1 Dei figli di Core. Salmo. Canto.
Sui monti santi egli l’ha fondata;
2 il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
3 Di te si dicono cose gloriose,
città di Dio!
4 Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia:
là costui è nato.
5 Si dirà di Sion:
«L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda».
6 Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
7 E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti».
C’è un’evidenza insieme drammatica e meravigliosa nell’identificazione di Gerusalemme come la Madre di tutti i popoli. Ci sono altre “città sante”, ma lo sono per chi vi appartiene e in modo rigoroso esprimono appartenenze esclusive, fino ad essere “città proibite” per chi proviene e dipende da altre storie, e culture e fedi. Gerusalemme, invece, è veramente la Città della Pace per la sua designazione ad essere Madre di diversità e comunione di lontani. Neppure si può cogliere una condizione di “conversione” per appartenervi. La sua maternità sembra precedere ogni singola storia. Finora è stata sempre oggetto di conquista e di possesso. Ma ogni “possesso” di Gerusalemme è destinato a durare poco. La Città Santa ancora attende chi la riconoscerà non solo sua, ma veramente di tutti. Per questo Gerusalemme è simbolo sublime di come la conquista debba diventare accoglienza e i conflitti debbano convertirsi in fratellanza.
Per questo, anche nella vicenda stessa di Israele “tutte le dimore di Giacobbe” devono accettare la predilezione divina per “le porte di Sion”. Se dunque sembra che di Gerusalemme si parli solo per la sua immersione e il suo essere oggetto di contesa e di possesso, forse proprio anche in questo il ver.3 vuole reinterpretare la sua storia affinchè si possa affermare che “di te si dicono cose gloriose, città di Dio”(ver.3). Il ver.4 cita i nomi dei popoli che storicamente la circondano e l’assalgono per indicarli come quelli che in realtà dovranno riconoscere di esserne i figli: “Là costui è nato”. Sappiamo infatti che secondo le Scritture tutte le “nazioni” sono unite al Popolo di Dio con vincoli di origine e di parentela.
Per questo, oggi come al tempo del Salmista, Dio “la mantiene salda”, appunto perché “l’uno e l’altro”, che sono purtroppo l’uno contro l’altro, “in essa sono nati”, e “nel libro dei popoli” il Signore li registrerà: “Là costui è nato”. Dunque, un “futuro” che può sembrare utopia senza fondamento, è in realtà il segreto “passato” di tutte le nazioni della terra. Quello che ascoltiamo dai vers.5-6 è la descrizione più profonda anche di un oggi dove la vera soluzione non può essere la spartizione di un territorio, ma la convivenza di pace di ogni diversità. Forse la drammaticità di un inevitabile stato di conflitto deve essere interpretata anche come la fatica di diventare quello che si è : fratelli!
La prospettiva finale è quella di una danza nella quale tutti “canteranno: Sono in te tutte le mie sorgenti”. Recentemente i ragazzi e la ragazze della nostra Scuola Media Paterna della Pace sono andati in Terra Santa dove hanno trovato ragazzi e ragazze che hanno insegnato a loro una bella danza: che sia quella di cui ci dice l’ultimo versetto del nostro Salmo?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sui monti santi o sul monte santo “egli l’ha fondata”(v.1): la fondazione di Gerusalemme è attribuita al Signore e il monte santo è Sion, come viene esplicitato nel versetto seguente. “Il Signore ama le porte di Sion”(v.2): perché le porte? Esse – dice un commento – erano il centro della vita cittadina. E “le cose gloriose” che si dicono della Città santa? Qui sembrano consistere nel suo destino di essere madre di tanti popoli, anche dei tradizionali nemici di Israele: l’Egitto (il mostro marino Raab ne è il simbolo), Babilonia, i filistei, gli etiopi… Tutti costoro “sono nati là”: hanno in lei una madre e ne sono cittadini in senso pieno. Il Signore, come in una specie di censimento, registrerà nell’apposito libro i loro nomi (v.6). Infine, si celebra la festa e “le fonti”(forse la sorgente del tempio) ne sono il simbolo gioioso, insieme al canto e alla danza.
La predilezione del Signore, l’elezione è sempre a favore di tutti. Così Sion è prediletta, eletta affinchè tutti possono in lei riconoscere le loro radici. Un’elezione quindi non escludente ma coinvolgente
Il Signore ama le porte di Sion: questa specificazione ancora rimanda a una elezione che si apre a tutti i popoli, specie se si collega il testo alla Gerusalemme celeste della Apocalisse che ha tre porte rivolte ad ogni punto cardinale, porte che non si chiudono mai perchè non c’è più notte. E’ importante leggere questo salmo durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.