13Il secondo giorno i capi di casato di tutto il popolo, i sacerdoti e i leviti si radunarono presso lo scriba Esdra per esaminare le parole della legge. 14Trovarono scritto nella legge data dal Signore per mezzo di Mosè che gli Israeliti dovevano dimorare in capanne durante la festa del settimo mese 15e dovevano proclamare e far passare questa voce in tutte le loro città e a Gerusalemme: «Uscite verso la montagna e portate rami di ulivo, rami di olivastro, rami di mirto, rami di palme e rami di alberi ombrosi, per fare capanne, come sta scritto». 16Allora il popolo uscì, portò l’occorrente e si fecero capanne, ciascuno sul tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili di Dio, sulla piazza della porta delle Acque e sulla piazza della porta di Èfraim. 17Così tutta la comunità di coloro che erano tornati dalla deportazione si fece capanne e dimorò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè, figlio di Nun, gli Israeliti non avevano fatto così fino a quel giorno. Vi fu gioia molto grande. 18Si lesse il libro della legge di Dio ogni giorno, dal primo giorno fino all’ultimo giorno. Fecero festa per sette giorni e all’ottavo giorno si tenne una solenne assemblea, com’è prescritto.
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E’ molto affascinante la condizione in cui sembra trovarsi il Popolo del Signore a questo punto della sua storia: il ritorno alla Terra e a Gerusalemme ha generato la “riscoperta” del Libro, delle parole della legge. Mi piace oggi chiedere al Signore che ci sia concesso un ritorno a questa freschezza della riscoperta della nostra vita nel Vangelo di Gesù! Ai vers.13-14 ascoltiamo che si radunano “per esaminare le parole della legge” e “trovarono scritto…che dovevano dimorare in capanne”. E’ meraviglioso riscoprire nella Parola del Signore chi siamo e che cosa dobbiamo fare.
Quando vedo a Gerusalemme, sui balconi delle case, queste capannette, ne avverto in certo senso una specie di “assurdità”, tra l’ipotesi che si tratti di antiche reminiscenze delle festa del raccolto dove queste costruzioni erano nei campi dove si lavorava, e il ricordo che, usciti dall’Egitto, si viveva in capanne e non in case. E non credo sia male questa nota dell’ “assurdo”, come quella capace di esprimere la presenza, nella storia nostra, della “storia di Dio” in mezzo a noi. Mentre scrivo, arriva da Gerusalemme un messaggio di Andrea che dice: “lesse il libro della legge di Dio ogni giorno, dal primo all’ultimo(ver.18): che bel versetto per la tua festa!!…”. Com’è importante che le feste siano la grande occasione per camminare dentro a tutta la Parola di Dio. Anche perché, se questa manca, piano piano il senso e il significato della festa si smarrisce. Solo la Parola è capace di illuminare i segni che si celebrano.
Di questa festa delle Capanne è molto bello il legame tra la celebrazione di ogni famiglia e la partecipazione collettiva. In questo senso mi sembra bello sperare in una maggiore riappropriazione dei segni della fede negli spazi famigliari e nel valore immenso della paternità e della maternità. Sarà opportuno provare a “sclericalizzare” un po’ la preghiera e a riconsegnarla più profondamente alla famiglia. Penso alla benedizione della casa…e non solo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.