4 Giugno 2006

DOMENICA DI PENTECOSTE (ANNO B)

 

Giovanni 15,26-27; 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai sui discepoli: 1526 "Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 27e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.

1612 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà".

1) Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre…: il Consolatore, lo Spirito di verità, che Gesù promette di inviare ai suoi discepoli, proviene dal Padre. Anche il Figlio ha la stessa provenienza: Egli era in principio presso Dio (Gv 1,2). Dio si manifesta nella comunione tra le Persone della Trinità.

2) Egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio: lo Spirito di verità darà testimonianza del Figlio, così come i discepoli, che hanno creduto in Gesù dal principio.

3) Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso: Gesù lascia intendere che il mistero legato alla sua morte è troppo grande e i suoi discepoli non sono ancora capaci di comprenderlo, di portarne il peso; è necessario infatti rinascere dall’alto, da acqua e da Spirito (cfr. Gv 3,3-5), per vedere il Regno di Dio e penetrarne il mistero.

4) Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera,… vi annunzierà le cose future: la venuta dello Spirito di verità avverrà solo dopo il ritorno del Figlio al Padre: Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore, ma quando me ne sarò andato ve lo manderò (Gv 16,7). Sarà lo Spirito a condurre i discepoli alla conoscenza della verità tutta intera, a Dio, Padre, Figlio e Spirito.

5) Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà: il mezzo attraverso cui il Padre glorifica il Figlio è lo Spirito : questi annuncerà ai discepoli ciò che è del Figlio, perché tutto ciò che appartiene al Padre è del Figlio: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 11,30), per mezzo di Lui possiamo presentarci al Padre… in un solo spirito (cfr. Ef 2,18).

 

Atti 2,1-11

1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2 Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.

5 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.

7 Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? 8 E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, 11 Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio".

1) In At 1 Luca racconta l’episodio dell’ascensione al Cielo di Gesù e il ritorno dei discepoli a Gerusalemme, dove erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne tra cui Maria, la Madre di Gesù. La preghiera comunitaria è presentata come il modo in cui ci si prepara a ricevere il dono dello Spirito santo. At 1,8 dice che il dono dello Spirito Santo darà forza per rendere testimonianza a Gesù morto e risorto: avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra.

2) Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire: per i Giudei la Pentecoste era una festa agricola celebrata quando si raccoglievano le primizie della mietitura del grano (Es 34,22). Per calcolare la data della festa Dt 16,9 prescriveva che si contassero sette settimane dal momento in cui la falce toccava le messi. Passato questo intervallo di tempo si dovevano portare festosamente i doni al Signore. Nel tardo giudaismo, dopo il 70 d.C., la Pentecoste viene celebrata come la festa della promulgazione della Torah al Sinai ed è considerata come la conclusione solenne della Pasqua.

3) Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro ed essi furono pieni di Spirito Santo: lo Spirito Santo viene sui Dodici sotto forma di lingue di fuoco e dà loro il potere di esprimersi in altre lingue. Questo dono delle lingue viene messo in relazione con Gen 11 (l’episodio della torre di Babele) dove gli uomini parlavano un’unica lingua, ma il Signore intervenne per confondere le lingue e disperdere gli uomini su tutta la terra. Ora, nel giorno di Pentecoste, lo Spirito dà potere ai Dodici di parlare in tutte le lingue conosciute per fare arrivare ad ogni uomo disperso sulla terra il messaggio della salvezza: il Signore ha inviato nel mondo il Suo Cristo che diventa il centro di unità di tutto il genere umano.

4) E li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio: (letteralmente le grandezze di Dio) la grandezza di Dio appare nel compiersi di tutto il disegno divino di salvezza intorno al Consacrato del Signore; cfr. At 2,22: Gesù di Nazareth, uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato sciogliendolo dalle angosce della morte perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.

 

Galati 5,16-25

16 Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; 17 la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.

18 Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. 19 Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, 20 idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, 21 invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. 22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23 contro queste cose non c’è legge.

24 Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. 25 Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

Ci sono due testi paralleli a questo brano, Rom 8 ed Ef 5, in cui ritornano le parole più importanti (Spirito, carne, desideri, legge, camminare, ereditare) e che aiutano a comprendere con più completezza il senso di questi versetti.

1) Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne (lett.: camminate nello Spirito e non compirete affatto i desideri della carne): l’espressione camminare nello Spirito è ripresa alla fine del brano, al v. 25 (se viviamo nello Spirito, camminiamo anche nello Spirito), in Rom 8,4 (non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo Spirito) ed Ef 5,2 (camminate nella carità , nel modo che anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore… Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore; comportatevi come figli della luce); camminare nello Spirito è dunque camminare nella carità, come figli della luce, figli di Dio che si lasciano illuminare, non opponendo resistenza all’opera salvifica di Dio. L’ostacolo è il desiderio della carne, come anche Gesù afferma (Mt 26,41: lo spirito è pronto, ma la carne è debole); per questo Egli si affida alla volontà del Padre nella veglia e nella preghiera.

2) Se vi lasciate guidare dallo Spirito non siete più sotto la legge: la Legge, cioè i Dieci Comandamenti consegnati da Dio a Mosè, è stata come un pedagogo che ha condotto a Cristo, ma appena è giunta la fede, non si è più sotto il pedagogo (cfr. Gal 3,24); infatti, la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte; infatti, ciò che era impossibile alla legge , perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio (cfr. Rom 8,3).

3) le opere della carne… chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito è invece amore gioia, pace… : alle opere della carne sono contrapposti i frutti dello Spirito, per indicare che si tratta di virtù che vengono non dallo sforzo della volontà umana, ma dalla grazia di Dio.

4) Quelli che sono di Gesù Cristo hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri: la croce di Cristo è un mistero che si compie anche nella carne degli uomini, purificandola dai peccati; cfr. Rom 8,9: lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo Spirito è vita a causa della giustificazione.

 

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

Quando siamo confrontati con la storia degli uomini, si pone subito al nostro cuore il problema del "male radicale" rappresentato dall’inimicizia, che moltiplicandosi in una grande varietà di forme, porta a compimento gli effetti devastanti del "potere della morte". La "torre di Babele" rappresenta l’emblema di tutti i falsi rimedi a questo dramma perchè non è possibile ripararsi dai conflitti della storia attraverso la costruzione dell’"impero". L’"impero" infatti poggia necessariamente sull’oppressione del povero e sulla rimozione delle "differenze", che contraddicono la pretesa di unificare tutto e tutti per costruire una torre che "arrivi al cielo". Inevitabilmente allora si affermano la "confusione delle lingue" e l’ incomunicabilità delle culture, apportando nuovi conflitti e nuovi imperi. L’unica vera alternativa all’impero è soltanto l’evento per cui il povero viene glorificato. È un evento non solo da cogliere quando faccia irruzione nella storia (perché non è posto sotto il nostro controllo), ma anche da accogliere e custodire.

Per questo non basta onorare o beneficare il povero o riconoscerne i diritti, ma più radicalmente occorre che la sua sapienza diventi sorgente intima di vita e di rigenerazione: occorre lasciarci condurre in una condizione povera, come quella del nomade, per seguire una verità pellegrina, che precedendoci ci guida verso la "verità tutta intera". Nomadismo è la scoperta che questo cammino di verità è percorribile in quanto è affidato all’altro che ti prende per mano: dunque non è frutto di inventiva, di ricchezze intellettuali o di originalità di pensiero, ma di profonda docilità verso l’altro e di mitezza di fronte alla propria debolezza. È anche scoperta che quello che ti tiene per mano è un "piccolo", che può guidarti non per la sua forza, ma proprio a motivo della sua piccolezza.

Forse sono queste le cose di cui non siamo ancora "capaci di portare il peso" (come ci dice il Vangelo): cose pesanti non perché ardue e difficili, ma perché contrastano i pensieri suggeriti dalla "carne", provenienti cioè dalla debolezza della nostra natura umana, che pensa di trovare nella ricerca della propria forza un suo impossibile riscatto. Il cammino verso la "verità intera", a motivo della sua intima connessione con la "glorificazione del povero", non si dà certamente nella irrequietezza di una vita rivolta verso se stessa e neppure può trovare alimento per una tenace tensione morale, ma può essere solamente il frutto di una esistenza afferrata e resa lieve dall’amore, consolata anche nel pianto, che sa rallegrarsi della propria minorità. Questo cammino verso la verità è dunque necessariamente anche "passione di verità", amore verso i nemici e ripudio dell’inimicizia, scoperta della preziosità di ognuno. È, all’opposto dello spirito di Babele, capacità di scorgere sul capo di ciascuno la "lingua di fuoco" spirituale posata su di lui, è parlare e comprendere questa "lingua" non assorbendola nell’unità violenta dell’impero, ma riconducendola alla ben diversa unità dell’amore, che si genera nel comune viaggio verso la verità tutta intera e nella scoperta della comune debolezza.

 

 

 

 

Con la festa di Pentecoste il "foglietto" va in vacanza. Buona estate a tutti.

 

 

 

 

 

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