31 Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32 Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». 33 Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 34 Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

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Ritorno ancora su una considerazione già fatta a proposito di quello che oggi ascoltiamo al ver.31: “…espose loro un’altra parabola…” Un’altra! Sono molte le parabole. Al punto di quasi pensare che tutto è una “parabola”. E qui propongo una specie di definizione-spiegazione del termine, che oggi emerge fortemente dal ver.35 del nostro brano: la parabola è l’orizzonte, l’evento, il fatto…dove si nasconde e si rivela il mistero di Dio! Un fenomeno naturale, un fatto della vita, una struttura della storia…tutto è come una “parabola” che nasconde in sè, e insieme rivela, il segreto del regno di Dio. Mi esprimo in modo molto banale, e cercate voi di proseguire la riflessione a livelli più profondi.
Nella parabola dei vers.31-32 si evidenzia il contrasto tra piccolo e grande: “…il più piccolo di tutti i semi…più grande delle altre piante..”. E’ il contrasto tra la realtà della nostra vita personale e comune che, pur visitata dal dono di Dio tante volte ci scandalizza per la sua piccolezza, che non è solo la sua umiltà, la sua irrilevanza, la sua sterilità, ma addirittura la vicenda del nostro peccato, dei nostri fallimenti, degli scandali della comunità ecclesiale, del rifiuto dell’evento conciliare da parte della stessa gerarchia ecclesiastica, dell’incapacità-disonestà di chi dovrebbe portare il fermento evangelico nella storia del mondo….Di fronte a questo “scandalo” della piccolezza ci sono subito parole di grande conforto, che ricordano la persona del Seminatore, la bontà del seme che abbiamo già trovato nella parabola precedente, il campo, che non è un campo anonimo, ma è il campo dello stesso seminatore: il “suo” campo.
Proprio perchè è il “segno” del regno dei cieli, questo piccolissimo seme cresce e diventa grande! Vuole essere questa una Parola di invito alla fiducia, e di preparazione allo stupore che il passaggio dalla piccolezza alla grandezza provocherà. E in più! Sarà talmente grande che gli uccelli del cielo verranno a fare il nido tra i suoi rami. Se avete tempo, considerate le Parole profetiche di Ezechiele e Daniele, segnalate dalle note delle nostre bibbie. E appunto mettete in questa piccolezza anche tutto quello che magari vi scandalizza di voi stessi o di altri o della stessa chiesa.
L’altra parabola, al ver.33, evidenzia il contrasto tra due termini meno evidenti nella versione italiana: “…il lievito che una donna prese e “nascose” (così, alla lettera, perchè il lievito “scompare” nell’impasto della farina!) in molta farina, finchè non fu tutta lievitata”. Dunque il contrasto tra il nascondimento e l’impressionante lievitazione di tutta la farina! Mi piace questo Signore-Fornaia, e mi rallegra la “sorpresa” cha anch’io provo quando vedo questa crescita di tutto l’impasto. E voglio avere fiducia anche in questo” lievitata”, davanti alla tentazione di eliminare tante cose che non mi sembrano lievitabili!
Ed ecco allora, ai vers.34-35, la “conclusione”, che non conclude però l’esposizione delle parabole (ne restano ancora tre in questo capitolo, e altre saranno raccontate!), che, come dicevo all’inizio, dilata grandemente l’orizzonte delle parabole al ver.34. E al ver.35 ne conferma l’estensione globale, e anche la portata del tutto positiva di questo genere letterario. Con le parabole, dice Gesù citando il Salmo 77(78),2, “proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”. Tale proclamazione è espressa con un verbo “clamoroso”, che ricorda il rombo di un tuono. Sembra che le cose nascoste, proprio non lo siano più! E’ un’affermazione molto diversa da quello che delle parabole Gesù ci diceva in questo stesso capitolo ai vers.10-17, ma potrete vedere che, come avviene sempre nella struttura del pensiero e della riflessione biblica, alla fine tutto converge in una verità complessa e piena.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il regno dei cieli è realtà nascosta e presente dalla creazione del mondo. Nelle parabole precedenti abbiamo considerato la disponibilità dei terreni ad accogliere il seme, le difficoltà e la azione del nemico. Oggi il Signore ci parla del Regno come di un seme piccolissimo, più piccolo di tutte le altre realtà presenti nel mondo, spesso segnalate e potenti per la loro grandezza, anche dalle voci profetiche (cfr Ezechiele, Daniele…)
La potenza di crescita del seme è nascosta nella sua piccolezza e nel nascondimento: ci richiama la sepoltura del Signore nel giardino e la gloria della Sua Resurrezione, gloria a cui tutte le genti sono chiamate come gli uccelli del cielo all’ombra del grande albero della croce che è albero di vita, come vediamo nel brano dell’Apocalisse.
La potenza che agisce è la fede, ‘ fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede’ (cfr Eb 11,1) nella positività dell’esito felice di questa semina,nella fiducia nell’energia di questo seme in rapporto al suo frutto e alla sua presenza tra gli uomini e per gli uomini. Il riferimento al salmo 77, che rievoca la storia di israele ne svela il segreto rendendo evidente la presenza e la grazia di Dio, della sapienza che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Egli ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. (cfr I Co 2,7-8)
All’immagine del piccolo seme corrisponde quella del lievito con la sua operazione anch’essa nascosta ma efficace. Ci viene suggerito un accostamento tra questa donna che impasta le tre misure di farina e Sara, che fa la stessa cosa per i tre ospiti, in Gen 18: il lievito di cui si parla nella parabola potrebbe indicare la novità del Vangelo rispetto alla antica economia della Legge ( cfr I Co 5,6-8)