1 Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2 Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3 le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4 le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
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Rispetto alle immagini dei servi che aspettano il ritorno del loro padrone, questa figura delle vergini che “uscirono incontro allo sposo” mi sembra suggerire l’esigenza di un’operosità che qualifichi e descriva questo “andare incontro con le lampade”.
La contrapposizione tra stolte e sagge trova un riferimento forte in Matteo 7,24-27, dove, a conclusione del discorso della montagna iniziato al cap.5 Gesù indica l’immagine di un uomo che costruisce la sua casa e, se è saggio la edifica sulla roccia che significa ascoltare la Parola di Gesù e “farla”, al contrario dello stolto che ascolta ma “non fa”. Sono molto importanti le parole di Paolo nei primi tre capitoli della Prima Lettera ai Corinti sul tema stoltezza-sapienza a proposito di Gesù e della sua croce, stoltezza per il mondo e sapienza dei credenti. Pur con molta esitazione propongo quindi l’ipotesi che l’olio preso per le lampade possa essere l’ascolto operoso della Parola di Gesù, e quindi l’Amore, e le opere dell’Amore. Mi chiedo se tale non sia anche il “dare il cibo al tempo debito” ai domestici che abbiamo incontrato in Matteo 24,45.
Faremo attenzione anche a quel “si assopirono tutte e si addormentarono” del ver.5 che di per sè non sembra contravvenire alla vigilanza che sarà ribadita alla fine della parabola, al ver.13. Mi chiedo quindi se questo generale addormentarsi non si debba accostare all’immagine di Matteo 24,40-41, dove i due uomini nel campo e le due donne alla macina sembravano essere nella stessa situazione, ma in realtà uno è preso e l’altro lasciato. Se non si voglia qui dire cioè che il dormire non sempre abbandona una vigilanza che si custodisce nell’ordinarietà della vita. Troviamo questo nel Salmo 126(127),2, dove si dice a proposito del pane di Dio che “al suo prediletto Egli lo darà nel sonno”. C’è un dormire che non interrompe quindi la vigilanza!
Conclusivamente, ma pur sempre provvisoriamente, sperando di ricevere da voi altre ipotesi, mi chiedo quindi se la vigilanza in attesa dello sposo non ci chieda di celebrare nei piccoli vasi della nostra persona la carità di Gesù. Tra l’altro vedremo che questa carità di Gesù è concessa anche a coloro che non lo hanno conosciuto, come dirà l’immagine del giudizio finale in Matteo 25,31-46.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Siamo davanti a dieci ragazze non sposate (“vergini”). Che cosa differenzia le “pazze” dalle sagge? La scelta che hanno fatto, la decisione che hanno preso: prendersi o non prendersi dietro l’olio a sufficienza. Aver valutato che poteva bastare o che poteva mancare. E cosa rappresenta quest’olio? Dice padre Perez (dei Servi di Maria): “E’ quello che facciamo per gli altri”. Mi pare che espliciti quanto dice più su Giovanni. …E anch’io, personalmente, dovrei collocarmi nel gruppo delle pazze, se guardo quello che riesco a fare per la vita e il benessere degli altri.
v. 3 “le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio”: cosa vuol dire non prendere l’olio? È la differenza tra il vivere intensamente il dono della vita, e il trascurare, il non curarsi che la verità risplenda. “Preparare” le lampade (v. 7) sottolinea come si vive il tempo che ci è dato, nella desiderosa e attenta attesa dell’arrivo dello sposo. È essere continuamente pronti al grido che annuncia il suo arrivo: “Svègliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Efe 5:14).
Le vergini stolte, che in una mano sola avevano la lampada e l’altra non era stata pronta a prendere anche l’olio, ci ricordano la necessità di prendere con noi tutto ciò che è necessario in questo tempo di attesa; tempo che è contemporaneamente attesa dello sposo che ritorna, e tempo di combattimento. L’olio è come l’armatura completa: tutto ciò che è necessario per resistere va indossato e non solo una parte: “La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.” (Rom 13:12) e “Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii. Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte. Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, [rivestiti con la corazza] della fede e della carità e avendo come [elmo] la speranza [della salvezza]” (1Tes 5:6-8)…
Chi viene è lo sposo. Gesù si definisce lo sposo, quando viene interrogato sul digiuno. Il regno di Dio è un re che prepara un banchetto per suo figlio. Oggi il Signore ci dice di essere lo sposo. Tutti “escono” incontro a lui. Escono, come Abramo. Ebr 13 ci ricorda che avendo Gesù patito fuori dalla città, anche noi siamo invitati ad uscire per seguirlo e partecipare alla sua Pasqua. È una festa di nozze, e noi andiamo incontro a Lui che ha sofferto per noi. Tutte dieci sono vergini: sono tutti i discepoli di Gesù. Leggiamo in questi giorni in Osea che la vergine figlia di Sion è stata peccatrice e adultera, ma il Signore la ama, la chiama e la purifica. Tutti noi, tutti gli uomini, possiamo essere di quelli che seguono il Signore sposo, acquistati e purificati dal sangue dell’agnello.
Perché non hanno preso l’olio? Perché quell’uomo entrò nel banchetto senza avere l’abito nuziale, e ne fu cacciato? Perché il fariseo, giusto e pio non fu ascoltato da dio, a differenza del pubblicano? Perché può accadere, Dio ce ne scampi, di pensare che non abbiamo bisogno della misericordia di Dio, e che ci basta quello che siamo e abbiamo, la nostra forza e la nostra pietà. Ma invece non basta! Possiamo leggere l’ammonizione dello sposo alla chiesa di Laodicea: “Tu dici: “Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.” (Ap 3:17-20).
Perciò la stoltezza fondamentale è pensare di non avere bisogno dell’olio, di questo olio di grazia e misericordia!