69 Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». 70 Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». 71 Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». 72 Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». 73 Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». 74 Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. 75 E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
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Due domande sorgono spontanee: è irrilevante che siano due donne quelle che per prime interrogano Pietro e che entrambe gli chiedano conto della sua relazione con Gesù (“eri con Gesù”, “era con Gesù”)? Probabilmente non si tratta di un caso, ma di una nota tipicamente femminile di importanza data alle relazioni. Per di più la relazione di comunione di Gesù con i discepoli era stata già messa in particolare rilievo dal racconto della Passione secondo Matteo (vedi i preparativi dell’ultima cena e la preghiera al Getsemani). Il rinnegamento di Pietro diventa così il tradimento di un vincolo di amore.
La seconda domanda è: perchè lo tradisce? Forse per evitare di essere coinvolto nell’umiliazione che Gesù sta patendo, per un sentimento di vergogna, per la fatica a reggere alla piccolezza di un “Messia” che Pietro si aspettava grande e potente. Gesù è il rovescio di un Dio grande e forte. Rappresenta una linea nuova, anche nel 2010, per la quale Dio si presenta nella debolezza di un uomo che suggerisce che conviene voler bene a tutti.
Mi sento molto preso dal fatto che la fedeltà cristiana sia chiamata ad avvicinarsi con amore a tutte le persone. Il rischio è quello di rapportarsi alle persone con una linea che è quella dell’esigenza severa di una fedeltà e coerenza morale.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
Pietro non può nascondersi davanti a quelli che lo interrogano sulla realtà del suo essere discepolo di Gesù. Forse lo hanno visto con Lui nell’orto del Getsemani, forse è il suo accento Galileo a tradirlo. Ma più profondamente Pietro porta un segno del suo essere discepolo: era uno che stava con Gesù, e questo si vede!
È vero che è il pastore che conosce le sue pecore; però se un discepolo non vuole essere riconosciuto – come Pietro qui – questo non è possibile, perché la verità della sua vita è manifesta.
E se è vero che il suo pianto successivo al rinnegamento è segno del pentimento di Pietro, è anche vero che piange perché si ricorda della sua reale condizione di discepolo di Gesù.
C’è tono di disprezzo in questo chiedere e dire: “Tu sei Galileo!”, come quando i giudei dicono a Nicodemo al cap 7 di Giov: “Sei forse anche tu della Galilea?”. Questa serva è molto dentro alla cerchia dei capi, e mostra con la sua domanda un atteggiamento servile.
Per due volte Pietro rinnegando Gesù dice: “Non conosco (quell’) uomo”. Una affermazione altrettanto forte sull’ “uomo” Gesù la farà poco dopo Pilato, quando farà sedere sul suo seggio Gesù rivestito della porpora, e darà ai Giudei l’annuncio insopportabile: “Ecco l’uomo!”. Dio si è fatto uomo. E Gesù, ormai così dentro alla passione, e con i segni che già porta, è l’ “uomo” vero, che rifà a immagine del Padre l’uomo che è caduto nel peccato.
Con le sue parole Pietro rinnega tutto di Gesù in modo profondo, e il suo modo di essere sprofondato così nella Passione.
“Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’ “uomo” Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti.” (1Ti 2:4-5)
Il pianto e il pentimento di Pietro ricorda il lamento di Adamo, come ne scrive Silvano dell’Athos. E anche le lacrime della donna presso Gesù, in casa del fariseo. Le lacrime, pur non cancellando il peccato, lo immettono nella misericordia del Signore.
Perché Pietro, che ha rinnegato il Signore, sarà poi da Lui posto a capo e custode del suo gregge? Perché Pietro passato per il rinnegamento e per il pianto di pentimento, ha conosciuto la grande misericordia del Signore, e il suo amore, e lo ama per questo, e di questo è testimone tra i fratelli.
Se questa serva può rappresentare il comune sentire della gente, vediamo che Gesù non viene considerato per tutto quello che ha detto o fatto: contano solo le etichette. Viene definito in base alla regione di provenienza, “Galileo”, e noi sappiamo che non era un complimento: equivaleva a dire “rozzo, testa calda…”; indicazione rafforzata ulteriormente dall’altra: “Nazareno”; Nazaret, infatti, era considerato il covo dei rivoluzionari, dei ribelli antiromani… Anche Pietro si riferisce a Gesù in un modo offensivo: “quell’uomo”. E tuttavia, così dicendo, si avvicina alla piena verità, che sarà confermata dalle parole di Pilato: “Ecco l’uomo!”, come hanno già spiegato i fratelli di Mapanda. Ilgallo canta, a significare – come allora si riteneva – una vittoria del satana… Però Pietro “si ricorda” e piange…