Caro Rabìa, ti scrivo questa lettera "in pubblico" perchè desidero che i miei amici del Carlino ti conoscano.Siccome nè io nè loro potremo far qualcosa per te, mi piace che semplicemente ti vogliano bene. Dunque, è successo così. Ti ho conosciuto un mese fa. Avevi un giorno di di vita e da un’ora eri alla Crèche. Spiego ai nostri lettori che cosa sia la Crèche: un pezzo della grande Maternità di Betlemme, opera antica delle Suore della Carità.

In questa parte dell’Ospedale da molti anni una di queste suore, Sofia, aiutata da una consorella sarda, Maria, mette al riparo ragazze arabe che, rimaste incinte fuori dal matrimonio, verrebbero uccise dai famigliari. La cosa coinvolge anche le famiglie cristiane! Ufficialmente le ragazze sono assunte al lavoro e, senza farsi vedere in giro, portano a termine la gravidanza, per poi ritornare a casa lasciando lì il loro bambino. Altri bambini la polizia li trova qua e là e li consegna alle suore.

Dunque ti ho visto un mese fa. Dopo un mese sono tornato con un gruppo di amici bolognesi e ti ho ritrovato: stessa culla, e tu, inconfondibile per i tuoi folti e selvaggi capelli. Questa volta eri accompagnato dalla diagnosi medica di un problema cardiaco. Ma i medici miei compagni di viaggio dicono che non è caso difficile e si risolve con un intervento di routine.Credevo un mese fa tu fossi uno dei molti, anche se ti ho avuto tra le mani e ti ho fotografato con il cuore. Invece ti ho ritrovato! Che fare adesso? Non posso dimenticarti. L’averti rivisto e riconosciuto con un balzo al cuore è stato per me il segno di un legame, di una provocazione, di un silenzioso grido.

Ma che cosa può fare un vecchio prete avviato ai settant’anni? Parlano di adozioni internazionali con le quali i piccolini trovano mamma e papà. Ma tutto mi pare così complicato in una terra tanto trafitta dalle sue divisioni e dalle violenze che ogni giorno l’attraversano. Leggo proprio adesso una cronaca di Lorenzo che ieri ha trovato nella sua periodica visita a Gaza un ragazzetto pieno di ferite fisiche e mentali che gemeva su una stuoia, coperto di mosche che gli riempivano gli occhi e la bocca.

Come non semplicemente scappare da queste immagini da un incubo? Ma io ti ho rivisto! Sono ritornato in Italia da un giorno e mezzo e tutto è ricominciato come prima. La Messa, i Battesimi di Domenica prossima, gli esami della Scuola Paterna, il Consiglio presbiterale… E in più la paura dei ragazzi stranieri che sanno della loro clandestinità che diventa colpa…Tante cose tutte importanti.

E tu, piccolino solo, chi sei? Eppure il tuo volto mi accompagna. "Misericordia io voglio, e non sacrificio": è la protesta che oggi Gesù cita dal profeta Osea nella Messa domenicale. E a Messa, ne sono sicuro, mi sarai ancora vicino. A verificare la corrispondenza tra la volontà di Dio che celebro e il mio adempimento di tale volontà nei tuoi confronti. Perchè bisogna dirlo, in certo senso siamo soli io e te, così lontani tra noi e improvvisamente così vicini. Al punto che ti cercherò anche tra i piccolini che saranno battezzati e mi chiederò ancor più ansiosamente dove sei. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.