54 L’ottavo giorno fu Gamlièl, figlio di Pedasùr, principe dei figli di Manasse. 55 La sua offerta fu un piatto d’argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d’argento di settanta sicli, conformi al siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina impastata con olio, per l’oblazione, 56 una coppa d’oro di dieci sicli piena d’incenso, 57 un giovenco, un ariete, un agnello di un anno per l’olocausto, 58 un capro per il sacrificio per il peccato, 59 e per il sacrificio di comunione due bovini, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli di un anno. Tale fu l’offerta di Gamlièl, figlio di Pedasùr.
60 Il nono giorno fu Abidàn, figlio di Ghideonì, principe dei figli di Beniamino. 61 La sua offerta fu un piatto d’argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d’argento di settanta sicli, conformi al siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina impastata con olio, per l’oblazione, 62 una coppa d’oro di dieci sicli piena d’incenso, 63 un giovenco, un ariete, un agnello di un anno per l’olocausto, 64 un capro per il sacrificio per il peccato, 65 e per il sacrificio di comunione due bovini, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli di un anno. Tale fu l’offerta di Abidàn, figlio di Ghideonì.
66 Il decimo giorno fu Achièzer, figlio di Ammisaddài, principe dei figli di Dan. 67 La sua offerta fu un piatto d’argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d’argento di settanta sicli, conformi al siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina impastata con olio, per l’oblazione, 68 una coppa d’oro di dieci sicli piena d’incenso, 69 un giovenco, un ariete, un agnello di un anno per l’olocausto, 70 un capro per il sacrificio per il peccato, 71 e per il sacrificio di comunione due bovini, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli di un anno. Tale fu l’offerta di Achièzer, figlio di Ammisaddài.
72 L’undicesimo giorno fu Paghièl, figlio di Ocran, principe dei figli di Aser. 73 La sua offerta fu un piatto d’argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d’argento di settanta sicli, conformi al siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina impastata con olio, per l’oblazione, 74 una coppa d’oro di dieci sicli piena d’incenso, 75 un giovenco, un ariete, un agnello di un anno per l’olocausto, 76 un capro per il sacrificio per il peccato, 77 e per il sacrificio di comunione due bovini, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli di un anno. Tale fu l’offerta di Paghièl, figlio di Ocran.
78 Il dodicesimo giorno fu Achirà, figlio di Enan, principe dei figli di Nèftali. 79 La sua offerta fu un piatto d’argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d’argento di settanta sicli, conformi al siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina impastata con olio, per l’oblazione, 80 una coppa d’oro di dieci sicli piena d’incenso, 81 un giovenco, un ariete, un agnello di un anno per l’olocausto, 82 un capro per il sacrificio per il peccato, 83 e per il sacrificio di comunione due bovini, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli di un anno. Tale fu l’offerta di Achirà, figlio di Enan.
84 Questi furono i doni per la dedicazione dell’altare da parte dei capi d’Israele, il giorno in cui esso fu unto: dodici piatti d’argento, dodici vassoi d’argento, dodici coppe d’oro; 85 ogni piatto d’argento era di centotrenta sicli e ogni vassoio di settanta. Totale dell’argento dei vasi: duemilaquattrocento sicli, conformi al siclo del santuario; 86 dodici coppe d’oro piene d’incenso, a dieci sicli per coppa, conformi al siclo del santuario. Totale dell’oro delle coppe: centoventi sicli. 87 Totale del bestiame per l’olocausto: dodici giovenchi, dodici arieti, dodici agnelli di un anno con la loro oblazione, e dodici capri per il sacrificio per il peccato. 88 Totale del bestiame per il sacrificio di comunione: ventiquattro giovenchi, sessanta arieti, sessanta capri, sessanta agnelli di un anno. Questa fu la dedicazione dell’altare, dopo che esso fu unto.
89 Quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con il Signore, udiva la voce che gli parlava dall’alto del propiziatorio che è sopra l’arca della Testimonianza, fra i due cherubini. Ed egli parlava a lui.
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Le prime parole che abbiamo ascoltato nel Libro dei Numeri dicevano:”Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda del convegno…”(Num.1,1). Le parole che oggi ascoltiamo al ver.89 sono la conclusione di tutto quello che intorno alla tenda abbiamo ascoltato in questi sette capitoli ( e il cap.8 sarà ancora un epilogo di tutto questo). Dal censimento del popolo alla disposizione dell’accampamento e all’ordine di marcia delle tribù intorno alla tenda. Dal censimento dei Leviti all’assegnazione dei loro compiti. Dai riti della gelosia al voto di nazireato, fino a questa lunga descrizione delle offerte di ogni tribù per mano dei loro prìncipi…tutto oggi sembra culminare nella conclusione del ver.89, che ci riporta all’inizio del Libro, e quindi all’incontro tra Mosè e il Signore che gli parla.
Questo mi sembra di grande rilievo e meritevole di un’attenzione profonda da parte nostra. E qui azzardo un pensiero conclusivo da prendere con molta cautela. Noi siamo portati a pensare che la Liturgia sia la composizione tra la liturgia della Parola e la liturgia del Sacramento, del Segno. La parola diventa carne, diventa Pane, Pane spezzato che ci nutre. Ma la conclusione del cap.7 sembra voler suggerire che la grande liturgia dell’offerta, con tutte le sue mansioni e le sue disposizioni…., tutto è ancora “verso” la Parola che deve essere ascoltata. Mi sembra cioè interessante che il ver.89 sembri voler dire che tutto questo enorme movimento di uomini e di cose sfocia infine nuovamente sul grande dialogo che il Signore intrattiene con il suo popolo e, per esso, con l’intera umanità. Quindi, Mosè che ascoltava il Signnore al principio del Libro, lo ascolta ora, e in questo modo “finalizza” riti, funzioni e offerte alla Parola, detta da Dio e ascoltata dall’uomo.
Infine è significativo che Mosè oda questa voce dal “propiziatorio”, simbolo supremo della misericordia divina. Quasi a dire che il senso ultimo e la suprema finalità di questa Parola è la misericordia di Dio, la sua grande compassione per la sua gente. E notiamo che Mosè entra nella tenda, ma il testo non dice esplicitamente che è Dio a parlargli, ma”la voce”. Tanti miei amici che si ritengono non credenti, non ascoltano Dio, ma forse ascoltano la sua voce.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Dice una cara amica: “Ma come fate voi credenti a sopportare la continua ripetizione delle stesse cose, per es. la messa con i suoi riti, sempre uguali ogni volta?”. Questo capitolo è un esempio impressionante di ripetitività: per dodici volte, gli stessi oggetti, gli stessi animali offerti, le stesse formule… A me è sembrata una grande liturgia che, giorno dopo giorno, teneva l’assemblea degli israeliti alla presenza e in comunione con il loro Dio. Ogni giorno, vi sono un capo-tribù e una tribù particolarmente coinvolti e partecipi. Il tutto a illustrare un dono ricco, generoso, quasi esagerato, fatto a Dio dopo la liberazione e prima del viaggio nel Sinai. Gli animali del sacrificio sono, per noi, segno profetico dell’unica offerta che sappiamo pienamente a Dio gradita, quella del suo Figlio… Dopo tale offerta, il Padre non ne vuole altre da noi, volendo Egli solo dare se stesso e riempirci della sua vita.
Quando nel Levitico vengono date le disposizioni sui sacrifici, non si parla dei “contenitori” (vassoi, piatti, coppe) con cui presentare i doni al Signore. Oggi invece sono molto importanti, e ne viene fatto anche un catalogo finale complessivo. E’ importante e bello pensare che anche quando portiamo “come contenitori” il dono di Dio, siamo rilevanti ai suoi occhi. Il coperchio dell’Arca, o propiziatorio, è il luogo preciso da dove Dio ha scelto di parlare a Mosè. Nel N.T. Gesù è il “propiziatorio”, da dove Dio, che aveva parlato molte volte e in molti modi nel passato per mezzo dei profeti, ora ci parla, nel Suo Figlio. (Ebr1:2).