23Entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». 24Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. 25Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. 26Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». 27Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
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“Perché non gli avete creduto?”
Mi sembra questa la domanda importante che emerge dal testo di oggi che tratta dell’autorità, della potenza di Gesù. Questa difficile domanda può venire fuori dai nostri ragionamenti, ragionamenti di comodo o ragionamenti spirituali, può venirci posta dai nostri fratelli o dal Signore stesso.
I farisei la vogliono evitare e quindi si tirano indietro. Noi invece possiamo affrontarla e rimetterci in strada dietro a Gesù.
PRIMA PARTE
I farisei chiedono oggi a Gesù con quale autorità fa quelle cose, perché non vogliono riconoscere che tutto ciò che fa è guidato e comandato dall’amore. Sulla “autorità” di Gesù abbiamo ricordato alcuni passi già letti del vangelo di Matteo.
Mt 7, alla fine del discorso della montagna le folle restano stupite del suo insegnamento “egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi”. In Mt 9 leggiamo che “il Figlio dell’ uomo ha il potere (autorità) in terra di rimettere i peccati”; e dopo la sua risurrezione assicurerà i suoi discepoli che ora gli “è stato dato ogni potere in cielo e in terra” e così li invia in tutto il mondo a portare il buon Vangelo.
Questi capi che interrogano Gesù nel tempio ci riporta alla memoria della sua infanzia, quando a 13 anni rimase nel tempio, ed era interrogato e interrogava i dottori. La domanda che oggi viene posta a Gesù riguarda la natura e l’origine della sua autorità (come poi, in Atti, verrà chiesto anche agli apostoli), che lo porta a compiere “queste cose”. Esse sono i due fatti appena raccontati, simbolo del passaggio dalla economia antica a quella nuova. Non è richiesto il sottile ragionamento, ma la disponibilità della fede. Questi capi restano schiavi dei loro ragionamenti. Rifiutare di convertirsi significa chiudere la porta alla comprensione del mistero.
v. 27 “Non lo sappiamo!” La risposta dei sommi sacerdoti e anziani colpisce e stupisce. Dovrebbero essere le guide del popolo, e non sanno riconoscere in Gesù il Messia. I capi avevano saputo ricavare dalla Scrittura che “il Messia deve nascere a Betlemme di Giuda”, ma quando hanno davanti a loro la piccola e umile persona di Gesù non vogliono e non sanno riconoscerlo in Lui. Questo indica la incapacità di riconoscere il compiersi delle parole della Scrittura nella storia che viviamo, nelle persone che incontriamo. Hanno anche mandato persone a interrogare Giovanni, hanno avuto da lui la buona testimonianza su Gesù (vedi Giov 1), ma non gli hanno creduto, né sono andati a lui convertendosi. L’esito è questo stato di mortifera e drammatica ignoranza, che è rifiuto, e che avrà il suo culmine nel grido quasi blasfemo al processo di Gesù, così come lo ricorda Giovanni: “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare”.
SECONDA PARTE
Gesù non risponde direttamente alla domanda posta al v. 23, ma li rimanda a Giovanni Battista. Dio si rivela nella storia. Poteva rispondere: Faccio ciò per il potere di Dio; è stato Dio a darmi questo potere. Invece preferisce fare una domanda sulla loro storia: C’è stato Giovanni Battista, l’appello alla conversione, la confessione dei peccati da parte di molti uomini: questo viene da Dio o dagli uomini?
Anche Giovanni Battista, come abbiamo letto al cap. 11, và dal carcere a chiedere a Gesù se sia Lui davvero il Messia. E anche lì Gesù non risponde, ma dice: andate a dire a Giovanni quello che voi vedete e udite. E mostra loro azioni che indicano l’azione di Dio. Poi in quel cap. Gesù invita a riconoscere in Giovanni un inviato da Dio: “Se volete accoglierlo…”, ma essi non vogliono, ed è per questo che non vogliono accogliere neppure il Messia.
Questo ci parla di quello che io sono e faccio oggi: le mie azioni e la mia identità, non prende senso da ciò che io isolatamente faccio e sono, ma dalla storia che mi ha generato. Sono definito da chi mi ha preceduto. La vera questione che Gesù pone è la questione della nostra vita: la mia professione viene dal cielo o dagli uomini? La decisione della mia verginità viene dal cielo o dagli uomini? In Matteo 19 Gesù parlando degli eunuchi, dice che sono di tre tipi diversi: quelli che sono così dal seno della madre, indicando così i limiti della natura umana; quelli resi eunuchi dagli uomini, da una decisione umana, di altri su di me; e quelli che si sono fatti eunuchi da se stessi per il regno dei cieli: l’ho fatto io, interpretando così la volontà di Dio su di me: viene dal cielo!
Non c’è qui risposta oggi, perché la deve trovare ognuno di noi. Il brano di Efes 6 di oggi dice che bisogna servire ai padroni non come a uomini ma come a Dio. Il padrone becero che incute timore, che mi tratta in modo subumano, viene dal cielo o dagli uomini?
Ci colpisce oggi la libertà, e anche l’ironia, con cui Gesù discute con “i capi dei sacerdoti e degli anziani”. Non risponde, anzi, è Lui a porre un quesito che li mette in difficoltà. E si trattava dei “capi”! Pensate a uno di noi che risponde così al vescovo o ai suoi “superiori” (che, secondo il Vangelo, non dovrebbero essete tali). – Al v. 25: “Non gli avete creduto”! Gli esperti del sacro, i ministri del culto, i teologi, la cui opinione era vincolante come le Scritture, non hanno creduto in Giovanni, come ora non credono in Gesù! Ci stupisce…, e ci fa anche tremare un po’.
La “crisi” che ha invaso Gerusalemme all’arrivo di Gesù, continua e si acutizza. Ora Egli sta insegnando nel tempio, secondo il costume dei maestri di Israele. Ma il suo insegnamento, anche per i segni prodigiosi da Lui compiuti nel tempio stesso, provocano nei capi dei sacerdoti e negli anziani una domanda di grande portata: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?”. A me non convince il termine “autorità” usato nelle versioni italiane, perchè la parola del testo originale dice piuttosto “potenza”, e quindi qualcosa che si impone autorevolmente perchè in se stessa è potente e autorevole. Non certo un problema giuridico, ma ben di più: un mistero, evidenziato soprattutto da quel “chi ti ha dato..”.
La risposta di Gesù è una domanda! Un domanda che condiziona la sua risposta. Egli pone la questione del Battista, da una parte stimato e venerato dal popolo come profeta (ver.26), e dall’altra testimone fedele e insieme umilissimo di Gesù come il Messia del Signore atteso da tutta la storia e da tutta la profezia del popolo di Dio. Questo è decisivo per quanto riguarda la Persona di Gesù di Nazaret, che chiede di essere riconosciuto sia in perfetta continuità-obbedienza-fedeltà alla grande tradizione di Israele, e dall’altra come Colui che attua le profezie in modo del tutto nuovo e sorprendente rispetto alla comune concezione del popolo e dei suoi capi. Per questo, la domanda “dal cielo o dagli uomini” è estremamente imbarazzante e costringe i capi a mettersi allo scoperto. Il popolo infatti ha accolto il Battista e la sua testimonianza, mentre i capi l’hanno rifiutato, anche se non hanno dovuto esporsi, perchè la morte del Battista si è consumata per mano di Erode. Per questo sono costretti a quel “non lo sappiamo”, che li chiude alla fede in Gesù, e consente a Lui di non dare risposta.
Tutto questo è di primaria importanza per noi oggi, perchè stabilisce l’assoluto legame tra il Primo e il Secondo Testamento. Essi infatti si illuminano reciprocamente. Non è possibile cogliere il mistero di Gesù senza le Scritture antiche. E solo alla luce di Gesù le antiche Scritture possono essere ascoltate in tutta la loro potenza in riferimento Lui, e a come in Lui si adempiono. Dice bene Bonhoeffer quando afferma che quello che in un Libro come il Salterio può sembrarci incomprensibile, o duro, o superato, è la misura della nostra lontananza da Gesù! Consoliamoci pensando che se noi siamo lontani da Lui, Lui per divina misericordia, è vicino a noi. E con la potenza del suo Spirito, ci conduce verso la Verità intera.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.