1 Canto delle salite.
Ricòrdati, Signore, di Davide,
di tutte le sue fatiche,
2 quando giurò al Signore,
al Potente di Giacobbe fece voto:
3 «Non entrerò nella tenda in cui abito,
non mi stenderò sul letto del mio riposo,
4 non concederò sonno ai miei occhi
né riposo alle mie palpebre,
5 finché non avrò trovato un luogo per il Signore,
una dimora per il Potente di Giacobbe».
6 Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
l’abbiamo trovata nei campi di Iaar.
7 Entriamo nella sua dimora,
prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.
8 Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo,
tu e l’arca della tua potenza.
9 I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia
ed esultino i tuoi fedeli.
10 Per amore di Davide, tuo servo,
non respingere il volto del tuo consacrato.
11 Il Signore ha giurato a Davide,
promessa da cui non torna indietro:
«Il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono!
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E’ un reciproco ricordo quello che questa preghiera vuole offrire: ricordi il Signore (ver.1), e ricordiamo noi! Così è ogni nostro ingresso nella Parola e nella Liturgia. Tale reciprocità esprime potentemente l’incontro e lo “scambio” tra Davide e il Signore. Riascoltare oggi 1Cronache 17, 1 -15 è molto importante, perché quel testo “drammatizza” in termini più diretti quello che qui è più raccolto nell’insieme dell’evento che viene ricordato ai vers.2-5, e cioè il forte desiderio di Davide di costruire una casa per il Signore, e la realtà profonda del dono divino di una casa per l’uomo e per il suo incontro con il suo Signore, come sembra di cogliere al ver.7. Sotto e dentro a questa “conversazione” sta la meraviglia di una “casa” dove Dio e l’umanità si incontrano. Questo è per i discepoli di Gesù il grande annuncio del Signore nell’incontro di Maria di Nazaret con l’Angelo mandato da Dio. Dunque, noi entriamo “nella sua dimora”(ver.7), ed Egli sorge “verso il luogo del suo riposo” (ver.8).
E’ questa la festa del grande incontro tra Dio e noi: Gesù! Egli è per i suoi discepoli il vero “tempio”, dove appunto avviene il pieno e definitivo incontro. Quello che l’Evangelista Giovanni annuncia con le parole: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14). “Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono” (ver.11) è la promessa divina del nostro Salmo che l’Evangelista Luca annuncia nelle parole di Gabriele a Maria di Nazaret: “Ed ecco, concepirai un figlio e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo”. E’ dunque un grande regalo celebrare questo Salmo proprio oggi, Festa dell’Annunciazione del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ bello che Dio venga chiamato “il Potente di Giacobbe” (in altra traduzione “il Paladino di Giacobbe”): non è una divinità lontana, astratta, bensì concreta e vicina; Egli è il Paladino di Giacobbe, di Giuseppe… e di ognuno di noi. Inoltre, Giacobbe o Giuseppe rappresentano la collettività; Dio quindi è il Paladino del suo popolo, di noi suo popolo. – Dio è tra i suoi, si fonde con essi, e prima l’arca, poi il tempio sono il segno concreto di ciò. Con Gesù ha luogo un cambiamento radicale: è lui stesso ora il santuario in cui Dio abita e opera, e i credenti sono la dimora dello Spirito. Il Signore sorge, si è alzato, come dice il v.8, e ha preso domicilio nella sua nuova casa, nel suo popolo nuovo.