10 Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 11 Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12 Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».
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Questo grande insegnamento di Gesù è ricordato solo dal Vangelo secondo Matteo. E’ importante la reazione dei discepoli perchè rivela con molta chiarezza la mentalità dell’uomo, che è difficile dire fino a che punto rifletta la “natura” umana, o la sua “cultura”. In ogni modo una cultura così profonda e affermata da poter essere, come qui, una considerazione di assoluto carattere generale. Ed è quindi molto importante che emerga in questa affermazione dei discepoli la struttura fondamentalmente “maschilista” della sapienza mondana: la considerazione riguarda solo la convenienza per l’uomo di unirsi alla donna nella condizione posta da Gesù ai versetti precedenti. Personalmente ritengo che anche il moderno divorzio si debba pensare in fondo sempre come un atto di ripudio dell’uomo nei confronti della donna. Anche quando è una donna a volerlo, ritengo che questo avvenga in un orizzonte intellettuale, morale e psicologico che riflette il “possesso” del maschio sulla donna. Magari, dividendosi, la donna afferma la sua “protesta” contro questo possesso della sua persona. In ogni modo, se così stanno le cose, dicono i discepoli, “non conviene sposarsi”.
Mi sembra un errore carico di conseguenze negative pensare che il matrimonio indissolubile sia “naturale”. E qui Gesù ce ne dà una conferma molto precisa affermando che infatti “non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso”(ver.11). Questa Parola di Gesù è molto importante perchè le nozze evangeliche sono un evento di grazia, che non può essere in nessun modo “imposto”. Quando c’è, è dono di Dio, è per “coloro ai quali è stato concesso”. Mi piace sottolineare che questo è grande bene anche per l’annuncio di questo dono di Dio, che viene umiliato quando si pretende di presentarlo come un dato di natura valido per tutti! Invece il matrimonio cristiano è supremo dono!
Ed è meraviglioso che per “giustificare” e soprattutto per “illuminare” la sua Parola, Gesù faccia uso di un’immagine “violenta” parlandoci dell’ “eunuco”. Così sono alcuni per un’infermità dalla nascita, e lo sono altri per una violenza subìta. E infine ci sono altri che “si sono resi tali per il regno dei cieli”. Questa frase è molto importante perchè nulla toglie a quanto dicevamo prima circa il dono, che è tale perchè non è possibilità o capacità di nessuno se non perchè “è stato concesso”. E d’altra parte dice che, come ogni dono, anche questo deve essere voluto e accolto. E non nasconde che tale accoglienza possa essere di grande fatica e travaglio. Spesso i doni più preziosi sono ardui da accogliere proprio per la loro rilevanza che impone una decisione e un atto “contro natura”, contrario all’istinto.
Ma di chi sta parlando Gesù? Indubbiamente sta riferendosi a chi consacra la sua vita all’amore di Dio. A chi vuole per tutta la sua esistenza rimanere e celebrare la condizione profonda di nuzialità nella quale è entrato con il Battesimo, dove è stato unito al Signore con un vincolo nuziale eterno. Ma Gesù sta parlando del matrimonio! Quello del quale i discepoli hanno appena detto che “non conviene sposarsi”! Dunque Gesù illumina le nozze celebrate e vissute nel matrimonio con l’immagine e la realtà delle nozze celebrate da chi viene chiamato a rinunciare al matrimonio per una dedizione e per una dedicazione totale al Signore Gesù, lo Sposo di tutta la chiesa e di tutta l’umanità! Ma tale è anche il matrimonio(!!): l’offerta e la conosacrazione di tutta la propria vita al mistero dell’Amore, nel segno – e nella persona! – di chi viene donato all’altro come marito o come moglie. Forse sono stato molto confuso! Perdonatemi!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.