1 Al maestro del coro. Su «Cerva dell’aurora». Salmo. Di Davide.
2 Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido!
3 Mio Dio, grido di giorno e non rispondi;
di notte, e non c’è tregua per me.
4 Eppure tu sei il Santo,
tu siedi in trono fra le lodi d’Israele.
5 In te confidarono i nostri padri,
confidarono e tu li liberasti;
6 a te gridarono e furono salvati,
in te confidarono e non rimasero delusi.
7 Ma io sono un verme e non un uomo,
rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.
8 Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9 «Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
2 Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido!
3 Mio Dio, grido di giorno e non rispondi;
di notte, e non c’è tregua per me.
4 Eppure tu sei il Santo,
tu siedi in trono fra le lodi d’Israele.
5 In te confidarono i nostri padri,
confidarono e tu li liberasti;
6 a te gridarono e furono salvati,
in te confidarono e non rimasero delusi.
7 Ma io sono un verme e non un uomo,
rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.
8 Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9 «Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Ci troviamo oggi davanti alla più alta provocazione di tutto il Libro dei Salmi. Mi sembra vada accolto così com’è, con tutta la sua scandalosa potenza. E mi piace considerare oggi questa prima parte, senza guardare già alla seconda, che potrebbe portarci a cercare strade di edulcorazione, quasi si trattasse qui di un comprensibile stato di enorme tristezza, che fa deviare il credente verso la disperazione, ma in realtà…Oggi è importante prendere in tutta la sua drammaticità proprio i primi versetti di questa grande preghiera. Ci sarà una risposta chiara da parte di Dio? Vedremo. Intanto mi permetto di suggerirvi l’ascolto di alcuni versetti della Lettera agli Ebrei, che mi sembrano di grande importanza per il passo che stiamo compiendo nella nostra preghiera sul Salterio: Ebrei 5,7-10. Sono proprio queste parole ad aiutarci a non sfuggire alla drammaticità di quanto oggi il Signore regala alla nostra preghiera e alla nostra vita. Anche il testo di Ebrei resta problematico, ma l’esplicita affermazione della presenza di Gesù nel dramma è di grande rilievo!
Chi guarderà la versione greca del testo vedrà che lì il dramma sembra attenuato. Noi preferiamo oggi considerare come le parole del ver.2 entrino luminosamente nel Vangelo di Gesù nella memoria della sua passione in Matteo 27,42-46 e in Marco 15,29-34. Lì è chiaro che il Vangelo vuole accostare in modo rigoroso la passione del Signore alla drammaticità di questo grido di abbandono da parte di Dio. L’intensità del testo è accentuata dall’aggettivo possessivo: “Dio mio, Dio mio…”, ripreso al ver.3 per descrivere l’esperienza sconvolgente di questo abbandono: di giorno come di notte, Dio non risponde al grido del suo consacrato! Il ver.2 aveva già sottolineato tutto ciò con l’affermazione della “lontananza” di Dio dalla preghiera espressa con il grido.
I vers.4-6 vogliono evidenziare l’evidente contraddizione tra l’attuale atteggiamento divino e la gloriosa storia della sua opera di salvezza con i padri. Alla fiducia in Lui, Dio ha risposto con la sua potente liberazione.
I vers.7-9 saranno potentemente presenti nelle memorie della passione di Gesù. Si può vedere questo in Matteo 27,45-50, dove gli scherni contro il Signore crocifisso terminano con il suo grido senza parole. Ho segnalato più sopra il testo di Ebrei 5. E’ bene che ci fermiamo qui, cercando in noi una comunione profonda con tutti gli uomini e le donne della terra che oggi, come Gesù e con Gesù, patiscono questo dramma.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.