Spot News 1st place.  Adem Hadei, Associated Press. A woman takes her dead son into her arms, as she grieves for her six-year-old son, Dhiya Thamer, who was killed when their family car came under fire by unknown gunmen in Baqouba, capital of Iraq's Diyala province,  60 kilometers (35 miles) northeast of Baghdad, Iraq,  on Sunday, Sept. 16, 2007.  The boy's ten-year old brother, Qusay, was injured in the attack as the family returned from enrolling the children in school, where Dhiya was to begin his first year.

…In questi giorni così tribolati le chiedo, quasi come una sfida, ma anche con molta simpatìa, di scrivere una parola che confemi la sua idea ingenua e positiva sulla vita umana e che chi ne ha voglia possa riceverla come augurio per l’anno nuovo… (frase estratta da un lungo messaggio non firmato)

La sua simpatica sfida arriva al momento giusto perchè sto attraversando giorni di assoluta "ingenuità evangelica"! Non certo per grandi pensieri che mi vengano in testa, ma perchè attraversando molte vicende anche dolorose e complesse, continuo ad incontrarmi con il sorriso del Vangelo. Quindi – del tutto ingenuamente! – le scrivo volentieri che "la vita è bella"! La sfida dell’affermazione deve essere necessariamente ingenua, perchè altrimenti sarebbe esposta a recare offesa, ingiuria e violenza a chi dovesse navigare nel mare tempestoso della prova e dell’angoscia. Sì, la vita è bella. E lo è perchè il Vangelo la illumina. E ho persino la presunzione di non dire questo "a partire dalla fede". O per lo meno voglio collocarmi nella mente e nel cuore di molti miei amici "atei", che nella loro "non-fede" mi sembrano affascinati dalla persona di Gesù di Nazaret. Non me lo dicono, ma io sono consapevole della loro attesa nei miei confronti e quindi della tremenda responsabilità di un annuncio che non so dare o che non ho il coraggio di dare. Eppure sono per me le persone predilette nello spazio "strano" della "chiesa" nella quale cammino. E poi, anch’io, posso veramente dire di "avere la fede"? Dunque, insistendo sulla mia ingenuità, non posso che augurare a tutti la scoperta della bellezza del Vangelo, che è la scoperta della vita, avvolta di bellezza dalla potenza luminosa del Vangelo di Gesù. E faccio come i bambini, quando si mettono a fare il gioco temerario degli "spaventi"; quando cioè provano a immaginare e a riprodurre "spaventi" per vedere se si spaventano. Provo a mettermi davanti a quello che più mi spaventa e mi aggredisce: la vicenda penosa del grande Islam ferito al suo interno e così esposto a provocare disastri e traumi all’intera umanità; la condizione stessa dei miei amici che sopra citavo, costretti a portare il peso quotidiano di un "deserto" della loro anima; penso ai miei bambini ammalati e ai loro genitori; penso a persone e a famiglie che ho incontrate nel dramma di Gaza…Ebbene, anche in questo crudele "gioco degli spaventi", in questi giorni natalizi che non so se visitati da un ritorno alla puerilità dell’infanzia, o segnati da svagaterzze senili, sento prevalere sempre il riscontro della capacità del vangelo di Gesù di Nazaret di regalare bellezza anche al tratto più cupo della storia umana. Un grido di speranza dedicato a chi sembra immerso in un’insuperabile ombra di morte. Forse durerà poco anche per me…ma in questi giorni la buona notizia di Gesù Bambino mi sembra portare una gioia senza limiti. Gioia che, obbedendo a chi mi ha scritto, auguro di gran cuore ai "quattro gatti" che leggeranno queste righe. Con molto affetto. Giovanni.