E’ insieme amaro e divertente vedere come vanno le cose. Vi racconto l’ultima. Collaboro alla rivista “Jesus” con una rubrica che tengo da tre anni sotto il titolo “Il tesoro nel campo”. Mando il mio scritto alla redazione che lo pubblicherà nel numero di giugno: una piccola riflessione su come la gente comune abbia partecipato alle elezioni amministrative con animo vivace quanto inaspettato. Ovviamente non dico nulla di Bologna, nè di questo o di quello. Ma il mio articolino esce di strada, finisce ai giornali locali, viene interpretato, commentato, criticato, approvato…sempre a partire dal suo essere diventato…una lettera di lode per una neo eletta.

Anzi, qualcuno ritiene che il “titolo” della mia lettera sia proprio indovinato! Come esprimere meglio il mio pensiero se non pensando al “tesoro nel campo”? Ovviamente scrivo subito alla segreteria di Jesus per informare dell’accaduto e per dire che pensino loro all’opportunità o meno di pubblicare quello che è stato rubato, usato e diffuso. La risposta è quella che gentilmente si manda ad un vecchietto sbadato e incompetente, veramente “imbranato” come a loro avevo mandato a dire: “don Giovanni, lasci perdere e non si preoccupi. Noi sul numero di giugno pubblichiamo il suo intervento come era previsto”.

Questo è stato un bel sollievo. Temevo di dover ricominciare a cercare il tesoro. Dovete sapere infatti, che l’intento di questa rubrica mensile è trovare ogni volta un “tesoro” che, come accade al contadino della parabola evangelica, con un colpo di fortuna, viene trovato da un contadino che nel campo di patate lavora da decine di anni senza trovare altro che…patate. Lui non è come il mercante dell’altra parabola: quello è sempre andato in cerca di pietre preziose, e alla fine ne trova una di grande valore! Questo qui, invece, è un poveretto, che per pura fortuna – ma in termini corretti bisognerebbe parlare di “grazia”! – viene quasi “trovato lui” dal tesoro. Bene, vi dico che non sempre è scontata la fortuna di trovare un tesoro una volta al mese, quando la rivista aspetta l’articolino. Non che manchino i tesori. Ma bisogna che quello che è tesoro per uno non sembri proprio tragedia per l’altro. Che se poi fosse addirittura scandalo…Insomma, è difficile per tutti essere almeno un po’ buoni. Figurarsi per uno come me.

Buona Domenica. d.Giovanni. 27 maggio 2011

Potete leggere qui di seguito tre articoli della medesima rubrica “Cose di questo mondo” di Giovanni Nicolini, non ancora pubblicati nel nostro sito.

IL TESORO NEL CAMPO 18 maggio 2011

Possono le cifre di un risultato elettorale contenere il segreto di un tesoro? Credo proprio di sì! La sorpresa è stata forte. Al di là di ogni previsione, e contraria a quello che i detentori del potere pensavano e gridavano. Ed è stato proprio come il tesoro della parabola: emerso all’improvviso. Dove la sorpresa rende più squillante la gioia. Ma il tesoro non è quello delle cifre. Il tesoro sta dietro e dentro le cifre. Sta nella gente. Nella capacità di analisi e di giudizio che ha saputo mostrare. In quel “buon senso” che sembrava soffocato dalla sottocultura televisiva, e che è potuto riemergere perché  il coraggio di qualche gruppo e soprattutto l’anima più profonda del nostro popolo ha saputo ritrovare e accogliere. E’ stata proprio un’impresa della gente comune. Due forze erano allo scontro. Da una parte il potere tremendo di una gestione eversiva e autoritaria travestita di basso democraticismo anti-costituzionale. E dall’altra un’opposizione debole, che continuava a ripetere come malinconico ritornello che “il padrone del vapore” doveva essere rispedito a casa, senza che peraltro venissero avanti un pensiero, una proposta, un percorso degni di attenzione e di consenso. Un’alternativa debole contro un potere forte quanto indecente. Un armatissimo Golìa, senza la resistenza e la sapienza di un Davide capace di proporre l’alternativa meritevole di vittoria. Per questo il vero protagonista è stata la gente comune. Il nostro popolo. Tra l’altro, questa resta ancora la preoccupante domanda che accompagna un cambiamento che nessuno prevedeva e che dai livelli locali può guardare alle conseguenze che potranno venire sul piano nazionale. Il nostro povero paese sembrava culturalmente ridotto ad un campo di patate, ma nel campo era nascosto un tesoro. E la gente ha fatto tutto da sola. Neppure la guida spirituale del paese l’ha aiutata. Anzi! Molte volte è stata impressionante e dolorosa la percezione di agganci di potere che andavano in direzione opposta. Neppure l’abbraccio tra potere e lussuria sembravano provocare un allarme e un grido di denuncia e di protesta. I piccoli e i poveri sono stati dimenticati. Non certo per il soccorso della carità, ma certamente per una carenza di carità del pensiero, e per una rinuncia drammatica e sorprendente alla lotta contro un’idolatria invadente e venefica. Un’idolatria ingannevole e vorace soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. Ma la sapienza del popolo, pur abbandonato,  ha saputo resistere e reagire. Molti cristiani si sono in questo personalmente impegnati, insieme, ovviamente, a molti “laici”. E tutti insieme hanno praticato e proposto un percorso di vera “laicità” che non cercava il riconoscimento di fedi e di ideologie, ma i progetti di speranza che da quelle fonti nascevano. Per la prima volta nella mia ormai lunga vita ho avuto la gioia di vedere come persino una campagna elettorale possa promuovere e far prevalere la passione e addirittura il divertimento di una ricerca semplice e vera del bene comune. Qualcuno mi diceva nei giorni precedenti il voto: “Che peccato! Sta finendo questo tempo breve di riflessione e di proposta”. E’ vero! Adesso bisognerà fare i conti con i grandi problemi del paese e della nostra società. Proprio per questo è desiderabile che si continui a lavorare con umile speranza e determinazione nel campo della nostra realtà locale e nazionale nell’appassionata ricerca di altri tesori di speranza e di solidarietà.

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Capisco il suo desiderio di dare accoglienza a tutti e sempre. Penso che si debba però pensare che questo è proprio di tempi speciali e di situazioni speciali. La normalità prevede che una nazione viva e si sviluppi in se stessa, con la sua cultura, le sue tradizioni e i suoi costumi. Non le sembra che altrimenti tutto sia mischiato in una specie di marmellata insapore? Le stesse grandi nazioni europee hanno caratteristiche proprie molto forti. E proprio per questo il loro incontro è così ricco….

La ringrazio per la sua lunga e ricca esposizione di cui riporto una delle affermazioni più significative. Non sono uno specialista in materia… perchè non sono specialista in niente. Forse però non è stato sempre così. In occidente, persino i grandi imperi, da quello romano e quello asburgico, hanno sviluppato una politica di autonomia delle singole nazioni sotto la stessa unità imperiale. Tutto sta a vedere quali “confini” si pongano tra le nazioni e tra le persone. Se al confine c’è sempre un ponte di conoscenza, di scambio e di amicizia, ognuno si arricchisce dell’altro e ne è arricchito. Se il confine è un filo spinato di inimicizia e di violenza, questo impoverisce tutti.

Quando la divisione è addirittura “dentro” lo stesso territorio, come è il dramma israelo-palestinese, allora è tragedia. I miei fratelli che abitano a Gerusalemme conoscevano bene il volontario ucciso a Gaza. Mi dicevano di una buona pastasciutta mangiata insieme poco tempo fa. Ma anche in una situazione così drammatica il volontariato più importante resta quello che, senza rinunciare ad evidenziare le ingiustizie e i soprusi, continua a pensare che ognuno abbia qualcosa di buono da dare e qualcosa di buono da ricevere.

Proprio questa mattina pregavo sull’ultimo capitolo del Libro di Ester, uno di quei piccoli Libri della Bibbia che hanno come protagonista una donna. Alla fine di una grande e drammatica avventura il Libro chiude affermando che il bene vero e il vero bene non sono mai “uno”, ma sempre “due”. Perchè se fra “due” può esserci conflitto, senza “due” non c’è relazione. E quindi non può esserci amore. Entriamo nella Settimana di Pasqua. La più importante dell’anno. Sono i giorni supremi dell’esilio del Figlio di Dio da Dio Padre. Un esilio che va fino alla Croce e che mette sulle labbra del Figlio le parole del Salmo:”Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”. Lo ha mandato perchè con la sua Croce raccogliesse tutta l’umanità in un unico abbraccio d’amore.

Buona, domenica delle Palme, 16 aprile 2011, Giovanni della Dozza

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Carissimo don Giovanni, credo di interpretare l’animo di molti lettori della sua Rubrica facendole molti sinceri auguri di buona pasqua. Personalmente le voglio esprimere la mia riconoscenza per tutto quello che lei fa ogni giorno per le persone in difficoltà. Persone che le devo dire sinceramente io non riuscirei e forse non vorrei aiutare, ma che lei avvicina con coraggio. Penso che ad un certo punto le verranno a mancare le finanze e allora chieda pure il nostro aiuto. Grazie.

Caro amico anonimo, approfitto del suo messaggio per augurare a tutti i lettori una Pasqua Santa e ricca di ogni bene. Mi sembra di capire a che cosa lei voglia accennare quando parla di persone che forse non aiuterebbe, nè vorrebbe aiutare. Non mi faccia virtuoso, perchè non lo sono per niente. Anch’io faccio le mie fatiche, e se non avessi vicino qualcuno molto più aperto e sapiente di me, farei presto ad arrendermi. Certo, devo dire che il Mistero del Povero è immenso, quasi insondabile, da quando Gesù di Nazaret l’ha assunto e manifestato come il grande segreto di Dio.

In questi giorni ne ho avuto una conferma straordinaria. Cercando di prepararmi un po’ alla Pasqua ho ascoltato i testi biblici che celebriamo a Pasqua, e in particolare i Canti del Servo contenuti nel Libro di Isaia. L’ho fatto insieme al mio fratellino ammalato, che sta con noi fin da quando era piccolino: non ha mai parlato se non con i suoi occhi belli. E’ difficile incontrare una persona più povera di lui. Quanto mi ha regalato mentre leggevo quei testi! Mi guardava intensamente e affettuosamente. E anch’io alzavo gli occhi dal Libro per quardarlo. In questo modo mi comunicava con la sua persona quello che con la mia povera testa e il mio cuore rigido non avrei potuto cogliere della Parola di Dio. Nei poveri questo “mistero” è presente. E da Gesù in poi, è la sede privilegiata di Dio.

Quanto alle finanze il mio problema di oggi è un po’ il rovescio di quello che lei mi scrive. Nel senso che non so come rendermi presente a tutti quelli che anonimamente mi fanno regali anche troppo grandi, che mi stupiscono e mi commuovono. Anche per questo approfitto del suo messaggio di auguri per dire la mia riconoscenza, soprattutto ai più “matti”, che non solo mi fanno trovare i loro regali, ma me li fanno trovare in posti avventurorosi e ..rischiosi! Penso che ci siano continuamente angeli assoldati e mandati a proteggere quello che mi arriva da una mano e che l’altra mano non conosce. Per me è una grande responsabilità: anche perchè penso che in paradiso ci sia un angelo “amministratore”, che deve sorvegliare come impiego quello che non è mio e che mi è stato affidato con una certa meravigliosa incoscienza.

In ogni modo, Buona Pasqua a tutti e a tutte. Giovanni della Dozza. 22 aprile 2011