1 Maggio 2005

VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)

 

Giovanni 14,15-21

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15 «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.

16 Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.

19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20 In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.

21 Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

 

1) Siamo ancora nel discorso di addio ai discepoli. In questa parte Gesù promette il dono di un altro Consolatore, che stia con i discepoli per sempre, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel nome di Gesù (v. 26), donato ai discepoli nella Pentecoste.

2) Se mi amate, osserverete i miei comandamenti: c’è un rapporto stretto tra l’amore verso Gesù e l’osservanza dei suoi comandamenti; cfr. l'ultimo versetto: Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama.

3) Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre: nel testo italiano manca la congiunzione "e" con il versetto precedente, che indica il collegamento tra l'amore verso Gesù e l'osservanza dei suoi comandamenti e la preghiera di Gesù al Padre, cosicché la preghiera è presentata come il necessario aiuto ai discepoli perché possano amare il Signore osservando i suoi comandamenti.

4) Lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce: lo Spirito Santo qui è chiamato Spirito della verità, perché guiderà alla verità tutta intera (Gv 16,13), cioè a Gesù stesso, che è la via, la verità e la vita (Gv 14,6).

5) Il mondo… non lo conosce. Voi lo conoscete: il rapporto con lo Spirito Santo è diverso per il mondo e per i discepoli, come anche il rapporto con Cristo (v. 19: Il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete).

6) Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui: queste parole sono una promessa che giunge fino a noi oggi; esse si realizzano nella vita dei discepoli di ogni tempo, come esperienza di unione d'amore con le persone della Trinità; cfr. v. 23: Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui e 16,27: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.

 

 

Atti 8,5-8.14-17

5 In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. 6 E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. 7 Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. 8 E vi fu grande gioia in quella città.

14 Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.

15 Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; 16 non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. 17 Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

 

1) Filippo…: Filippo era tra i sette uomini di buona reputazione, pieni di spirito e di saggezza (At 6,3), ai quali i Dodici avevano imposto le mani ed affidato il servizio delle mense, per potersi dedicare totalmente alla preghiera e al ministero della parola.

2) sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare il Cristo: i Samaritani erano considerati separati dalla comunità d’Israele (cfr. l'incontro tra Gesù e la donna Samaritana in Gv 4), in quanto caduti nell’eresia e per questo bisognosi dell’annuncio; anch’essi infatti aspettavano il Messia.

3) E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva: Filippo predicava, cacciava spiriti immondi e risanava molti paralitici e storpi; dunque il ministero dei sette era più vasto del semplice servizio alle mense, avvicinandosi a quello apostolico.

4) Frattanto gli apostoli a Gerusalemme seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni: si vede qui la sollecitudine della Chiesa madre di Gerusalemme verso tutti. L’attività di Filippo riceve la conferma da parte dei Dodici attraverso l’arrivo di Pietro e Giovanni.

5) (Pietro e Giovanni) pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo: quest’ultima affermazione vuole indicare il battesimo non solo nel nome di Gesù, ma nella fede trinitaria, che Gesù stesso aveva insegnato.

6) Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo: questo gesto molto antico di invocazione del dono dello Spirito sulle persone è rimasto nella liturgia fino ad oggi.

 

 

1 Pietro 3,15-18

15 Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.

Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, 16 con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.

17 È meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male.

18 Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.

 

1) Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi: ai fratelli che stanno soffrendo persecuzione a causa della giustizia (cfr. v. precedente) l'apostolo propone di non aver paura, né di turbarsi e di fare del cuore un luogo di adorazione di Gesù. È questo rapporto con lui che alimenta e sostiene il cuore e la vita del discepolo: Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero (Sal 144).

2) Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza: se il rapporto con il Signore è vivo nel cuore, anche le relazioni con gli altri sono diverse e non ci sono più persone da temere o da cui difendersi.

3) È meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene piuttosto che fare il male. Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito: è Gesù che attraverso la passione opera il bene. Egli muore nella carne, ma vive nello spirito e a noi rende testimonianza. Sulle orme di Gesù è richiesto ai discepoli di disporre il cuore, anche nei momenti più tribolati e sofferti, alla mitezza, all’abbandono fiducioso e alla speranza nel Padre.

 

 

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

 

C'è una grande grazia in questa domenica che precede immediatamente la Pentecoste, ed è quella di darci un avvertimento forte sulla enorme delicatezza dell'annuncio del Vangelo. Quello che emerge con chiarezza dalle Scritture è che questa delicatezza scaturisce dal fatto che l'annuncio del Vangelo è opera di Dio, evidenza che molto spesso si perde nella prassi quotidiana della comunità cristiana, dove la "pastorale" può essere ridotta ad un'impresa nostra e non alla nostra delicatissima celebrazione dell'opera di Dio nella storia e nei cuori. Ne è prova la traduzione "istintiva" e scorretta di due preziose parole che nel testo della 1Pietro descrivono l'atteggiamento profondo di chi "risponde" a chiunque domandi ragione della nostra speranza: mansuetudine, cioè mitezza, e timore, che nella traduzione italiana diventano "dolcezza e rispetto", sentimenti nobili che tuttavia indicano un atteggiamento nei confronti di chi ci ascolta, mentre il testo ci sta parlando del nostro atteggiamento profondo nei confronti di Dio e di colui che Dio forse vuole raggiungere attraverso la nostra testimonianza.

Il "segreto" dell'annuncio evangelico sta fondamentalmente nel desiderio divino di stare con noi, nei nostri cuori e nella nostra vita. È azione sua. Egli che, come ascoltavamo domenica scorsa, è andato a prepararci un posto, vuole ritornare da noi per non lasciarci orfani: il dono del Padre che è lo Spirito Consolatore, lo Spirito di verità, è lo stesso Signore Gesù che nel suo Spirito vuole rimanere con noi per sempre, celebrando nelle nostre persone la sua e nostra comunione figliale con il Padre. È solo questa azione divina che fa di noi dei figli di Dio, e non semplicemente i seguaci di una dottrina o i sostenitori di una particolare, e magari giusta, interpretazione etica dell'esistenza.

Anche una certa "razionalizzazione" delle verità della fede, e dell'impegno morale che ne scaturisce, rischia di stravolgere il mistero della vita cristiana che si fonda essenzialmente non su certezze fruibili e perseguibili razionalmente, ma sul "miracolo" della vita divina in noi. Tra l'altro, come bene esprime il brano degli Atti, è proprio questo che sgancia l'annuncio evangelico da ogni causalità e consequenzialità razionale e mondana e tutto restituisce alla sovrana libertà di Dio e della sua opera di salvezza.

Noi invece siamo tutti un po' "pelagiani", e facciamo fatica a pensare ad un annuncio evangelico tranquillamente rivolto a persone "sbagliate", come sono per esempio i samaritani incontrati dalla predicazione di Filippo. Si capisce che anche allora certi fatti impressionavano l'"apparato", che si affrettava a mandare il controllo autorevole di Pietro e di Giovanni intorno ad un avvenimento tanto "strano". Ed è interessante che i due, anziché controllare se questa gente avesse smesso di fare il samaritano e avesse imparato bene la lezione, si mette a pregare perché l'opera che Dio aveva incominciato fosse portata a termine con il dono dello Spirito. Insomma, Dio ha sempre il suo bel da-fare con noi per custodire gelosamente la sua libertà di azione e la sua voglia irrefrenabile di andare fuori dal seminato, anche dalle pecore "che non sono di questo ovile".

 

www.famigliedellavisitazione.it