1 Un governatore saggio educa il suo popolo, il governo dell’uomo di senno è ordinato. 2 Quale il governatore del popolo, tali i suoi ministri; quale il capo di una città, tali tutti i suoi abitanti. 3 Un re che non ha istruzione rovina il suo popolo, una città prospera per il senno dei capi. 4 Il governo del mondo è nelle mani del Signore; egli vi suscita l’uomo adatto al momento giusto. 5 Il successo dell’uomo è nelle mani del Signore, ma sulla persona dello scriba egli pone la sua gloria. 6 Non irritarti con il tuo prossimo per un torto qualsiasi e non fare nulla in preda all’ira. 7 Odiosa al Signore e agli uomini è la superbia, l’uno e gli altri hanno in odio l’ingiustizia. 8 Il regno passa da un popolo a un altro a causa delle ingiustizie, delle violenze e delle ricchezze. Niente è più empio dell’uomo che ama il denaro, poiché egli si vende anche l’anima. 9 Perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere? Anche da vivo le sue viscere sono ripugnanti. 10 Una lunga malattia si prende gioco del medico; chi oggi è re, domani morirà. 11 Quando l’uomo muore, eredita rettili, belve e vermi. 12 Principio della superbia è allontanarsi dal Signore; il superbo distoglie il cuore dal suo creatore. 13 Principio della superbia infatti è il peccato; chi ne è posseduto diffonde cose orribili. Perciò il Signore ha castigato duramente i superbi e li ha abbattuti fino ad annientarli. 14 Il Signore ha rovesciato i troni dei potenti, al loro posto ha fatto sedere i miti. 15 Il Signore ha estirpato le radici delle nazioni, al loro posto ha piantato gli umili. 16 Il Signore ha sconvolto le terre delle nazioni e le ha distrutte fino alle fondamenta. 17 Le ha cancellate dal consorzio umano e le ha annientate, ha fatto scomparire dalla terra il loro ricordo. 18 Non è fatta per gli uomini la superbia né l’impeto della collera per i nati da donna.
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Siamo invitati oggi a riflettere e ad ammirare questa Parola che si presenta come profezia vicinissima al mistero cristiano e in particolare al canto del Magnificat di Luca 1,46-55! La tesi di base è che il governo non deve essere dato al potente o al vincitore, ma a chi è stato educato. E anche il popolo che gli sarà affidato sarà grande non per una sua potenza-potere mondana, ma per la sua “educazione”: il termine porta con sé l’esigenza di una sottomissione. Tale è il significato dei termini che dicono appunto l’educazione e l’istruzione (vers.1-3).
Dopo aver affermato con molta forza che il governo del mondo è del Signore che lo affida a chi gli è sottomesso – tale è il signficato del termine “istruzione”! – dal ver.6 è l’orgoglio che viene messo al centro dell’attenzione e della contestazione. Ci sono per questo dei termini che lo qualificano: “l’irritazione (ver.6) e l’ingiustizia, termini che qualificano appunto la superbia (ver.7), “odiosa al Signore e agli uomini”!.
Tutta questa superbia viene evidenziata anche con ironia: “Una lunga malattia si prende gioco del medico; chi oggi è re, domani morirà” (ver.10). La grande lode dell’umiltà viene esplicitata al ver.12: “Principio della superbia è allontanarsi dal Signore”. E ancora: “Principio della superbia è infatti il peccato ….Perciò il Signore ha castigato duramente i superbi …” (ver.13).
Ed ecco allora emergere e fiorire la “dote” essenziale: gli umili! Questo termine deve essere accolto non solo nel suo significato etico, ma anche nella realtà esplicita di una vita povera. Il termine italiano vicino a questa parola è “ il tapino”! Siamo dunque ad un’affermazione di primario rilievo, perché spesso le “religioni” si assimilano ai poteri mondani e dunque Dio stesso diventa una conquista riservata ai forti.
Il giudizio divino si oppone a questa tesi e distrugge la superbia! I vers.16-18 cantano questa vittoria divina , che noi conosciamo e riceviamo dall’elezione divina che risuscita Gesù dalla morte per indicare in questo Dio-uomo crocifisso l’eletto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
I primi versetti mi sembrano di grande attualità: avremmo bisogno di una “classe dirigente” preparata, “educata e istruita”, come dice il Siracide, capace di educare, guidare sulla strada giusta anche il popolo. Vedo che il detto comune, “un popolo ha i governanti che si merita”, ha un riscontro qui, nelle parole dell’autore: “Quale il capo di una città, tali tutti i suoi abitanti”. – Poi c’è la svolta del v.4: “Il governo del mondo è nelle mani del Signore; egli vi suscita l’uomo adatto al momento giusto”. Ed è davvero misterioso l’intreccio che si verifica nella storia umana (come pure nella storia personale) tra le libere scelte dell’uomo, che Dio rispetta, e il compiersi comunque del suo disegno di amore e di salvezza. Nonostante tutte le peggiori apparenze, Egli è presente e opera per un mondo buono, che poi è il suo Regno in via di realizzazione. Tutto si volge al bene per gli uomini, poiché Dio li ama.