5 Marzo 2006
I DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)
Marco 1,12-15
12
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto 13 e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.14
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo".1) Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto: lo stesso Spirito che nei versetti immediatamente precedenti è stato presente e partecipe al riconoscimento di Gesù quale figlio amato di Dio, ora lo spinge nel deserto, luogo privilegiato per Gesù, luogo di ascolto, di incontro col Padre, di preparazione alla prova.
2) E vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana: l’essere tentato da Satana è la condizione dell’uomo tutti i giorni e anche Gesù, nella sua umanità, non si sottrae a questo. Il numero quaranta fa pensare a periodi importanti della Scrittura: dal diluvio che vede salvi Noè e la sua famiglia con tutti gli animali, agli anni trascorsi nel deserto dal popolo d’Israele sostentato dalla manna, ai giorni durante i quali, dopo la sua Passione, Gesù appare ai suoi Apostoli.
3) Stava con le fiere e gli angeli lo servivano: le fiere fanno pensare a una condizione di vita dura, esposta, ma nello stesso tempo sembra che Gesù viva con esse in pace. Cfr Ez 34,25-28: Stringerò con esse un’alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive, cosicché potranno dimorare tranquille anche nel deserto e riposare nelle selve. Gli angeli prestano un servizio di diaconia e stabiliscono un legame tra cielo e terra.
4) Dopo che Giovanni fu arrestato (lett. consegnato) Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio: Giovanni, ultimo dei profeti, ha preceduto e preparato la venuta di Gesù; sta per portare a termine il suo compito quando viene consegnato, come lo sarà il Signore. Da questo momento comincia la predicazione di Gesù, per portare alla gente, a cominciare dalla Galilea, terra di confine, l’annuncio della Parola che sola può salvare. Sia Giovanni, sia il Signore stanno seguendo la volontà del Padre.
5) IL tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo: Gesù inaugura una storia nuova, perché è Lui stesso il compimento della promessa, l’attuazione della realtà nuova preannunciata da Isaia. Ma all’uomo è chiesto di accogliere questo annuncio, di convertirsi, di cambiare cioè direzione, perché il suo cuore e la sua mente, rinnovati, intendano in pienezza la voce del Signore.
Genesi 9,8-15
8
Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: 9 "Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi; 10 con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca. 11 Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra".12
Dio disse: | "Questo è il segno dell’alleanza, | che io pongo tra me e voi | e tra ogni essere vivente | che è con voi | per le generazioni eterne. | 13 Il mio arco pongo sulle nubi | ed esso sarà il segno dell’alleanza | tra me e la terra. | 14 Quando radunerò | le nubi sulla terra | e apparirà l’arco sulle nubi | 15 ricorderò la mia alleanza | che è tra me e voi | e tra ogni essere che vive in ogni carne | e non ci saranno più le acque | per il diluvio, per distruggere ogni carne".1) Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: "Quanto a me , ecco, io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi: l'alleanza tra Dio e Noè è tutta iniziativa di Dio e non esige condizioni dall’uomo; solo Dio si impegna a promettere che "non sarà più distrutto nessun vivente". Già in questa prima alleanza c'è la manifestazione di un amore che non chiede niente in cambio.
2) con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca: l’alleanza, che Dio stringe con Noè a motivo della sua giustizia e della sua fede, è universale, con tutta l’umanità nuova che da lui procede e con tutta la creazione salvata insieme a lui: Noè fu trovato perfetto e giusto , al tempo dell’ira fu riconciliazione; per suo mezzo un resto sopravvisse sulla terra, quando avvenne il diluvio (Sir 44,17-18).
3) Dio disse: "Questo è il segno dell'alleanza,che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne: un’altra importante caratteristica di quest’alleanza è che è eterna, destinata a tutte le generazioni a venire, e quindi non soggetta a revoca.
4) Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra": l'arco, che è un’arma di guerra, diventa in Dio un segno di pace, che unisce il cielo e la terra.
5) Apparirà l’arco sulle nubi… e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne: l’apparire dell’arcobaleno sarà un ricordo dell’alleanza non solo per gli uomini, ma anche per Dio stesso (cfr. il v. 16, non compreso nel testo liturgico: l’arco sarà sulle nubi ed io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra me e ogni carne che è sulla terra).
1 Pietro 3,18-22
18
Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. 19 E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; 20 essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. 21 Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, 22 il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.1) Cristo è morto una volta per sempre per i peccati: Gesù è morto una volta sola e per sempre perché la sua morte non si può ripetere; infatti Una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di sé stesso (Eb 9,26b).
2) Giusto per gli ingiusti: la morte di Gesù è presentata qui con il primario scopo di portare la salvezza ai peccatori; infatti mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per noi (Rom 5,6-8).
3) Per ricondurvi a Dio: l’opera pasquale di Cristo ha l’effetto di riportare a casa i lontani e i dispersi; cfr. il c. 2, v. 25 della stessa lettera: eravate erranti come pecore ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.
4) Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito: il mistero pasquale riguarda tutta la persona di Cristo, corpo e anima; infatti egli è nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti (Rom 1,3-4).
5) L’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua: l’acqua del diluvio simboleggia l’economia dell’antica legge per le cui prescrizioni rituali si otteneva solo una purificazione esteriore; al contrario, il battesimo opera la rigenerazione dell’anima: per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a Lui nella morte, perché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. (Rom 6,4).
SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE
Il deserto (in cui Gesù rimane 40 giorni sottoposto alle insidie del tentatore, in compagnia delle fiere), e la Galilea, dove egli annuncia la "buona notizia", rappresentano bene le difficoltà in cui si muove la storia di ciascuno e dell’umanità intera. Come lo spirito sospinge Gesù nel deserto, così ognuno di noi viene "gettato" nella storia. Questo "essere gettati" ci espone ad una vicenda più grande di noi, difficile da "controllare", in un ambiente, come il deserto, inospitale e pericoloso per le presenze ostili che lo popolano. La tentazione più insidiosa è allora quella di cercare un impossibile riparo dal deserto della storia, dai suoi pericoli e soprattutto dall’incertezza del futuro, che mette a nudo la nostra costitutiva debolezza. Invece di restare dentro la prova, come fa Gesù, si cerca così di ritagliare una nicchia tranquilla in cui nascondersi, oppure si "aggredisce" la storia nel tentativo di dominarla attraverso la propria potenza, soprattutto la potenza di dare la morte. Tutte le "sapienze", che operano nelle varie culture, sono alla fine riconducibili a questi diversi tentativi di difesa.
Quello che Gesù ci mostra non è un altro "metodo" per affrontare il problema (sarebbe un altro tentativo di fuga!) e neppure una "sapienza superiore", ma un "altro modo di essere" che lui inaugura per tutti. È una via che può essere intrapresa partendo da tutte le culture e da tutte le condizioni umane, in quanto inevitabilmente esposte a scontrarsi con la propria drammatica insufficienza. Quella di Gesù è la bellezza e la potenza della "piccolezza", che si esprime nello stare totalmente dentro la prova cui si è esposti, tenendo tutto assieme (compresi il tentatore e le bestie), in modo tale che questa bellezza e questa forza sono rese ancora più luminose dalle presenze che ci sono imposte. Non è dunque un sapiente assoggettarsi ad una superiore legge cosmica, né un tragico prevalere di un destino avverso, ma è la imprevedibile vittoria dell’inerme, che si compie, anche a sua insaputa, in virtù della forza della sua debolezza, che i forti ignorano. Per questo il deserto muta il suo volto aspro e diventa come l’arca di Noè, in cui tutte le fiere, rese inoffensive, si ritrovano in pace fra di loro. L’imprevedibile signoria del debole e della vittima trova allora l’aiuto ed il conforto di una schiera di "angeli" che la servono, divenendone gli annunziatori davanti a tutti gli uomini.
È importante, in questa luce, percorrere le presenze incontrate nel deserto, per vedere come si ripresentino nel ministero di Gesù in Galilea, rivelando altri spetti del loro volto. Così il lato oscuro della storia diventa in Galilea, in modo più concreto, la notizia della violenza di Erode, che imprigiona Giovanni (perché il male si compie anche attraverso eventi precisi che non si possono eludere). Il tempo dell’attesa, che Gesù afferma essersi compiuto, paradossalmente coincide con questo evento negativo, anzi sembra essere definito dal suo scatenarsi, che fa prendere a Gesù la decisione di predicare la "buona notizia". Si comprende così meglio che l’essere gettato di Gesù nel deserto costituisce nello stesso tempo l’apice della sua obbedienza allo spirito e, proprio per questo, l’espressione massima della sua iniziativa. Soprattutto è da cogliere l’identità delle bestie. Nel deserto Gesù era circondato dalle fiere, nella Galilea lo ritroviamo circondato dai peccatori, le nuove fiere ammansite perché stanno insieme a lui. In modo imprevedibile sono questi peccatori, non i "giusti", gli umili e nascosti artefici di questa nuova storia di pace.
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