20 Febbraio 2005

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)

 

Matteo 17,1-9

1 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

 

1) I versetti che contempliamo oggi vengono di seguito ad alcuni passi del cap. 16 di Matteo nei quali Gesù si svela come il Figlio del Dio vivente e comincia ad annunciare la sua morte e risurrezione; i discepoli ascoltano le sue parole senza nascondere smarrimento e confusione. In questa prospettiva si inserisce la Trasfigurazione, attraverso la quale Dio Padre fa vedere agli apostoli la gloria misteriosa del Figlio.

2) Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. Nelle domeniche precedenti, stando su un monte, Gesù ha proclamato le folle “beate” (Mt 5,1ss) e su un monte  è stato tentato dal diavolo (Mt 4,8), oggi manifesta davanti agli apostoli la sua gloria su un monte.

3) E fu trasfigurato davanti a loro ( lett.: fu cambiato di forma), il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. In Matteo si rivela, attraverso un cambiamento esteriore ben visibile, la realtà divina  di Gesù.

4) Apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Mosè ed Elia sono immagine rispettivamente della Legge e dei Profeti, segno e testimonianza dell’Antica Alleanza fra Dio e il suo popolo.

5) Pietro prese allora la parola e disse a Gesù:  Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia.  Pietro, davanti allo splendore del Cristo, è incapace di comprendere il disegno di Dio per il quale la glorificazione del Figlio passa attraverso la passione e la morte: Gesù doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto… e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno  (Mt 16,21).

6) Ed ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”: sono le stesse parole con le quali la voce dal cielo aveva presentato Gesù dopo il suo Battesimo nel fiume Giordano (Mt 3,17). Ora ad esse quella stessa voce aggiunge un comando: Ascoltatelo! Gesù, il Figlio prediletto di Dio, il servo di cui egli si compiace (cfr. Is 42,1), è venuto nel mondo per essere ascoltato.

7) Sollevando gli occhi non videro più nessuno se non Gesù solo: gli apostoli non trovano più Mosè ed Elia, ma solo Gesù, la nuova Legge, il nuovo Profeta, mandato dal Padre a rinnovare la sua Alleanza con gli uomini.

8) Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”: già in altre occasioni, legate soprattutto a guarigioni o alla cacciata di demoni, Gesù aveva raccomandato che non si dicesse nulla di quanto egli aveva compiuto, perché non era ancora giunta per lui l’ora di manifestarsi nella pienezza della gloria. Dopo la sua Trasfigurazione Gesù chiarisce che tale rivelazione sarà portata a definitivo compimento solo nella Resurrezione.

 

 

Genesi 12,1-4

1 In quei giorni, il Signore disse ad Abram: | «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria | e dalla casa di tuo padre, | verso il paese che io ti indicherò. | 2 Farò di te un grande popolo | e ti benedirò, | renderò grande il tuo nome | e diventerai una benedizione. | 3 Benedirò coloro che ti benediranno | e coloro che ti malediranno maledirò | e in te si diranno benedette | tutte le famiglie della terra».

4 Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran.

 

1) Il Signore disse ad Abram: negli ultimi versetti del capitolo precedente si era parlato già di Abram (Terach generò Abram, Nacor e Aran… Abram e Nacor presero delle mogli… la moglie di Abram si chiamava Sarai. Sarai era sterile e non aveva figli…Poi Terach prese Abram suo figlio e Lot, figlio di Aran,…e uscì con loro da Ur dei Caldei… arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono Gn 11,27-31), ma solo a questo punto si dice che Dio rivolse la sua Parola ad Abramo.

2) Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre: è l’indicazione ad una radicale rottura con tutti i legami naturali; Abram deve lasciare dietro di sé tutto e affidarsi alla guida di Dio. Cfr. anche il salmo 44: Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre ( Sal.45,11).

3) verso il paese che io ti indicherò: si mette in rilievo l’obbedienza di fede di Abramo, che si muove senza alcuna sicurezza umana (cfr. Eb 11,8: per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava).

4) In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra: in mezzo a tutti i popoli Dio sceglie un uomo, e lo fa capostipite di un nuovo popolo, destinatario di grandi promesse di salvezza; ciò che viene promesso ad Abramo va molto al di là di Israele, ha una portata significato universale, per tutte le nazioni della terra.

 

 

2Timoteo 1,8-10

8 Carissimo, soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio. 9 Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, 10 ma è stata rivelata solo ora con l’apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del vangelo.

 

1) Non vergognarti… di me, che sono in carcere per lui (lett. di me, il suo prigioniero): Paolo, in carcere, comprende di essere in realtà prigioniero del Signore, del suo mistero di amore.

2) Ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo (o, forse meglio, soffri anche tu insieme con il vangelo), aiutato dalla forza di Dio: la sofferenza per il vangelo non è fine a se stessa, ma è partecipazione alle sofferenze di Cristo, nelle quali si è sostenuti dalla potenza del Signore.

3) Egli ci ha salvati… non secondo le nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia: neanche le sofferenze patite per il vangelo possono essere un merito davanti a Dio, perché tutto fa parte del suo disegno preveniente fin dall’eternità e tutto è sua grazia.

4) Con l’apparizione del salvatore nostro Gesù Cristo: il termine “epifania” (apparizione) rimanda alla visita dei magi e quindi alla regalità del Signore, di cui gli apostoli hanno un segno nella Trasfigurazione.

5) Che ha vinto (lett. tolto la forza a, reso inefficiente) la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del vangelo: la morte viene privata della sua forza tramite il sacrificio del Signore e l’annuncio della buona notizia.

 

 

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

 

Le "religioni" accusano il cristianesimo di aver distrutto la persona di Dio "riducendolo" all'uomo Gesù Cristo. Noi siamo invece certi che Dio è stato pienamente glorificato, come diceva Ireneo, nell'"uomo vivente". E certamente l'uomo, così piccolo, e fragile, e "strano", è stato radicalmente glorificato dalla sapienza cristiana che, come cercavo di dire anche l'altra sera in un bell'incontro e dialogo con Gad Lerner, non nega, ma appunto compie la profezia ebraica, così piena di stupore per quello che Dio ha fatto per l'uomo, e soprattutto per l'uomo "piccolo", per quel piccolo e povero che Israele sa tanto bene di essere.

Dunque, la sapienza ebraico-cristiana come una straordinaria, impensabile glorificazione dell'umano. E quello che più stupisce e commuove è che tale esaltazione non si appoggi su una presunta superiorità creaturale. Il dramma del peccato vigila sulla condizione umana affinché in tal senso l'uomo non si illuda. Né peraltro la grandezza dell'uomo viene attribuita a qualche suo progresso, o culturale o spirituale, o scientifico: anche qui la sapienza e l'esperienza di Israele sono molto severe, e particolarmente attente anche nei confronti di certi meccanismi storicistici, che vedono la storia come inevitabile progresso. Per la nostra esperienza di fede la grandezza dell'uomo sta tutta nel mistero di una inspiegabile elezione d'amore, elezione che gli angeli sospettano di ingiustizia, e che non ha altra ragione che nel mistero dell'amore.

A questo si deve aggiungere che questa grandezza dell'uomo non ha niente di mondano; né d'altra parte si può però confinarla in una specie di rimando mistico all'aldilà. No, è un'esperienza storica, anche se umanamente ben poco desiderabile, come anche oggi ci mostrano bene i nostri amici Abramo e Timoteo. Si parla per loro di obbedienza e di esilio, di accettazione di un abbandono che si affida senza sapere la direzione che si prenderà. Ci parla di sofferenze. E, a ben guardare, ci dice che la nostra unica fonte di speranza e di pace è la Parola di Dio accolta, creduta.

Eppure, a partire dal protagonista del testo evangelico, Gesù di Nazaret, ogni persona che si incontra con l'amore di Dio viene immersa nel valore irripetibile di una condizione e di una storia traboccanti di divina bellezza. In tal senso ogni esistenza è meravigliosa. Lo era quella di Abramo che in sé profetizzava i supremi eventi della storia di Dio. Lo è quella di Timoteo che vede compiersi in lui la vicenda stessa del Signore Gesù. È così la vita di ogni persona, un mistero infinito, in certo senso insondabile, di bellezza senza fine, di bontà. Mi colpisce molto che questo "mistero" della vita sia attinto anche da persone che, ritenendosi esterne a riferimenti di fede, celebrano la fede proprio in questa percezione del mistero insondabile che è posto anche nell'esistenza apparentemente più piccola, o insignificante, o drammatica. Ogni persona, in Dio, è di Cristo, è generata da Dio, ha Dio come Padre.