1 Tu però insegna quello che è conforme alla sana dottrina. 2 Gli uomini anziani siano sobri, dignitosi, saggi, saldi nella fede, nella carità e nella pazienza. 3 Anche le donne anziane abbiano un comportamento santo: non siano maldicenti né schiave del vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, 4 per formare le giovani all’amore del marito e dei figli, 5 a essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non venga screditata.
6 Esorta ancora i più giovani a essere prudenti, 7 offrendo te stesso come esempio di opere buone: integrità nella dottrina, dignità, 8 linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti svergognato, non avendo nulla di male da dire contro di noi. 9 Esorta gli schiavi a essere sottomessi ai loro padroni in tutto; li accontentino e non li contraddicano, 10 non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.
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Al termine “dottrina” preferirei “insegnamento”, più quindi un’esperienza che un codice fisso. E il nostro brano è di questo un bell’esempio, perché mostra come la stessa Parola sappia entrare nelle diverse condizioni della vita: giovani e vecchi, uomini e donne, schiavi e, come Tito, maestri ed esempi della Parola stessa. Così, come ho già accennato, il termine “sano” lo avverto come “sanante”, e quindi più nella sua preziosa operosità piuttosto che nella sua formulazione teorica.
Queste istruzioni date a vecchie persone è preziosa perché mostra che nella vita non è mai finita, e che ogni condizione, anche quella che potrebbe sembrare meno potente e meno ricca di relazioni,, può e deve essere fonte di insegnamento. Soprattutto, di quell’insegnamento fondamentale che è l’esempio. Allo stesso modo, diverso è il bene che possono dare uomini e donne. In una donna anziana, una persona giovane come le giovani del ver.4, hanno sia il frutto prezioso di un’esperienza, sia la prospettiva e gli esiti maturi della loro vita. L’ “insegnamento” sia degli anziani sia delle anziane, è prima di tutto “quello che sono” e “quello che fanno”: “gli uomini anziani siano sobri, dignitosi…le donne anziane abbiano un comportamento santo…” (vers.2-3). Delle donne anziane, in particolare si cita il loro compito nei confronti delle giovani. Nella vita famigliare, nelle relazioni più immediate e profonde, nei segni e nelle vicende del quotidiano, si attua il compito prezioso e insostituibile di questo “insegnamento”. Questo fatto è evidente in modo doloroso, là … dove manca!
E’ interessante che, per quello che riguarda le persone giovani, non si chieda tanto e solo la loro obbedienza agli anziani, ma si delinei la fisionomia della loro vita adulta nel segno vivo della persona di Tito, cui Paolo chiede di offrirsi “come esempio di opere buone”. Anche qui, dunque, il primo insegnamento è quello dell’essere e del fare quello che è buono: “integrità nella dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile ….”. Non so come andassero le cose alla Creta di allora. Qui da noi si tratta di una bella scommessa! E’ interessante che non si segnali un ”momento religioso” o un’ “istruzione religiosa”, ma semplicemente la testimonianza viva e diretta. Quando le cose vanno in questo modo “il nostro avversario resta svergognato”. E’ il diavolo, l’accusatore, che appunto non avrebbe “nulla di male da dire – a Dio stesso! – contro di noi” (ver.8).
E infine anche gli schiavi. Premetto che secondo me la schiavitù non è affatto abolita, anzi è se mai molto più feroce che nei tempi antichi. Allora, uno almeno sperava di poter scappare. Qualche volta stava anche bene con il suo padrone e preferiva rimanere con lui (gli esempi sono molti, non solo nella “capanna dello zio Tom”, ma anche nella Bibbia). Adesso uno è disperato, e comprensibilmente , se il padrone non lo vuole più a lavorare. I padroni hanno trovato un sistema molto più efficace che la frusta! In ogni modo, siccome il male lo si vince veramente solo con il bene, il consiglio agli schiavi è di “essere sottomessi ai loro padroni in tutto, li accontentino…”. Come è l’esempio citato nella Lettera a Filemone, capita allora che lo schiavo diventi la sublime e impegnativa figura del fratello! Infatti in modo eloquente testimoniano il regime alternativo perché “fanno onore (alla lettera, molto più bello, “adornano”) in tutto alla dottrina di Dio, nostro Salvatore” (ver.9).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.