1 Cantico. Salmo. Dei figli di Core.
2 Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, 3altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.
Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
4 Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato.
5 Ecco, i re si erano alleati,
avanzavano insieme.
6 Essi hanno visto:
atterriti, presi dal panico, sono fuggiti.
7 Là uno sgomento li ha colti,
doglie come di partoriente,
8 simile al vento orientale,
che squarcia le navi di Tarsis.
9 Come avevamo udito, così abbiamo visto
nella città del Signore degli eserciti,
nella città del nostro Dio;
Dio l’ha fondata per sempre.
10 O Dio, meditiamo il tuo amore
dentro il tuo tempio.
11 Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino all’estremità della terra;
di giustizia è piena la tua destra.
12 Gioisca il monte Sion,
esultino i villaggi di Giuda
a causa dei tuoi giudizi.
13 Circondate Sion, giratele intorno,
contate le sue torri,
14 osservate le sue mura,
passate in rassegna le sue fortezze,
per narrare alla generazione futura:
15 questo è Dio,
il nostro Dio in eterno e per sempre;
egli è colui che ci guida in ogni tempo.

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Provo a delineare la struttura di questa grande preghiera e a pormi e a porvi qualche domanda importante per la sua interpretazione. Il Signore viene annunciato e presentato nella sua città, sul suo santo monte, come ascoltiamo all’inizio, ai vers.2-3. Per questo, la città e il monte sono “la gioia di tutta la terra”.
La domanda che mi pongo davanti a queste parole è: quale realtà viene indicata, che cosa o chi sta dentro all’immagine della città e del monte? Mi sembra di poter indicare quattro proposte, che non si oppongono l’una all’altra, ma che anzi forse convergono in crescente progressione. La prima “lettura” suggerisce la città stessa di Gerusalemme: i suoi palazzi (ver.4), il tempio (ver.10), le torri, le mura e le fortezze.(ver.14). Diventa poi molto attraente l’ipotesi di cogliere in questa realtà il Popolo che vi abita, la comunità credente, la Chiesa… In essa il Signore si manifesta e opera. Dove al ver.4 il testo italiano dice che Dio nei suoi palazzi “un baluardo si è dimostrato”, si può far riferimento ad una versione più rigorosa e letterale che dice come Dio “sia conosciuto nel suo soccorrere”, e, nella versione greca, “si fa conoscere quando la (la città) soccorre”.
Ma si può pensare anche alla stessa Parola di Dio per quell’invito dei vers.13-14: “Circondate Sion, giratele intorno, contate le sue torri, osservate le sue mura, passate in rassegna le sue fortezze..” che sembra esprimere l’osservazione attenta e appassionata, la memoria preziosa e viva dell’opera del Signore… quasi il nostro quotidiano cammino nella Parola.
Infine, la città, il monte, il tempio… tutto può convergere verso Gesù stesso, “luogo” della piena e assoluta rivelazione di Dio e della sua opera! Sembra di camminare in affermazioni che crescono nella loro rilevanza e luminosità.. Si presentano, Gerusalemme, il Popolo del Signore, la Parola e infine Gesù stesso come “diversità convergenti”, rivelazione e dono crescente del mistero di Dio.
I vers.4-7 ci dicono come tale meravigliosa città sia inevitabilmenete attaccata da un nemico. Sono “i re della terra”, i grandi poteri della mondanità, inevitabilmente avversari del Dio di Israele e del Padre di
Gesù. Ma tali potenze “hanno visto, si stupiscono, sono turbate, sono scosse, sono atterrite, hanno doglie come di partoriente”. Tali sono i verbi successivi che la versione italiana tende a impoverire. Su queste “doglie della partoriente” mi sono domandato se non si possa cogliere una nota di speranza, una prospettiva verso la vita.
All’opposto, i vers.9-10 dicono come noi “abbiamo udito..abbiamo visto…meditiamo il tuo amore”. Per questo, la conoscenza del nome di Dio, cioè di Dio stesso, è accompagnata dalla lode di Lui, “sino all’estremità della terra”(ver.11). Siamo alla fonte della gioia: “Gioisca il monte di Sion, esultino i villaggi di Giuda”(ver.12).
La rivelazione è così potente che l’ambito di tale rivelazione tende ad identificarsi con Colui che viene rivelato, “..per narrare alla generazione futura: questo (!!) è Dio, il nostro Dio in eterno e per sempre”(ver 15). E noi con gioia affermiamo che Gesù è Dio! Questo è il cuore della nostra fede!
L’ultima affermazione di questo stesso ver.15, conclude, alla lettera, affermando che Lui, Dio, “è Colui che ci guida in ogni tempo”. Il testo ebraico dice che Egli , secondo la versione latina, “erit dux noster in morte”. Il testo ebraico si può forse rendere più letteralmente come “sopra la morte” o “al di là della morte”. Se è così, certamente qui si parla di Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Come avevamo udito, così abbiamo visto
nella città del Signore degli eserciti,
nella città del nostro Dio”
Questo versetto, con il suo legame tra ciò che si ascolta e ciò che si vede, insieme al versetto 3 che parla della “gioia di tutta la terra”, mi hanno riportato alla festa del Natale, che abbiamo appena celebrato. Mi sono venuti in mente i pastori che ricevono l’annuncio di “una grande gioia, che sarà di tutto il popolo” (Lc 2,10) e che, dopo aver contemplato il bambino,”se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro” (Lc 2, 20). La Parola udita diventa Parola contemplata, quando Dio sceglie di abitare in mezzo a noi. La meravigliosa città di cui parla il Salmo, si è tutta raccolta, nella festa dolce del Natale, in un piccolo bimbo nato per noi, nuovo e definitivo luogo della Sua presenza, del Suo abitare con noi.