10 Dopo la deportazione in Assiria, quando fui condotto prigioniero e arrivai a Ninive, tutti i miei fratelli e quelli della mia gente mangiavano i cibi dei pagani; 11 ma io mi guardai bene dal farlo. 12 Poiché restai fedele a Dio con tutto il cuore, 13 l’Altissimo mi fece trovare il favore di Salmanàssar, del quale presi a trattare gli affari. 14 Venni così nella Media, dove, finché egli visse, conclusi affari per conto suo. Fu allora che a Rage di Media, presso Gabaèl, fratello di Gabri, depositai in sacchetti la somma di dieci talenti d’argento.
15 Quando Salmanàssar morì, gli successe il figlio Sennàcherib. Allora le strade della Media divennero impraticabili e non potei più tornarvi. 16 Al tempo di Salmanàssar facevo spesso l’elemosina a quelli della mia gente; 17 davo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, se vedevo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive, io lo seppellivo. 18 Seppellii anche quelli che aveva ucciso Sennàcherib, quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del cielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli uccise molti Israeliti; io sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava. 19 Ma un cittadino di Ninive andò a informare il re che io li seppellivo di nascosto. Quando seppi che il re conosceva il fatto e che mi si cercava per essere messo a morte, colto da paura mi diedi alla fuga. 20 I miei beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re. Mi restò solo la moglie, Anna, con il figlio Tobia. 21 Neanche quaranta giorni dopo, il re fu ucciso da due suoi figli, i quali poi fuggirono sui monti dell’Araràt. Gli successe allora il figlio Assarhàddon. Egli diede ad Achikàr, figlio di mio fratello Anaèl, l’incarico della contabilità del regno: egli ebbe così la direzione generale degli affari. 22 Allora Achikàr prese a cuore la mia causa e potei così ritornare a Ninive. Al tempo di Sennàcherib, re degli Assiri, Achikàr era stato gran coppiere, ministro della giustizia, amministratore e sovrintendente della contabilità e Assarhàddon l’aveva mantenuto in carica. Egli era mio nipote e uno della mia parentela.
Seleziona Pagina
Ha attirato la mia attenzione il tema del pane. Lo cita il ver.10, dove la versione italiana parla di “cibi”, per dire, al ver.11, che mentre tutti i fratelli e gli appartenenti alla sua gente mangiavano “i pani dei pagani”, Tobia non fa questo, e dunque mangia il pane degli ebrei. Ed è affascinante il legame tra questo pane che egli mangia e il pane che, al ver.17, egli dava agli affamati, insieme agli abiti che dava agli ignudi. Mi sembra lecito pensare che questi “affamati” fossero ebrei come lui, e dunque, accanto all’infedeltà di coloro che mangiavano i pani dei pagani, sembra evidenziarsi questa mensa di affamati che Tobia nutre con il suo pane. Dunque, una mensa dei poveri che è mensa di fedeli!
L’altro tema che mi sembra di grande rilievo è quello della sepoltura dei morti. Senza dire il “perché” di questo impegno di Tobia, il nostro testo vuole evidentemente metterne in rilievo l’importanza, e insieme il rischio che questo comporta. Così, questi corpi posti nel sepolcro mi hanno suggerito l’immagine del sepolcro di Gesù e dunque il pensiero di un sepolcro vuoto, di un “risorto” che “non è qui”. E dunque l’ipotesi forse azzardata di una sepoltura come profezia di risurrezione. Sepolcri che si apriranno perché la morte sarà vinta. Un non abbandono dei morti alla morte, ma una sepoltura che li custodisca verso la risurrezione e la vita nuova che non muore. Ma penso che chi se ne intende abbia ottime ragioni per respingere quello che ho scritto. Cosa che anche voi dovete fare. Pur senza dimenticare che ogni “segno” della vicenda di Gesù, compresi “il pane” e “il sepolcro”, la fede cristiana lo raccoglie volentieri come segni profetici della “vita in Cristo”. Non oso dire che quei sepolcri fossero premonizioni del battesimo cristiano, ma ugualmente mi permetto di ricordare con voi che il termine “battesimo” allude ad una sepoltura dalla quale i morti risorgono, e “nascono” alla vita dei figli di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.