22 Gennaio 2006

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

 

Marco 1,14-20

14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo".

16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". 18 E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20 Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

1) Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: con la venuta di Gesù il tempo ha subito un’accelerazione, si è compiuto e il regno di Dio si è fatto vicino, perché Dio stesso si è fatto vicino agli uomini nella persona del suo Figlio.

2) convertitevi e credete al vangelo: il repentino cambiamento del tempo diventa per l’uomo un forte appello alla conversione, al cambiamento della mente, che qui sembra consistere in un atto di fiducia nelle parole del vangelo.

3) Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: " Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini": l’immagine della pesca aiuta a capire come "convertirsi e convertire"; infatti richiama un’opera di Dio, che forte come quella del pescatore, va alla ricerca di uomini e li "cattura" con l’esca dell’amore, estraendoli, spesso inconsapevoli, dal vasto mare in cui vivono.

4) E subito, lasciate le reti, lo seguirono: l’immediatezza della risposta dei primi discepoli fa capire con quanta forza la parola di Gesù abbia agito senza trovare in loro resistenze.

5) lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono: qui si vede che seguire Gesù vuol dire abbandonare tutto e tutti per andare dietro a Lui.

 

Giona 3,1-5.10

1 Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: 2 "Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò".

3 Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino.

4 Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta".

5 I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo.

10 Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

1) Fu rivolta a Giona una seconda volta (lett. avvenne la parola del Signore a Giona): il Signore si rivolge nuovamente a Giona (cfr. cap. 1). La parola di Dio irrompe nella vita del profeta che la prima volta non ha voluto obbedire (cfr. Is 55,10-11: come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra senza averla fecondata e fatta germogliare,… così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza avere operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata).

2) Alzati, va a Ninive: è usato il verbo della resurrezione. Giona è stato tre giorni e tre notti nel ventre del pesce ed ora si "alza", "risorge", per andare e predicare secondo il comando del Signore.

3) e predicava: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta". I cittadini di Ninive credettero a Dio: Giona porta un annuncio di distruzione, ma questo è per la salvezza dei Niniviti. Essi riconoscono nel profeta il tramite usato da Dio per parlare a loro e gli credono.

4) Bandirono un digiuno, vestirono di sacco: dal re a tutti gli uomini ed animali, piccoli e grandi, tutti si astengono dal cibo e dalle bevande e si coprono di sacco (vv. 6-9, non compresi nel testo liturgico), rinunciano alla loro condotta malvagia ed alla violenza che è nelle loro mani, compiendo un atto di fiducia nella misericordia e fedeltà di Dio (Chi sa che Dio non cambi e si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo v. 9; Chissà che non cambi e non si plachi e lasci dietro a sé una benedizione? Cfr. Os 2,14).

5) Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì: Dio, vedendo la conversione degli abitanti di Ninive, cambia idea, si "pente" (cfr. Ger 26,6: disdirò tutto il male che pensavo di fare a causa della malvagità delle loro azioni"). La salvezza di Dio è grande e non conosce confini; Ninive infatti era una città nemica di Israele!

 

1 Corinzi 7,29-31

29 Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; 30 coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; 31 quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!

1) Il tempo ormai si è fatto breve: l’ingresso del Signore nella storia degli uomini inaugura un tempo nuovo. Gesù stesso nel vangelo annuncia che il regno di Dio è vicino. L’uomo è chiamato a vigilare, a cogliere il tempo nuovo del Signore e ad adeguare la sua vita ad esso.

2) Quelli che hanno moglie vivano come se non l’avessero: non si vuole negare la preziosità del legame coniugale, ma porlo in una tensione continua verso il Signore che tutto ricrea e rinnova.

3) Coloro che piangono come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero: nel Signore tutta la prospettiva cambia; ogni evento, doloroso o gioioso che sia, può essere accolto in comunione con Dio e con gli uomini.

4) Passa la scena di questo mondo: scena in latino è figura, ombra, fantasma, indicando da un lato la fugacità e l’ingannevolezza delle cose umane, dall’altro un loro significato profondo, noto solo al Signore. Cfr. anche 1Gv 2,16-17: tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!

 

 

 

 

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

La "buona notizia" è innanzitutto notizia di una visita che la storia degli uomini riceve; prima di riguardare qualche aspetto od evento della storia, la "buona notizia" è la persona stessa che l’annunzia e le dà compimento annunziandola. Solo partendo da questa prospettiva feconda nella sua semplicità, è possibile cogliere la radicalità e la concretezza della trasformazione che in questo modo la storia attraversa, cambiamento tanto grande da poter essere definito come mutazione della qualità del tempo, che di tutte le dimensioni del reale appare invece quella meno modificabile, proprio perché il tempo, nel suo continuo fluire, tutto sembra avvolgere e disgregare.

"Passa, infatti, la forma di questo mondo" segnata dall’avere: avere moglie, gioie, dolori, possedimenti e beni da usare, ma non passa la nuova realtà che la buona notizia inaugura essendo la perfezione dell’amore. Per questo ora si può proclamare che il tempo è compiuto, non perché viene in qualche modo annullato o considerato come involucro inconsistente di una realtà immutabile e indistinta che deve essere raggiunta al di là di esso, ma perché viene riempito da una presenza e da un volto umani e diventa dunque il tempo dell’uomo, il tempo dell’incontro, dell’accoglienza dell’altro, soprattutto il tempo del mutamento del cuore.

Il cuore dell’uomo, di ciascuno e di tutta l’umanità, (il compimento è un regno!), diventa la sede privilegiata in cui si può cogliere la radicale novità di ciò che avviene a motivo di questa visita. Ogni mutamento del cuore, che riguardi i singoli o la collettività, proprio per la paralisi interiore di cui ognuno è a suo modo ammalato, al di là delle retoriche del cambiamento, è un evento di straordinaria densità umana e fecondo per la storia di tutti gli uomini. E’ una strada "laicamente" aperta a tutti, non riservata agli iniziati, non appannaggio degli spiriti "religiosi" o dei buoni e nello stesso tempo è via esigente perché nessuno, una volta incamminatosi, può tornare indietro od anche solo fermarsi, neppure i "giusti". Tutti sono sempre all’inizio perché sempre discepoli della "buona notizia" che li precede ed in qualche modo discepoli gli uni degli altri, in quanto ognuno è portatore di una luce che chiede di essere accolta per unirsi alle altre luci ed illuminare un cammino che è comune.

C’è una direzione positiva per tutti: per Andrea e Simone che incontrano Gesù, sono da lui come" rapiti" e lo seguono subito, perché la buona notizia e colui che la porta non hanno bisogno di condizioni previe per essere accolti, ma si affermano per una loro propria forza; c’è la via percorsa dagli abitanti pagani di Ninive, per cui la buona notizia si presenta come un severo giudizio sulla struttura di male che li avvolge ed a questo giudizio tuttavia si sottopongono intuendo la volontà di bene che lo promuove; vi è la vicenda dei cristiani di Corinto che fanno fatica a perseverare nell’amore in quanto richiede una progressiva purificazione di ogni vissuto dalla possessività egoistica, tenacemente presente in ognuno. In ogni frammento di esperienza, purché aperta a questo cambiamento è già dato il tutto dell’amore, oramai presente con pienezza nella storia, al di là delle sue brutture, evidenziate nella figura di Giovanni Battista imprigionato dal tiranno. Contro ogni opposizione comunque è possibile all’umanità partecipare al grande viaggio della pace ora nella gioia, ora intravvedendo nelle lacrime il volto che alla fine la attende.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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