1 Scese dal monte e molta folla lo seguì. 2 Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». 3 Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. 4 Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».
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v.1 “si avvicinò, si prostrò davanti a lui e disse: Signore, se vuoi, puoi purificarmi”
Mi sembra una bellissima indicazione per noi e per la nostra preghiera, per come rivolgerci al Signore per chiedere aiuto
avvicinarsi e prostrarsi: nel segreto della nostra stanza e soprattutto a messa.
Signore: è il nostro Signore, il nostro Dio, il Salvatore(non come quelli di ieri che dicevano “Signore Signore”)
se vuoi: non la nostra ma la sua volontà
puoi: lui tutto può!
purificarmi: ognuno di noi può chiedere quello che di cui ha bisogno, quello che vuole, oggi!!
Mi colpiscono due cose.
1) La tipica successione legge-grazia mi pare capovolta. Mentre siamo abituati a pensare che la legge sia il pedagogo che porta alla grazia che riceviamo in Cristo, qui è Cristo che dona la grazia che permette di andare ad adempiere “l’offerta prescritta” dalla legge.
2) Gesù dice: “Voglio”. E prima aveva insegnato a dire: “sia fatta la tua volontà”. Allora possiamo dire che la volontà di Dio consiste non nel fare tante cose, ma semplicemente nel lasciarsi purificare/salvare dalla sua parola (come la peccatrice di domenica scorsa).
Stefano
Entriamo oggi in nella memoria di miracoli compiuti da Gesù che nella struttura del Vangelo secondo Matteo sembrano voler confermare le sue parole nel lungo Discorso della montagna con le opere del suo amore per l’umanità. Sarà la memoria dei cap. 8-9. Perciò cogliamo con attenzione anche il particolare di tempo e luogo citato al ver. 1: “Scese dal monte e molta folla lo seguì”. La predicazione è strettamente connessa con l’opera salvifica.
Il discorso della montagna si era aperto con la Beatitudine dei poveri in spirito. Qui la prima persona che Gesù incontra è un lebbroso, portatore di una malattia che non è solo infermità fisica, ma ha un grande rilievo di ordine spirituale! La forza della preghiera di quest’uomo lo fa pensare consapevole della potenza del Signore, e quindi forse tra i molti che l’hanno ascoltato nei cap. 5-7. Così diventa molto evidente l’appello – quasi la provocazione! – che si coglie nelle parole di quest’uomo malato: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi” (ver. 2). Data la malattia il verbo “purificare” è del tutto appropriato, come potremo aver conferma dando uno sguardo a Levitico 13-14. Ed è evidentemente molto forte la presenza del verbo “volere”. Ed è quindi significativa la risposta di Gesù: “Lo voglio”. Egli esprime in modo assoluto la volontà divina nei confronti dell’umanità: la guarigione, la purificazione, il perdono, la vita! Questo è il cuore dell’annuncio evangelico. Ogni “conversione” è sempre conseguenza del dono di Dio. E’ il frutto, la risposta e la partecipazione al dono del Vangelo!
La mano tesa verso il lebbroso, e il contatto diretto, fisico, tra il Figlio di Dio e l’infermità dell’uomo, ci ricorda che la salvezza si compie non perchè l’uomo sale verso Dio, ma perchè Dio si china e si accosta all’uomo malato. Lo tocca. Il gesto concreto accompagna la volontà divina di salvezza. Non mi spiego come mai al ver.3 il traduttore italiano rinunci a ripetere per la terza volta il verbo “purificare” e dica che la “lebbra fu guarita”. Mi dispiace, perchè perde l’occasione per una considerazione che vi esprimo brevemente. Mi capita di osservare che spesso la malattia fisica non viene tolta, ma cambia completamente la condizione interiore della persona visitata e toccata da Gesù! Magari non fisicamente guarita, ma certamente rinnovata radicalmente nello spirito.
Il ver.4 ci pone il problema del silenzio che Gesù chiede all’uomo purificato, mandato a fare quello che la Legge chiede per tutti. Ci sono varie proposte che troverete nelle note delle vostre bibbie. Io ve ne propongo una di cui come al solito dovete diffidare. Mi pare che Gesù segua una linea di comportamento che anche nel Primo Testamento Dio segue volentieri. E cioè che la rivelazione della sua presenza e della sua potenza avvenga solo qualche volta direttamente e clamorosamente, ma altrimenti si manifesti attraverso la vita nuova, bella e buona del suo popolo. Così Gesù ama che qualcosa di nuovo avvenga in qualcuno, qualcosa che muove interrogativi e questioni. Un fiorire di Lui attraverso i suoi. Adesso, attraverso la sensazionale novità che il sacerdote e i suoi soci osserveranno: sarà “testimonianza per loro”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
Dopo la lettura nei capp. 5,6 e 7 del grande discorso della montagna, incontriamo oggi questo lebbroso che si avvicina a Gesù, probabilmente dopo averlo ascoltato. La sua guarigione è come il compimento del discorso della montagna.
Al cap. 4 avevamo già ascoltato – più in generale – di guarigioni operate da Gesù. Qui, anche per la sottolineatura di quel possessivo: “La sua lebbra fu mondata”, si vuole sottolineare il rapporto personale di Gesù con il malato lebbroso. Gesù è venuto a sanare le malattie di ogni uomo. Ha preso su di se le nostre infermità (Isa 53). E’ la manifestazione della verità del nome con cui sarà chiamato il figlio della vergine: Emanuele, “Dio con noi”.
“Lo voglio! Sii mondato!”: Questo comando autorevole di Gesù deriva dalla sua perfetta obbedienza alla volontà del Padre.
Nel parallelo di Marco vengono maggiormente sottolineati i sentimenti di Gesù: aggiunge infatti due termini sulla compassione e il fremito interiore. Qui in Matteo, invece, il testo è molto sobrio, quasi a voler sottolineare la conclusione del discorso della montagna e la signoria di Gesù sulla legge. Gesù viene chiamato qui “Signore” per la prima volta.
Gesù è venuto a compiere la Legge, non a eliminarla. Anche l’invito al silenzio è un’opera di pace, per non creare nuove tensioni con le autorità religiose costituite; fino al momento finale, alla sua ora, che sarà la rivelazione piena del suo nome di “Signore”.
Possiamo notare uno stretto legame tra l’insegnamento dei capp. 5-7 e questa guarigione del lebbroso che immediatamente vi fa seguito anche nella considerazione che i due eventi vogliono entrambi dirci che non c’è nulla che possa impedire all’uomo di essere avvicinato dalla misericordia di Gesù, il Dio vicino. Infatti il grande discorso è rivolto a chi pensa magari di essere sano e di non avere bisogno di alcun medico né cura: le parole di Gesù vengono a rivelare la nostra condizione (occhio, mano, cuore, ecc.) di malattia. La guarigione del malato di oggi, e di un malato di lebbra, malattia odiosa e inguaribile, dice all’uomo che sa bene di essere malato e magari ha perso la speranza di una cura, di una salvezza, possibile, che la cura c’è. C’è dunque un cammino di verità e di speranza per tutti quelli che ascoltano queste parole: chi pensa di essere sano, scopra per grazia del Vangelo, di essere anche lui malato; e chi poi sa bene di essere malato sappia anche che in Gesù la sua guarigione e purità è vicina.
Anche a me ha molto colpito la fede con cui il malato si rivolge al Signore. Oltre a sapere di essere malato, sa che il Signore, se vuole, puà guarirlo, purificarlo.
Quest’uomo ha la lebbra.
E’ forse per noi più delicato riconoscere in che modo siamo malati. In che modo il nostro cuore è malato, di cosa soffre?
Mi è venuto in mente il canto : vieni o amico
‘vedi malato è il mio cuore
l’anima soffre d’amore
vieni ti prego guariscila mio Dio
mostrale il tuo splendore
solo allora forte tornerà
solo allora la gioia riavrà
orsù antico commuoviti pietà
misericordia di me’
E’ possibile che indagando meglio sulle nostre infermità ci si possa accorgere che il Signore già dispone per noi delle luci, delle vie di pace,delle persone, delle strade di guarigione?