45 Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? 46 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! 47 Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. 48 Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, 49 e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, 50 il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, 51lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti.
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A questa parabola seguiranno altre due nel cap.25. Sono tre parabole preziose che collegano strettamente il giudizio morale all’interpretazione del tempo. Se siamo fedeli a quest’attesa del Signore che ritorna, tutta la nostra vita è positivamente tesa al bene e al meglio. Se invece di fatto niente può succedere, il tempo non è più quello dell’attesa di qualcosa di grande e importante, ma diventa “tempo mio”: questo è il principio di un atteggiamento degradato, dove ci si chiude in se stessi e si diventa rapinatori.
Mi sembra eccessivo attribuire la figura del servo solo a chi porta responsabilità ecclesiali. Ogni persona ha le sue “responsabilità”. Nell’orizzonte della carità ognuno riceve qualcun altro con il compito di amarlo! Ognuno è partecipe del mistero della regalità di Gesù! Anche il più piccolo di noi è chiamato a servire altri nell’amore. Noi ben conosciamo la grande potenza di questi “piccoli” al cui amore siamo affidati!
La parabola è composta da due parti: i vers.45-47 parlano della vicenda del servo “fidato e prudente”. I vers.48-51 descrivono il comportamento negativo del servo malvagio e ipocrita. Ma l’andamento del brano e la costruzione dei periodi sembra dire che si tratta di un solo servo. Questo è iinteressante perchè forse ognuno porta in sè le due ipotesi, e tutto dipende da come si interpreta il tempo. Per il servo fedele il tempo è vissuto secondo l’espressione “tempo debito” del ver.45. Ed è interessante che la retta interpretazione del tempo come tempo di attesa del padrone si riveli e si compia nella semplice fedeltà quotidiana al comandamento dell’amore, descritto come “dare il cibo a tempo debito” a coloro che il Signore ci mette accanto con la responsabilità di servirli nella carità. Se invece si interpreta male il tempo – “il mio padrone tarda”(ver.48) – e si usa questo ritardo come occasione di violenza e di dissipazione, si precipita verso il ritorno del Signore come condanna. E se appunto il primo e il secondo servo sono la stessa persona, l’interpretazione del tempo diventa per ognuno l’elemento fondante l’interpretazione morale e il comportamento che ne consegue.
Se vale questa ipotesi di lettura del testo, mi sembra molto forte anche il contrasto tra un’attesa vissuta con la serenità di una diaconìa quotidiana della carità, e la sorpresa drammatica di un arrivo inaspettato in una situazione di violenza e di possessività. La sorte negativa minacciata nei confronti di questo agire cattivo contrasta con la prospettiva luminosa del servo fedele annunciata al ver.47: “lo metterà a capo di tutti i suoi beni”. L’Amore è veramente la partecipazione responsabile e meravigliosa alla signorìa di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In cosa consiste il compito che il Signore ha affidato al suo servo? Consiste nel “dare il cibo”(v.45). Dare cibo, dare nutrimento equivale a dare vita, favorire le condizioni perchè l’altro possa vivere. Ecco quindi il compito affidatoci: essere persone che comunicano vita, che contribuiscono a migliorare la vita dell’altro… Il servo malvagio sarà punito severamente: alla lettera, sarà squartato in due (v.51); questa infatti era la pena assegnata ai traditori. Al contrario, il servo fedele riceve non tanto un premio, quanto una piena partecipazione alla vita e alla regalità del suo Signore. – Buona domenica a tutti…