa dell’uomo” abita sempre qualcuno, o lo Spirito di Dio o lo spirito immondo(Lc 11,26): se dunque qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene (lett.: non è di Lui).
3) Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione: l’inabitazione di Cristo riscatta l’uomo votato alla morte a causa del peccato, lo rende giusto (Rom 3,28) e gli dona la vita.
4) Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito...: lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù risusciterà anche i corpi mortali dei suoi: Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti… Prima Cristo… poi …quelli che sono di Cristo (1Cor 15,20-23). Fin da ora Cristo associa i Suoi alla sua risurrezione, facendoli partecipi del dono dello Spirito: il frutto dello Spirito è invece amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5,22).
5) Noi siamo debitori ma non verso la carne per vivere secondo la carne: i credenti si trovano nella condizione di chi ha contratto un debito per quanto il Signore ha fatto per loro, debito che tuttavia non può essere saldato con nessuna restituzione umana, ma solo ricambiato con l’amore: Per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare (Sal 4,9).
6) Avete ricevuto uno spirito di figli addottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”: con l’adozione filiale che si ottiene in Gesù, i discepoli possono fare propria la tenerezza e la familiarità stessa del Signore verso il Padre e chiamarlo con il nome affettuoso con cui Gesù ama rivolgersi a Lui (Gal 4,6), chiamandolo “Papà” (Mc 14,36).
7) coeredi di Cristo, se …partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare alla sua gloria: la sofferenza nel dono dello Spirito non è più maledizione, incidente, o separazione dal Signore ma partecipazione alla Pasqua del Signore: se moriamo con lui, vivremo anche con lui (2Tim 2,11).
SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE
Il nostro foglietto domenicale oggi si congeda dai suoi lettori mentre la comunità ecclesiale celebra con la Festa di Pentecoste l’affermazione suprema della sua vocazione universale. Qui dunque, le nostre spigolature si confrontano con la proposta più assoluta di convergenza di ogni tradizione di fede, di pensiero, di cultura… Possiamo individuare tre appelli fondamentali che oggi scaturiscono dalla Parola di Dio e interpellano la comunità dei popoli e delle nazioni. La prima è appunto quella dell’universalità. La grande lista dei nomi dei popoli elencati nel testo degli Atti dice una comunione universale senza primati né privilegi né minorità. In tal senso alcuni di questi “nomi” sono significativi: gli Ebrei sono elencati con gli altri, senza titoli di privilegio per la loro missione profetica e pedagogica; allo stesso modo “gli stranieri di Roma” non hanno precedenze per il loro attuale peso nella politica mondiale. Ed è a quest’assemblea tutta bisognosa di aiuto in ogni suo componente che si dispone a rivolgersi il piccolo gruppo di persone cui è affidata una nuova potenza di parola e di spirito. Tutta questa umanità varia viene quindi qualificata secondo termini che alla cultura contemporanea sono divenuti più consueti: quelli di un’unica famiglia, di un’unica casa. L’impossibilità che un popolo si confronti con i suoi problemi e le sue speranze senza muoversi nella connessione necessaria con la globalità del cammino del mondo.
Gli ambiti di questa globalità di problemi e di progetti sono moltissimi. Basti qui esemplificare con le cose bellissime e sapientissime che a molti di noi comunica un grande scienziato come Vincenzo Balzani. Basti pensare al dramma che le nostre sorelle e i nostri fratelli in Africa stanno vivendo per la diffusione ormai assoluta dell’AIDS. Si deve decidere se accetteremo passivamente e cinicamente la morte di milioni di persone e la fine di molte popolazioni, e culture, e civiltà, oppure interverremo a livelli mondiali senza finzioni, senza speculazioni, senza preferenze. Tutti siamo Figli dello stesso Padre!
Infine, il terzo appello che ci è rivolto dalla festa di oggi è quello dell’amore. Quella potenza dell’amore che per alcuni proviene da Dio stesso, e che per tutti è l’energia profonda di ogni relazione, di ogni convivenza, di ogni cooperazione, di ogni progetto, di ogni dramma come di ogni speranza. Un volersi bene che dà il nome nuovo alla pace, che non è più assenza di guerra e sosta tra una guerra e un’altra, ma ponti di pace, Amore, appunto. Amore che è conoscenza, che è reciprocità perché ognuno, ogni persona come ogni popolo, ha bisogno di essere soccorso per qualche motivo e ha motivi per dare il suo originale soccorso a qualcun altro. Una comunità mondiale che sempre più, pena l’estinzione, deve pensarsi come un’unica grande Cena dove tutti convergono, distruggendo gli strumenti della guerra e costruendo strumenti di pace e di libertà.
Dunque, grazie del vostro ascolto. E arrivederci, se Dio vorrà, quando Lui vorrà. |