17 Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: 18 «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte 19 e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
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Mi sembra siano tre gli elementi che caratterizzano il terzo annuncio della Pasqua che Gesù comunica ai suoi. Innanzi tutto il fatto concreto di essere per strada verso Gerusalemme, e il passaggio, dal ver.17 al ver.18, da un “salire” che si riferisce solo a Lui, al loro salire insieme! Sembra di potervi cogliere il coinvolgimento dei discepoli nella vicenda del loro Signore!
Il secondo elemento, che ulteriormente approfondisce tale coinvolgimento, e che fa riferimento anche alla condizione particolare dei Dodici rispetto agli altri discepoli, quasi per dire che avranno il compito di trasmettere a tutti il grande evento della Pasqua che riguarda tutti quelli che camminano dietro a Gesù, è quel “in disparte” che in Mt.17,1 caratterizzava la riservatezza e la preziosità del miracolo della trasfigurazione e che ora sembra indicare quello che sta nel segreto più profondo della trasfigurazione e di tutto quello che Gesù insegna e compie: il suo sacrificio d’amore!
Il terzo elemento mi pare essere quella duplice consegna del Signore: prima ai sacerdoti e agli scribi come supremi rappresentanti del Popolo della Prima Alleanza (ver.18), e poi, al ver.19, ai pagani: la sua morte come principio della vita nuova donata a tutta l’umanità, nel tramite prezioso del popolo eletto. Ma questa “consegna” a tutti pone l’interrogativo supremo di chi sia colui che consegna Gesù. E a questo punto sembra del tutto luminosa e seducente l’ipotesi di S.Agostino, e cioè che, al di là di tutti i tradimenti e le violenze subite da Gesù, chi veramente lo consegna al sacrificio d’amore sia il Padre.
Quello che oggi infine attira maggiormente la mia attenzione è il fatto che questo terzo annuncio sia collocato subito dopo la parabola dei lavoratori chiamati nella vigna. Mi sembra un’implicita, essenziale e decisiva indicazione di quale sia, per tutti (!), l’opera da compiere: è la Pasqua! Se vale questa ipotesi che affido alla verifica della vostra preghiera e della vostra riflessione, anche il problema delle “differenze” di impiego e di fatica poste dai lavoratori della prima ora nella parabola svanisce nell’unicità di un’opera – dare la propria vita! – che coinvolge tutti e che segna e accompagna l’esistenza del credente sia in una vita lunga come in un’esistenza di poche ore. Il dotto come il semplice. L’uomo e la donna, il vecchio e il bambino. Chi celebrerà la sua Pasqua in modi eroici e clamorosi, e chi la consumerà nell’orizzonte semplice e dimesso di una vita ordinaria. Sarà l’opera anche di coloro che come all’improvviso si “convertiranno” a Gesù e da suoi aggressori e uccisori diverrano per grazia di Dio suoi compagni di strada accomunati e salvati dal loro morire con Lui per risorgere con Lui.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 17: “Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro…”: Gesù istruisce i suoi discepoli, prendendoli “in disparte”, mentre sono “lungo la via”: l’istruzione fondamentale di Gesù a noi suoi discepoli è la parola del Vangelo, in particolare dei vangeli della Passione e Risurrezione, da leggere e considerare almeno una volta alla settimana, ricavando da essi la Grande regola della vita cristiana.
Davanti a questo terzo annuncio della passione non troviamo più la reazione di opposizione (Pietro) o di tristezza che abbiamo visto nei discepoli, dopo i primi due annunci. Oggi c’è silenzio da parte loro, a indicare che forse hanno accolto che quello che Gesù dice loro già per la terza volta è vero. E oggi Gesù elenca loro tutti i dettagli della sua tremenda passione, fino a mostrare loro che sarà messo a morte, “consegnato alle nazioni”: preannuncia così il fatto che la salvezza che viene dalla sua morte sarà per tutti i popoli e nazioni.
v.18 “Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme…”: queste parole di Gesù sono molto forti anche al di là della reale consapevolezza dei discepoli, che pure qui è più evidente rispetto ai primi due annunci della passione. Dicendo così Gesù vuole unire la nostra partecipazione al suo sacrificio: “saliamo” insieme a Lui, anche se è lui (“…e il Figlio dell’ uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi”) a soffrire e morire.
Inoltre saliamo con Lui, perché Lui va a prepararci un posto; “sale” al padre e poi viene a prenderci, affinchè siamo sempre con Lui.
v. 19 “…il terzo giorno risusciterà”, Gesù annuncia che “verrà risuscitato” il terzo giorno. “Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere” (Atti 2:24). “Non era possibile” che i legami della morte tenessero legato Colui che è la vita, e che donarci la sua vita ha accettato liberamente di morire innocente per noi.
Confrontando questo terzo annuncio con i precedenti dei capp. 16 e 17 si vede subito che c’è una differenza molto importante rispetto al momento e al luogo in cui si verifica l’annuncio. Gesù e i discepoli sono già partiti e si trovano per strada. Gesù annuncia mentre stanno camminando: “Ecco stiamo salendo…”. Queste parole ci richiamano l’esclamazione di Pietro che abbiamo da poco ascoltato: “Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito!” Questo coinvolgimento dei Dodici nel cammino ricorda l’inizio del cap. 17, quando Gesù prese con sé “in disparte” tre discepoli per essere testimoni della sua trasfigurazione. Gesù rimane il protagonista della sua passione e glorificazione. Forse poteva fare tutto senza i discepoli? In realtà il Vangelo ci mostra come Giuda sia necessario, e i due discepoli a preparare l’agnello e la sala della cena. È certo che Gesù vuole accanto a sé i suoi discepoli. Nei capp. che seguiranno si vedrà un progressivo coinvolgimento dei discepoli (a partire da oggi) fino al momento della Eucaristia, quando Gesù inviterà i suoi discepoli a mangiare il suo corpo e bere il suo sangue, e cioè a entrare anche loro nella sua passione e morte. Nel Getsemani troviamo forse il momento più forte: Gesù vuole la compagnia dei suoi; e tutti lo abbandonano e fuggono. Poteva fare da solo. Ma li ha voluti con sé, perché dopo la risurrezione fossero dei testimoni della sua Pasqua, e avessero nella memoria le sue parole e i suoi gesti e le facessero conoscere al mondo intero.