30 Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro.
1 Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati. 2 Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. 3 Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore? 4 Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati? 5 Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, chi espierà per i suoi peccati? 6 Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. 7 Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui. 8 Astieniti dalle risse e diminuirai i peccati, perché l’uomo passionale attizza la lite. 9 Un uomo peccatore semina discordia tra gli amici e tra persone pacifiche diffonde la calunnia. 10 Il fuoco divampa in proporzione dell’esca, così la lite s’accresce con l’ostinazione; il furore di un uomo è proporzionato alla sua forza, la sua ira cresce in base alla sua ricchezza. 11 Una lite concitata accende il fuoco, una rissa violenta fa versare sangue. 12 Se soffi su una scintilla, divampa, se vi sputi sopra, si spegne; eppure ambedue le cose escono dalla tua bocca. 13 Maledici il calunniatore e l’uomo che è bugiardo, perché hanno rovinato molti che stavano in pace. 14 Le dicerie di una terza persona hanno sconvolto molti, li hanno scacciati di nazione in nazione; hanno demolito città fortificate e rovinato casati potenti. 15 Le dicerie di una terza persona hanno fatto ripudiare donne forti, privandole del frutto delle loro fatiche. 16 Chi a esse presta attenzione certo non troverà pace, non vivrà tranquillo nella sua dimora. 17 Un colpo di frusta produce lividure, ma un colpo di lingua rompe le ossa. 18 Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua. 19 Beato chi è al riparo da essa, chi non è esposto al suo furore, chi non ha trascinato il suo giogo e non è stato legato con le sue catene. 20 Il suo giogo è un giogo di ferro; le sue catene sono catene di bronzo. 21 Spaventosa è la morte che la lingua procura, al confronto è preferibile il regno dei morti. 22 Essa non ha potere sugli uomini pii, questi non bruceranno alla sua fiamma. 23 Quanti abbandonano il Signore in essa cadranno, fra costoro divamperà senza spegnersi mai. Si avventerà contro di loro come un leone e come una pantera ne farà scempio. 24 aEcco, recingi pure la tua proprietà con siepe spinosa, 25 be sulla tua bocca fa’ porta e catenaccio. 24 bMetti sotto chiave l’argento e l’oro, 25 ama per le tue parole fa’ bilancia e peso. 26 Sta’ attento a non scivolare a causa della lingua, per non cadere di fronte a chi ti insidia.
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Mi sorprende e mi affascina questa “etica” che potremmo chiamare “l’etica del peccatore”: qui il perdono è semplicemente il riconoscimento della propria situazione!
Il mio bisogno assoluto di essere perdonato esige da me un atteggiamento e un’azione che mi assimila a colui che devo perdonare perché mi trovo nella sua stessa condizione!
Mi chiedo se non dovremmo essere addirittura contenti di poterci e doverci dire peccatori!
In tal senso è molto interessante la ripetizione, ai vers.6 e 7, del verbo “ricordare”, che ha per oggetto al ver.6 la pena che mi spetta e mi aspetta, e al ver.7 mi porta alla luce della Parola di Dio che annuncia e chiede misericordia!
Con questo, abbatto il muro della mia presunta e inesistente “giustizia”, e mi trovo in comunione con il mio fratello con il quale sono perdonato!
Da questa dimensione “interiore” la Parola del nostro brano al ver.8 passa a considerare le risse e le liti (vers.8-12).
I due problemi trattati ai vers.8-12 (le risse) e 13-26 (la lingua lunga) sono molto legati a quello che abbiamo ascoltato sul tema del peccato e della misericordia.
Risse e litigi sono di fatto l’ ”esternazione” del dramma del male e della misericordia!
Celebrano infatti l’opposto della misericordia e ne sono l’ostacolo grave. Si può forse dire che ne sono la negazione.
Entrambi, infatti, liti e lingua, pretendono di affrontare il problema del male e pretendono di evidenziarlo e allontanarlo.
In realtà, accrescono il male e ne allontanano il superamento.
Mi impressiona la relazione che il ver.10 denuncia tra la violenza della rissa e la ricchezza e la forza di chi la suscita! Quanto più uno è ricco e potente, tanto più è fonte di rissa e di violenza.
Ed è di straordinaria ironia sulla “bocca”, che secondo il ver.12, può far divampare l’incendio se soffia, o spegnerlo se ci sputa sopra!
E ancora più severa è la requisitoria sulla “lingua”, perché qui la pretesa della giustizia, della verità, della doverosità … è senza fine!
Quando ai vers.14-15 la versione italiana parla di “dicerie”, in realtà il termine, il soggetto, è sempre la “lingua”, che sembra addirittura “personalizzata” in una sua “figura”.
Esemplarmente considerate il ver.19: è beato chi “è al riparo di essa, chi non è esposto al suo furore ….”!
Il ver.23 fa della “lingua” l’inevitabile alternativa per “coloro che abbandonano il Signore e in essa cadranno”!
Questo è molto impressionante perché dunque definisce “la lingua” come la contrapposizione e l’alternativa assoluta al Signore della Parola.
Dunque, “sta attento a non scivolare a causa della lingua” (ver.26).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Rancore e ira sono cose orribili” che ci portiamo dentro. A volte si sente dire: “Io la perdono, ma per me quella persona non esiste più”! Conservare rancore, restare in collera – come si ripete nei versetti successivi – ci allontana dalla misericordia e dalla bontà di Dio. Sembra qui di essere nel Vangelo e di sentire le parole stesse di Gesù. Come quando ci ha detto di pregare: …Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Altrimenti, come possiamo “chiedere la guarigione al Signore”? Chi non ha misericordia per il fratello, come può aspettarsi misericordia da Dio? Perdoniamo l’offesa ricevuta e saranno perdonati i nostri peccati…