1 Questi sono i discendenti di Aronne e di Mosè, quando il Signore parlò con Mosè sul monte Sinai. 2 Questi sono i nomi dei figli di Aronne: il primogenito Nadab, poi Abiu, Eleàzaro e Itamàr. 3 Tali i nomi dei figli di Aronne, i sacerdoti consacrati con l’unzione, che avevano ricevuto l’investitura per esercitare il sacerdozio. 4 Nadab e Abiu morirono davanti al Signore, quando offrirono fuoco illegittimo davanti al Signore, nel deserto del Sinai. Essi non avevano figli. Eleàzaro e Itamàr esercitarono il sacerdozio alla presenza di Aronne, loro padre.
5 Il Signore parlò a Mosè e disse: 6 «Fa’ avvicinare la tribù dei leviti e presentala al sacerdote Aronne, perché sia al suo servizio. 7Essi assumeranno l’incarico suo e quello di tutta la comunità nei confronti della tenda del convegno, prestando servizio alla Dimora. 8 E custodiranno tutti gli arredi della tenda del convegno e assumeranno l’incarico degli Israeliti, prestando servizio alla Dimora. 9 Assegnerai i leviti ad Aronne e ai suoi figli: saranno affidati completamente a lui da parte degli Israeliti. 10 Tu incaricherai Aronne e i suoi figli di esercitare il sacerdozio; il profano che vi si accosterà sarà messo a morte».
11 Il Signore parlò a Mosè e disse: 12 «Ecco, io ho scelto i leviti tra gli Israeliti al posto di ogni primogenito che nasce per primo dal seno materno tra gli Israeliti; i leviti saranno miei, 13 perché ogni primogenito è mio. Quando io colpii tutti i primogeniti in terra d’Egitto, io consacrai a me in Israele ogni primogenito, sia dell’uomo sia del bestiame; essi mi apparterranno. Io sono il Signore».
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La tradizione ebraica si domanda come mai vengano considerati discendenti di Mosè anche i figli di Aronne. E risponde dicendo che Mosè aveva trasmesso loro la Parola che, come dice il ver.1, aveva ascoltato sul Monte Sinai: “Quando il Signore parlò con Mosè sul monte Sinai”. E chi annuncia la Parola “genera” coloro che l’ascoltano e l’accolgono. Gesù dirà che chi ascolta la sua Parola è “sua madre”. E Paolo rivendica per sè il generare con dolore i suoi figli.
Mi sembra molto importante quello che oggi viene detto sui Leviti. Giorni fa qualcuno si chiedeva perchè i Leviti, con una precisa disposizione di Dio, non fossero stati censiti, quando poi, adesso, si dice che si fa di loro il censimento. E’ un censimento diverso, e il testo di oggi lo spiega bene.
Consideriamo innanzi tutto la loro funzione. Al ver.6 vengono presentati ad Aronne, e al ver.7 si dice, alla lettera, che “custodiranno la custodia”, cioè opereranno con Aronne che deve sorvegliare, custodire il santuario. Il verbo custodire, più presente di quello che appare nella versione italiana, è molto importante per noi. Di noi ricordiamo che, secondo i testi del Nuovo Testamento, siamo un popolo interamente sacerdotale. Quindi siamo tutti assunti in questo compito di custodia del Santuario. Oggi, qual’è il “santuario” che dobbiamo custodire? E’ Gesù, il suo Vangelo, e la realtà che l’annuncio del Vangelo genera, come più sopra vedevamo, quando viene ascoltato e accolto. I Leviti sono dunque profezia della Chiesa! E devono vegliare all’integrità del santuario, affinchè nessuna realtà estranea vi entri:”..il profano che vi si accosterà sarà messo a morte”(ver.10).
Il ver.8 dice, alla lettera, che i Leviti “custodiranno la custodia dei figli di Israele”, cioè svolgeranno il loro compito per tutti i figli di Istraele, cioè per tutto il popolo. Ma questo popolo, è oggi, nella pienezza del mistero cristiano, l’intera umanità, perchè il Cristo è morto per tutta l’umanità, per donare a tutta l’umanità la paternità di Dio, che è Padre “prima” che questo si conosca e magari si accolga. Questo è oggi il compito sacerdotale della Chiesa: custodire il Vangelo, e la realtà che il Vangelo genera, per il bene dell’intera umanità, per la sua salvezza. In ogni persona infatti, noi riconosciamo un figlio di Dio.
Ecco perchè il censimento dei Leviti non si può fare con tutti gli altri: perchè è speciale! Riguarda persone con un compito, e quindi con una consacrazione speciale! Essa viene ben spiegata al ver.12, dove, si intrecciano, con la scelta dei Leviti, le antiche vicende dell’Esodo e la consacrazione dei primogeniti. Descrive i Leviti dicendo che “i leviti saranno miei, perchè ogni primogenito è mio”. I Leviti sono profezia di una comunità di persone consacrate – dal Battesimo! – come Figli di Dio, per custodire la speranza e il compito di “fare discepole tutte le genti”, come dice il Risorto, cioè di portare le genti alla notizia e alla realtà accolta della loro figliolanza nei confronti dell’unico Padre, attraverso il sacrificio d’amore di Gesù. Ma forse riterrete che dico pazzie. E forse non sbagliate.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ci sono nel brano di oggi tre verbi (e termini correlati) molto importanti: avvicinare, custodire, servire.,1. avvicinare. E’ un verbo molto delicato; si trova a proposito dei due figli maggiori di Aronne che hanno “avvicinato” al Signore un fuoco estraneo. Inoltre “qualunque estraneo che si avvicinerà all’altare, morirà”. Mosè peraltro “fa avvicinare” la tribù di Levi per il servizio del Santuario. C’è presente il Signore, e quindi è tutto molto delicato. Bisogna fare attenzione quando è Lui che chiede qualcosa, ma non si può “avvicinare” o “avvicinarsi” di propria iniziativa.,2. custodire. Si custodisce tutto ciò che il Signore ha chiesto e ha affidato alla comunità. Come pure si custodiscono le parole del Signore. I leviti custodiranno gli arredi, mentre i figli di Aronne custodiranno il sacerdozio: ciascuno la sua parte.,3. servire. Il servizio è un lavoro anche duro; ed è anche il servizio liturgico, che è sia dei leviti (più umile) che dei sacerdoti. E’ sempre un servire il Signore (anche quando i leviti servono i sacerdoti). Sono tutti verbi che rendono il senso profondo del popolo con il Signore, e di ciò che il Signore stesso dona e fa per il popolo, perché lo serva. v.7 “Essi custodiranno quanto è affidato a lui e a tutta la comunità davanti alla tenda del convegno e presteranno servizio alla Dimora.” + v. 13 “io mi riservai (gr. io mi consacrai) in Israele tutti i primogeniti degli uomini e degli animali; essi saranno miei. Io sono il Signore”. Colleghiamo queste parole alla preghiera sacerdotale di Gesù (Gv 17): molte parole vi ricorrono. (v.4: “Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’ opera che mi hai dato da fare.” + v. 12: “Quand’ ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto….” + v. 19 “Per loro santifico me stesso, affinché essi pure siano santificati in verità.”) In Gesù si compie quello che nel brano di oggi è detto in profezia: “Ho santificato per me ogni primogenito”: Dio santificando e sacrificando il suo Figlio Gesù, ottiene che anche noi siamo per mezzo di Lui, santificati per Sé. v. 12 “ogni primogenito che nasce per primo dal seno materno tra gli Israeliti”, questa definizione del primogenito come “colui che apre il grembo materno” è molto bella. Dice infatti non solo la bellezza del primo figlio, ma anche l’apertura ad ogni fecondità. Di Gesù presentato al tempio (Lc 2) si ricordano queste stesse parole: adempie la legge del primogenito, di “colui che apre il grembo”, e che è sacro al Signore. Esodo 34:20 unisce questa legge sul primogenito a una osservazione importante: “Ogni primogenito dei tuoi figli lo dovrai riscattare. Nessuno venga davanti a me a mani vuote.” Si viene consacrati e offerti al Signore, e non si è a mani vuote, bensì riempiti del suo dono, che è la possibilità di essere misericordiosi (in Ebr.: apre il grembo = apre la misericordia): possiamo così dire con la nostra vita che Dio è misericordioso.
Non si accenna, in questo capitolo, ad un fatto importante per i leviti: la loro tribù non aveva partecipato alla distribuzione del territorio palestinese. Erano pertanto dei “senza terra”, che vivevano sparsi sul territorio delle altre tribù. Anche nella pagina odierna dei Numeri mi pare che appaiano come dei “poveri”: destinati a servire gli altri (sono addetti al servizio dei sacerdoti) e ai compiti più umili nel santuario (per es., alla cura degli oggetti del culto). Mapanda ha sottolineato l’umiltà del loro compito-servizio. Ma come si verifica nella logica di Dio, il piccolo e il povero sono dei “privilegiati”: dei leviti si dice che sono scelti da Dio e che “appartengono a Lui”, poichè hanno preso il posto dei primogeniti degli ebrei che Dio ha dispensato da questa esclusiva appartenenza: “Ho scelto i leviti al posto di ogni primogenito… I leviti saranno miei” (v. 12).