1 Maskil. Di Davide. Quando era nella caverna. Preghiera.
2 Con la mia voce grido al Signore, con la mia voce supplico il Signore; 3 davanti a lui sfogo il mio lamento, davanti a lui espongo la mia angoscia, 4 mentre il mio spirito viene meno. Tu conosci la mia via: nel sentiero dove cammino mi hanno teso un laccio. 5 Guarda a destra e vedi: nessuno mi riconosce. Non c’è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita. 6 Io grido a te, Signore! Dico: «Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia eredità nella terra dei viventi». 7 Ascolta la mia supplica perché sono così misero! Liberami dai miei persecutori perché sono più forti di me. 8 Fa’ uscire dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome; i giusti mi faranno corona quando tu mi avrai colmato di beni.
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Mi sembra che tutto l’orizzonte esistenziale del Salmista sia deserto! Solo il Signore è il suo interlocutore! E la preghiera è, come nel Salmo precedente, un grido e uno sfogo: “Davanti a lui sfogo il mio lamento, davanti a lui espongo la mia angoscia” (vers.2-3).
Qui è conveniente ritornare un momento al ver.1, dove si dice che questa preghiera è stata fatta da Davide “quando era nella caverna”. E’ interessante andare a quell’episodio, in 1Samuele 24, che di per sé incontra Davide in un momento particolarmente forte. Nell’episodio della caverna non ci sono passaggi che dicano né difficoltà, né solitudine. Anzi! Davide deve frenare l’impeto dei suoi compagni che vorrebbero sfruttare un momento nel quale Saul è nelle loro mani. Se teniamo fermo questo, ancor più il “grido” di questa preghiera si rivela nel suo strato più profondo! E dice come Davide è in realtà in totale e angosciante solitudine. Questo per me è molto importante, e lo sarà anche per voi, perché tutti conosciamo cosa significhino povertà e solitudine interiore anche quando non sembrano tali le circostanze esteriori! Se invece questo pensiero è una mia fantasia, scartatelo tranquillamente!
Dunque, il Salmista, che a questo punto chiamiamo Davide(!), ha solo il Signore con sé! Egli grida al Signore la drammaticità della sua situazione e la sua solitudine: “Nessuno mi riconosce” (ver.5). “Non c’è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita”. Solo il Signore è con lui: “Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia eredità nella terra dei viventi” (ver.6).
Mi permetto di insistere: tenete presente proprio la circostanza nella quale viene detta questa preghiera! Vedete allora come si rivela drammatico il discorso che Davide rivolge a Saul, che evidentemente è suo persecutore (ver.7), ed è colui che gli ha “teso un laccio” (ver.4). Solo il Signore lo può liberare da questi persecutori che sono più forti di lui. Solo Dio può “far uscire dal carcere” la vita di Davide! Solo allora, Davide conclude, “i giusti mi faranno corona, quando tu mi avrai colmato di beni” (ver.8).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.