Il giorno prima del mio matrimonio, la mamma mi ha fatto una gran predica per dirmi che avevo trovato un bravo ragazzo, serio, lavoratore, onesto, un vero buon marito, e che bisognava che io fossi obbediente a lui e tutto sarebbe andato bene. Ho fatto così, ma non ho fatto la stessa predica alle mie figlie. E me ne pento anche se non sarebbe servito a niente. Adesso che sono sposate sono tutte e due nelle litigate continue con i loro mariti. Qualche volta hanno ragione, ma la vita in casa è un inferno. La nostra casa invece era in pace. Allora è colpa di noi donne se le famiglie fanno fatica a tirare avanti? Messaggio firmato.

Cara Signora, come la sua casa è stata in pace, speriamo che anche quelle delle sue figlie possano trovarla. Sono contento per lei, ma non me la sento di giudicare loro che portano avanti situazioni più complesse. Certo, oggi non credo che in generale le mamme facciano questo tipo di raccomandazione. Anche la fede cristiana, agli gli sposi non chiede la sottomissione unilaterale della donna all’uomo. Proprio il Signore Gesù ha operato il grande riscatto della condizione femminile. Dai tempi del Vangelo la strada è stata lunga e anche oggi ne siamo ben lontani. Può persino darsi che alcune cose che si considerano "conquiste" da parte delle donne si rivelino domani un trabocchetto a favore di un sistema sempre più esigente sul piano dell’efficenza e della produttività. E’ chiaro che in ogni modo la donna oggi percorre una strada di formazione e di professionalità che ieri non conosceva se non in pochissime eccezioni. Questo si traduce nel fatto che anche nel matrimonio vengono a trovarsi l’una di fronte all’altra due persone che hanno avuto le stesse opportunità di crescita sia culturale, sia psicologica. L’Apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Efeso chiede per tutti i discepoli del Signore un atteggiamento di obbedienza reciproca: "Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo". Dunque sottomessi, ma "nel timore di Cristo", e cioè vivendo tra noi la sottomissione del Cristo al Padre. E poi, esemplificando questo insegnamento, Paolo chiede che le mogli siano sottomesse ai mariti. E ai mariti? Chiede che per le loro spose diano la vita! Vivo in una piccola comunità religiosa, ed è gioia per me sperare di poter dare la vita per i miei fratelli e le mie sorelle, ed è gioia per me cercare vie sempre più profonde di sottomissione a loro, persone alle quali devo la vita! Soli, secondo la nostra fede, non si può! Ci vuole sempre qualcuno che sia per noi segno importante del Signore. Nel matrimonio, il marito e la moglie sono l’uno per l’altro il segno del Signore che ci salva e al quale è meraviglioso poter gioiosamente obbedire. Lei sicuramente vede bene quando si chiede se nelle sue figlie non prevalga uno spirito individualista che oggi caratterizzaa la cultura del nostro mondo. Ma è necessario anche che ci chiediamo se nelle nostre relazioni viviamo veramente questo spirito di recirpoca sottomissione, con umile determinazione e con animo sereno. Non si può tornare indietro! E per la nostra fede non sarebbe nemmeno un bene. Che oggi l’uomo e la donna si trovino in condizione di maggiore pari dignità e complementarietà,è da vedersi come positivo. Certo, evidenzia di più quello che la nostra fede domanda circa la strada di una comunione vera. Non un obbedienza priva di libertà, ma la responsabilità di una libera obbedienza d’amore. Le sembreranno belle parole, lontane dal reale. Invece, mi creda, sono nella piega più intima del nostro cuore e del nostro desiderio di vera pace Con amicizia. d.Giovanni.