13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15 né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. 17 Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18 In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. 20 Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
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La Parola che oggi il Signore ci rivolge mi sembra accentui la nostra responsabilità. E mi piace che sia la nostra responsabilità di cristiani-semplici (come dire dei soldati semplici, senza funzioni gerarchiche), di semplici battezzati. Ed è ammirevole pensare come anche la nostra vita sia stata visitata dal Signore del Vangelo perchè Lui stesso aveva disposto che arrivasse qualcuno che fosse per noi “sale”, e “città sul monte” e “lampada”.
Il fascino dell’immagine del sale è che assolvendo il suo compito di salare, trova la sua verità in un certo “perdersi” perchè gli altri siano salati. Non so se realmente il sale possa “perdere il sapore”, ma in ogni modo, isolato in se stesso, se non sala niente e nessuno, non è appetibile. Non serve a niente.
L’affermazione del ver.14 mostra tutta la sua forza – “voi siete la luce del mondo” – se la si confronta con Giovanni 8,12, dove Gesù dice di Sè “Io sono la luce del mondo”. Questo non mi sembra contradica, ma se mai accentui la gravità del nostro testo dandoci la misura dell’affidamento che il Signore fa di Sè ai suoi discepoli! Mi pare importante questo, perchè spesso le “città sul monte” e le “lampade” sono oggetto di competizione, di vanità e di guerra di potere. In questo modo invece la testimonianza del Signore splende nell’evidenza della nostra povertà davanti al segno che è chiesto di dare.
Mi sembra molto importante l’affermazione di Gesù al ver.16, perchè con molta nettezza non identifica questo compito con un insegnamento, un ruolo gerarchico, un’autorità nei confronti delle persone, ma il semplice risplendere della vita cristiana! Le stesse “opere buone” non sembrano tali perchè rivolte a chi deve vedere la luce di Gesù, ma sia piuttosto la “vita buona” dei discepoli che diventa “luce” davanti a coloro che attendono la luce di Dio.
I vers.17-20, nel corso di molti anni, mi sono diventati sempre più semplici ed evidenti. Nel passato, molte affermazioni delle Scritture della Prima Alleanza mi sembravano intraducibili nella vita cristiana. Però poi ho vissuto insieme ad altri una certa apprensione quando ho visto “censurati” molti versetti di Salmi e alcuni interi Salmi nella preghiera quotidiana delle Ore. Adesso, sempre più, mi sembra che ogni versetto delle Scritture sia evidentemente “piegato” verso Gesù, e in Lui trovi appunto la sua piena luce…..Lorenzo mi chiede di piantarla, e oggi affido a voi il seguito…
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
I am sorry I cannot write in Italian, but the person who don’t understand English can use Google Translate and a dictionary to translate.
You quote Matt. 5:17-19 and I want to quote what is written in the original version.
I would recommend you to listen to the words of Ribi Yehoshua ha-Mashiakh (the Messiah) from Nazareth’s authentic teachings. It reads:
[Torah, Oral Law & Hebrew Matityahu: Ribi Yehoshua Commanded Non-Selective Observance
The Netzarim Reconstruction of Hebrew Matityahu (NHM) 5:17-20]
[Glossaries found in the website below.]:
“I didn’t come to subtract from the Torâh of Moshëh or the Neviim, nor to add onto the Torah of Moshëh did I come. Because, rather, I came to [bring about the] complete [i.e., non-selective] observance of them in truth.
Should the heavens and ha-Aretz exchange places, still, not even one י or one of the Halâkhâh of the Torah of Moshehshall so much as exchange places; toward the time when it becomes that they are all being performed — i.e., non- selectively — in full.
For whoever deletes one [point of] the Halâkhâh of these mitzwot from Torah, or shall teach others such, [by those in] the Realm of the heavens he shall be called ‘deleted.’ And whoever ratifies and teaches them shall be called ‘ Ribi’ in the Realm of the heavens.
For I tell you that unless your tzәdâqâh is over and above that of the [Hellenist-Roman Pseudo- Tzedoqim] Codifiers of halakhah, and of the Rabbinic- Perushim sect of Judaism, no way will you enter into the Realm of the heavens.” (see NHM)
Quote from http://www.netzarim.co.il ; “History Museum”
The reconstruction is made using a scientific and logic methodology. One of the premises is that the historical Ribi Yehoshua was a Torah-observant Pharisee (why that premise is true is found in the above website, in which you also will find more information about why a reconstruction is needed).
The historical Ribi Yehoshua and his followers Netzarim observed Torah non-selectively. The above website proofs that the person who want to follow the historical Ribi Yehoshua must do likewise.
This is what Ribi Yehoshua taught and he taught in accordance with Torah, that anyone who adds a mitzwah (directive or military style order) or removes a mitzwah from Torah is a false prophet.
According to Tan’’kh (for example Yekhezeqiel 18) foregiveness is required for eternal life. Ribi Yehoshua taught: “And whoever ratifies and teaches them shall be called ‘ Ribi’ in the Realm of the heavens.” Ribi Yehoshuas teachings was in accordance with Yekhezeqiel 18 that promisese foregiveness for the persons who do his/her utmost to keep Torah non-selectively.
You rely on Christian redactions, instead of Torah and Ribi Yehoshua who taught according to Torah.
Anders Branderud
Cercherò di capire almeno la sostanza di quanto dice Anders… Mi soffermo un attimo sul v.17: “…non sono venuto ad abolire, ma a portare a compimento”. L’ho sentito spiegare così (semplificando al massimo): si tratta delle Scritture dell’Antico Test.; esse contenevano una grande promessa, la costituzione del regno di Dio. Per gli israeliti equivaleva a dire: ricostituzione con potenza del regno di Israele, cui si sarebbero inchinati finalmente tutti gli altri popoli. Gesù dice che non “demolisce”, non distrugge questa promessa, anzi la compie… ma in ben altro modo da quello atteso: il Regno è dei poveri, dei diseredati, di coloro che piangono… Una propsettiva incomprensibile per i suoi ascoltatori. – Ho letto anche una indicazione terminologica che mi sembra utile: essere considerati grandi o essere considerati piccoli (v.19) non vuol dire che ci sia una graduatoria di merito nel Regno di Dio; è un modo ebraico di esprimere ammissione o esclusione da quella realtà.
Colpisce che nel suo primo grande discorso, così come viene riportato da Matteo, Gesù faccia precedere il Signore gli insegnamenti – che cominceremo ad ascoltare lunedì prossimo – riguardo alle esigenze più profonde della legge, interpretata e compiuta alla luce del precetto nuovo dell’amore, dalle parole che abbiamo ascoltato ieri e da quelle di oggi. Colpisce cioè come sia piaciuto a Gesù porre all’inizio la proclamazione delle beatitudini, cioè del compiacimento e della benedizione di Dio su quella che abbiamo chiamato “nuova umanità”, cioè quella che Gesù stesso ha incarnato, che è quella dei più poveri. E come poi abbia voluto fare seguire le parole di oggi, che esprimono una grande fiducia, che appare qui immotivata, nei discepoli, dei quali finora non si è detto che abbiano fatto alcunché che dimostri essere loro “sale della terra” e “luce del mondo”. Dopo certo verranno le esigenze, anche severe, della carità, ma l’inizio è benedizione di Dio e fiducia (=amore) immeritato.
Quel sapore (sale) e quella visibilità (luce) per la quale i discepoli vengono posti nel mondo (e che bisogna stare attenti a non rovinare, né perdere) è la beatitudine di cui si parlava ieri.
La luce “illumina tutti quelli che sono nella casa”. Come quel profumo dell’unguento sparso per amore sui piedi di Gesù, di cui pure si dice che “riempì tutta la casa”. Questo è possibile, se si rimane in ciò che è stato dato (“stare sul lucerniere”), allora normalmente, “ovviamente” la luce si diffonde in tutta la casa.
In Lev 2 troviamo la prescrizione che il sale deve essere presente su tutte le offerte fatte al Signore, per renderle gradite. Questo, detto dei discepoli, indica la funzione santificante del ministero apostolico nei confronti di tutto il mondo. Se i discepoli hanno in sé la luce del Vangelo, il sapore della parola di Dio, hanno questo potere di offrire a Dio un sacrificio gradito. S. Paolo intende questo quando scrive, nella lettera ai romani: “Mi è stata concessa da parte di Dio la grazia di essere un ministro di Gesù Cristo tra i pagani, esercitando l’ ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo” (Rom 15:15-16).
Nella misura in cui il discepolo e l’apostolo è incorporato in Gesù, è “luce del mondo”, e le sue opere buone sono le opere della fede, che ha una efficacia potente di attrazione. La fede porta la legge al compimento: “Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient’ affatto, anzi confermiamo la legge” (Rom 3:31).
Il sale posto sulle offerte perché non si corrompano e siano gradite a Dio, nell’A.T. è segno dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Gesù afferma che il discepolo deve rendere gradito il mondo a Dio.
“Voi siete la luce del mondo!”. Verrebbe da chiedersi: Come noi? Infatti tu stesso, Gesù, hai detto: “Io sono la luce del mondo”. Seguendo Lui e uniti a Lui, infatti: “Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8:12). La Luce è il Signore Gesù, che è il compimento della Legge.
Questo dono di essere anche noi, suoi discepoli, “luce” in Lui, comporta anche una grande responsabilità: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore” (Efe 5:8-10).