PAPA_FRANCESCO_26-11Caro don Giovanni, leggendo di qua e di là, ascoltando voci e commenti, sono preoccupato per le critiche che si accumulano nei confronti di Papa Francesco. Anche persone dotte e, io pensavo, illuminate, rivolgono a Francesco parole dure e severe. Come possiamo rispondere e reagire?

Carissimo Fabrizio, ti ringrazio per il tuo messaggio che, insieme alle parole che qui riproduco, mi dicono la tua riflessione e il tuo legame profondo con il pensiero e con il ministero di Papa Francesco. In poche parole cerco di fare con te due considerazioni. Innanzi tutto, per quanto mi addolori, mi pare sempre meglio quando l’opposizione è esplicita! Certo per noi, per l’affetto che ci lega a Papa Francesco, l’attacco degli oppositori è doloroso e preoccupante. Siamo tentati di pensarlo in una inevitabile solitudine, e ci restituiscono alla pace le confidenze che egli talvolta rilascia sia sulla forza della sua preghiera sia su una serenità interiore che sembra tradursi nella possibilità per lui di poter riposare fisicamente. Il che non  è di poco aiuto per chi deve reggere un clima di tensione. Credo che molto spesso il governo supremo della Chiesa sia stato accompagnato dal travaglio di chi ne è responsabile. Adesso noi lo sentiamo molto anche per la passione con la quale seguiamo il suo ministero! E qui a me sembra possibile individuare la ragione profonda di queste tensioni. In realtà questo Vescovo di Roma sta portando avanti una riforma della Chiesa quale mai si era data. Sotto i segni delle sue parole e dei suoi gesti è presente in realtà un cambiamento di enorme portata. E mi piace qui provare a cogliere di tutto questo un “titolo” che l’esprima. Premetto che sono ben consapevole dei miei limiti culturali e spirituali, ma mi sembra possibile cercare di individuare il cuore e la fonte di questi eventi. Già ormai parecchi anni fa Giuseppe Dossetti proponeva uno stacco profondo tra i primi mille/mille duecento anni della storia della Chiesa e l’epoca successiva sino ai nostri giorni, o per lo meno sino all’evento del Concilio Vaticano Secondo, per quello che riguarda il posto della Parola di Dio nella vita ecclesiale. Oggi forse avanza la possibilità di cogliere una direzione di riforma che potrebbe restituire alla Chiesa la sua nascita in Gesù dalla grande tradizione spirituale della fede ebraica. In sintesi si potrebbe pensare che Papa Francesco stia restituendo alla Chiesa la Bibbia! Gesù è un ebreo, e anche in questa domenica, nella Parola che celebriamo nella Messa, si glorifica la grande vicenda della profezia ebraica da Isaia fino a Giovanni Battista. Certo, nei secoli molti santi e sante hanno avuto il dono e il privilegio di riproporre nella loro stessa vita terrena, spesso molto umile e nascosta, le meraviglie di tutta la storia della salvezza. Ma tutto questo è avvenuto per la luce sfolgorante dei santi più che per la riflessione, la preghiera e l’annuncio da parte della comunità cristiana. Non posso nascondere che molte luci oggi portate da papa Francesco nel suo insegnamento erano scritte come proibite sui nostri libri di teologia e di morale. Non ci si può stupire, e forse non è giusto neppure adirarsi, per le dichiarazioni di uomini di Chiesa cresciuti in ambiti e in pensieri molto lontani da quello che ora la Chiesa sta ricevendo dal Signore e sta vivendo nella guida del Vescovo di Roma. Non è più questione di conservatori o riformatori. Non è più vicenda di destra o di sinistra. È una cosa nuova, davanti alla quale io mi trovo stupito e commosso. E bisognoso di essere condotto. Buona Domenica a tutti voi cari lettori e a te Fabrizio carissimo.

Giovanni della Dozza.

Nota: Articolo pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 4 Dicembre 2016 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.