10 Poi, riunita la folla, disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! 11 Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». 12 Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». 13 Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. 14 Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!». 15 Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». 16 Ed egli rispose: «Neanche voi siete ancora capaci di comprendere? 17 Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna? 18 Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. 19 Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. 20 Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l’uomo».

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Chiediamo un aiuto speciale al Signore che oggi ci rivela un elemento fondamentale della nostra fede. E siamo grati anche a Pietro e agli altri discepoli che chiedono al Signore la spiegazione della parabola (ver.15). Neanche noi, infatti, siamo ancora capaci di comprendere!!(ver.16). Dunque, da un discorso che poteva sembrarci non fondamentale, Gesù ci porta dentro al grande mistero della natura umana e della sua profonda ferita, e del suo bisogno di essere salvata e sanata.
Al rimprovero di farisei e scribi che nei versetti precedenti rimproveravano il fatto di prendere cibo senza lavarsi le mani, oggi il Signore dà la sua risposta definitiva e sorprendente: “non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!”. E liquida con severità il loro “scandalo” negando che la loro dottrina sia “pianta piantata dal Padre”. Sono ciechi che guidano ciechi, destinati quindi a cadere.
Al ver.17 Gesù liquida definitivamente il tema- problema della purità-impurità dei cibi. Questo è grande scandalo per la fede e la tradizione ebraica. Ci chiediamo allora il senso di queste secolari disposizioni che Dio stesso ha dato e che ancora oggi i nostri fratelli ebrei osservanti custodiscono con gelosia appassionata. Possiamo pensare che la scelta divina di cibi permessi e di cibi proibiti voglia sottolinerare la particolarità-preziosità dell’elezione di Israele e quindi la sua posizione del tutto particolare rispetto a tutti gli altri popoli. Ma ormai, come, se Dio vorrà, ascolteremo dai versetti immediatamente successivi al nostro brano, la salvezza viene portata a tutti i popoli e a tutte le culture, a tutto il creato, e quindi tutto il creato viene “riconciliato” e reso puro! Potete cogliere questa precisazione nel testo parallelo al nostro di Marco 7,1-23.
Ben altro è il vero problema, il vero grande dramma di tutta l’umanità. La situazione che non si colloca all’interno di una particolare tradizione o di una fede religiosa, ma è la condizione dell’umanità! Quella che Dio vuole sanare. La salvezza e la vita nuova che Gesù è venuto ad annunciare e ad attuare. Il vero problema è il cuore dell’uomo! E’ dal cuore malato e prigioniero dell’uomo che escono tutti i drammi e le sventure della storia dell’umanità e del cosmo. Dal cuore malato e prigioniero dell’uomo viene tutta la ferita e il dolore della vicenda umana. Malattia e prigionìa che nessuna scienza e nessuna magia dell’uomo possono sanare.
La fede ebraica assume in Gesù e con Gesù la responsabilità di tutto il mondo e di tutta la storia dell’uomo e del cosmo. La fede cristiana è l’annuncio della liberazione dell’umanità e dell’intera creazione dalla prigionìa del male e della morte. Per questo dobbiamo essere attenti nei confronti del rischio di un certo moralismo, come di un certo “farisaismo”, e di ogni forma di pensiero che attribuisce semplicemente alla colpa dell’uomo ogni male, e pretende la capacità dell’uomo di liberarsi da ogni male. Dalla morale alla scienza, il rischio è quello di di divinizzare l’uomo e nello stesso tempo di demonizzarlo, attribuendogli sia tutto il male, sia tutta la possibilità-capacità di vincerlo.
Invece solo Dio salva. Il nome “Gesù” significa “Dio salva”. Gesù è la salvezza che Dio dona all’umanità. Questa è l’unica potenza capace di vincere quel male che si è annidato nel cuore dell’uomo e lo tiene prigioniero e senza speranza. Gesù è venuto non a condannare, ma a salvare il mondo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi il Signore “convoca a sé” la folla, con una azione che suggerisce una cresciuta intimità con Lui, come già aveva chiamato a sé i discepoli (vMt 10,1), e invita ad “ascoltare e comprendere”. Sono due verbi importanti che già abbiamo trovati insieme nel capitolo delle parabole della seminagione. Qui c’è un passo avanti che Gesù fa fare a tutti, non solo ai discepoli, verso l’ascolto attento e la comprensione della sua parola, rispetto a quando citava l’antica profezia. La impossibilità a comprendere sembra restare vera per chi, come i farisei, non accede a Gesù, per imparare il senso nuovo delle parole e dei precetti antichi.
“Ascoltare e intendere”: avvicinandosi a Gesù e ascoltandolo ci viene data la possibilità di comprendere anche il senso dei precetti del Levitino, sul puro e l’impuro. Gesù ci invita ad avere una intelligenza illuminata, che deriva dall’accogliere Lui come luce: “Chi segue me non cammina nelle tenebre”. Gesù non annulla quello che è stato detto in antico, ma lo illumina. E’ la pedagogia di Dio: ciò che importa è la purezza e la prontezza dell’ascolto, non l’animale che si mangia, o come si mangia. La creazione è tutta monda. L’impurità è il peccato, ciò che esce dal cuore dell’uomo, non ciò che entra nel corpo. Vedi 1Tim 4:4 “Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera”. Rimane nella impossibilità di comprendere che non si mette in questa condizione di sequela di Gesù.
Si è “ciechi e guide di ciechi” quando non si ascolta questa parola del Signore, che “quello che esce dall’uomo lo contamina”. La lettera ai Galati di oggi di nuovo ci aiuta. Paolo chiede: “Perché la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della [discendenza] per la quale era stata fatta la promessa”. E non si è più ciechi accettando la “discendenza” promessa.
Gesù vuole che noi guardiamo le cose più in profondità. Oggi la questione non è lavarsi le mani prima dei pasti, ma capire dove è l’origine del male e delle infermità dell’uomo. I farisei sono l’esempio di quanti si ritengono sani e devono custodirsi per non rischiare di contaminarsi. Gesù invece dice che l’origine del male è dentro di noi. E allora tutti abbiamo bisogno del medico e delle sue cure. Abbiamo tutti bisogno di essere sanati. Le parole di oggi dei Galati ci aiutano, perché mostrano che non si tratta di custodire una nostra “salute” facendo le opere della Legge, ma di accogliere il Medico, che con il suo sangue può curare noi tutti.