15 Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16 se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17 Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18 In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
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Alcune tradizioni, come il nostro testo, considerano il caso della “colpa contro di te”, altre fanno riferimento più generico a “una colpa”. Ma non penso ci sia gran differenza per quello che riguarda il problema del “che fare” in questi casi. Tale è infatti l’attenzione privilegiata della Parola che oggi il Signore ci regala.
Vengono indicati tre “passaggi” di questa ammonizione per custodire il fratello nella comunione: l’assunzione di una responsabilità personale, caratterizzata da un’assoluta riservatezza: “fra te e lui solo”(ver.15), con la speranza che questo sia sufficiente per convincere e per ottenere l’accoglienza del fratello che ha sbagliato. Le due o tre persone coinvolte nel secondo passaggio (ver.16) riflettono la prescrizione di Deuteronomio 19,15 e mi sembra indichino l’aiuto che può venire da un concorso fraterno che metta il colpevole più intensamente davanti alla sua responsabilità. L’ultimo passaggio riguarda la stessa comunità ecclesiale, e quindi il segno dell’appartenenza più oggettiva e profonda di chi dovrebbe ascoltare l’ammonizione che gli viene rivolta. Così il ver.17.
Il punto delicato è quello di cogliere il significato dell’affermazione “sia per te come il pagano e il pubblicano”. Vedo che le note tendono a suggerire una certa “estraneità” nei confronti di chi non ha ascoltato ed è rimasto nella sua posizione. A me sembra che questo sia difficile ammetterlo. L’esperienza mi dice che proprio il rifiuto di accettare ogni tentativo di recupero da parte del colpevole, mette nel cuore e nel pensiero dei fratelli una ancor più viva affezione verso chi sbaglia (o si pensi in buona coscienza che sbaglia!). E’ un po’ come la lontananza di chi ci è più prezioso: lo rende drammaticamente più presente! E poi, come si fa a non considerare anche la portata delle parole “pagano e pubblicano”, così eloquenti per chi ha ascoltato la Parola di Gesù? Propendo a pensare alla preghiera per chi si è staccato dalla comunità, e al pensiero di un nuovo e più profondo annuncio evangelico. Anche lo scomunicato è mio fratello, e lo è con un peso di pensiero e di sentimento ancora più forte.
Secondo me, quindi, anche il ver.18 non deve essere inteso come una specie di diritto e di potere nel giudicare. Esso mi sembra dirci soprattutto la grande responsabilità che il Signore ci affida nella celebrazione della sua misericordia. Il che non vuol dire far passare tutto per buono, ma, come suggerisce S.Francesco nel caso in cui non si possa obbedire ad un superiore che ci chieda qualcosa “contro la nostra anima”, cioè contrario al nostro sentimento e al nostro pensiero evangelico: in questo caso bisogna custodire la fedeltà alla Parola di Dio, e nel contempo amare ancora di più chi ci sembra scostarsene. Questo mi sembra interpreti meglio il cuore di nostro Padre e l’opera di salvezza compiuta da suo Figlio Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 15 Se il tuo fratello “allora” commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello. Quell’ “allora” che in ital. si perde, collega questi vv. al brano precedente, sul comando di non disprezzare i piccoli, e sull’immagine del pastore che ama e cerca ogni sua pecora che si perde.
“ammonire” è come il “legare e sciogliere” del v. 18. Secondo Giov 16:9 è una delle azioni che compie lo Spirito Santo mandato da Gesù. È per guadagnare il fratello, non a sé, ma a Dio.
“legare” = dichiarare lecito quello che fa; “sciogliere” = perdonare i peccati, come fa Gesù, che ha “sciolto” in sé stesso l’inimicizia (Efe 2:14ss) “sciogliendo” il muro che divideva. Quindi queste azioni sono segno di amore, così l’autorità data alla chiesa per sciogliere per il Regno di Dio.
La correzione fraterna ha un problema, quando non la accettiamo, non la riceviamo con gratitudine, come azione d’amore del fratello. Anche quando rischia di trasformarsi in una parola di accusa, magari raccogliendo dicerie, non ha più il volto e la sostanza che qui Gesù vuole dare. Il suo scopo è che tutti possano essere figli di Dio in modo buono, che possiamo tutti perseverare nella condizione di unità e comunione.
È importante unire il brano di oggi a quelli che hanno preceduto ieri e l’altro ieri. Gesù non vuole dare un “metodo”, ma mostrare come colui che ha peccato è importante, ed è per te “il” fratello particolare: “Se il tuo fratello commette una colpa…”, perché è come te figlio di Dio Padre, che il Padre ama di amore particolare e personale.
Gesù non dice: “Va, e poi se non ti ascolta manda altri”; ma dice va, prendi un altro, prendi la Chiesa. È compito tuo aiutare il fratello che è andato lontano.
Inoltre non c’è la prospettiva di un castigo. Anche i testimoni non sono come per l’A.T. solo per verificare che non venga condannato un innocente, ma anche per assicurare che possa tornare dalla sua perdizione.
Le ultime parole (sul legare e sciogliere) mostrano come Gesù voglia ricordarci che noi non siamo i padroni del nostro fratello, neanche per la giustizia. Lui è proprietà di Dio, e io lo posso solo aiutare.
Se non vuole ascoltare “sia per te come un pagano e un pubblicano”. (v. 17). Vuol dire che sebbene tu non abbia potuto recuperarlo, usando modi “normali”, c’è un modo grande che anche Gesù ha usato, e cioè che mentre noi eravamo peccatori e nemici, e non credevamo (= “pagani e pubblicani”), Lui è morto per noi.