15Le mura furono condotte a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni. 16Quando lo seppero, tutti i nostri nemici ebbero paura, tutte le nazioni che stavano intorno a noi si sentirono molto umiliate e dovettero riconoscere che quest’opera si era compiuta per l’intervento del nostro Dio. 17In quei giorni i notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia e da Tobia ne ricevevano; 18infatti molti in Giuda erano suoi alleati, perché egli era genero di Secania, figlio di Arach, e suo figlio Giovanni aveva sposato la figlia di Mesullàm, figlio di Berechia. 19Anche in mia presenza parlavano bene di lui e gli riferivano le mie parole, mentre Tobia mandava lettere per intimorirmi.
1Quando le mura furono riedificate e io ebbi messo a posto le porte, e i portieri, i cantori e i leviti furono stabiliti nei loro uffici, 2affidai il governo di Gerusalemme a Anàni, mio fratello, e ad Anania, comandante della cittadella, perché era un uomo fedele e temeva Dio più di tanti altri. 3Ordinai loro: «Le porte di Gerusalemme non si aprano finché il sole non cominci a scaldare e si chiudano e si sbarrino i battenti mentre gli abitanti sono ancora in piedi; si stabiliscano delle guardie prese fra gli abitanti di Gerusalemme, ognuno al suo turno e ognuno davanti alla propria casa».
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L’opera di riedificazione delle mura di Gerusalemme si compie così rapidamente da rendere evidente “l’intervento del nostro Dio”(ver.16). C’è dunque una potenza di “annuncio” nell’opera che Dio compie in mezzo al suo popolo. Le potenze mondane e le loro logiche vengono umiliate per come Dio interviene nella piccolezza e nella fragilità del suo popolo e dei suoi eletti, compiendo in loro meraviglie. Pensiamo al Magnificat che Maria canta nella casa di Elisabetta, e come Dio “ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore”(Luca 1,51).
Tuttavia l’imperversare delle insidie mondane continua ad accompagnare la storia. Tobia è, con Sanballat e Ghesem l’Arabo, nemico storico di Israele e di questa impresa di ricostruzione. Si viene a sapere che “molti in Giudea erano suoi alleati”(ver.18) per legami di parentela. Siamo ancora, con modalità opposte, dentro al problema di matrimoni misti. Qui si tratta infatti di legami nuziali tra donne ebree e stranieri, come mi sembra di capire dal ver.18. Quindi, pur essendo stata realizzata questa grande impresa, le ostilità non finiscono e anzi si aggravano per la posizione di molti notabili giudei che non si fanno scrupolo di parlare bene di Tobia in presenza di Neemia, e di riportare a Tobia parole di Neemia. E Tobia scrive anche direttamente lettere a Neemia per intimorirlo (ver.19).
I primi versetti del cap.7 riferiscono del buon governo di Neemia e della sua rettitudine politica. E’ significativo il legame che il ver.1 stabilisce tra la riedificazione delle mura, la sistemazione delle porte della città, e la restaurazione della preghiera con l’ufficio dei cantori e dei leviti. Le due riedificazioni si rimandano reciprocamente! Mi ricorda l’atteggiamento e il comportamento di uomini cristiani della politica quello che Neemia compie: da una parte il suo ritirarsi dall’esercizio del potere che egli affida a chi lo potrà reggere onorevolmente, e l’autorevolezza con la quale continua a guidare la vita della città: l’apertura e la chiusura delle porte; la vigilanza affidata ad ogni cittadino.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.