22 Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; 25 senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
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Ci incontriamo per la prima volta con un’affermazione che sovente comparirà nel Vangelo secondo Matteo. Quello che avviene “compie” la parola profetica. Dunque, in certo senso, la storia sembra scaturire dalla Parola, sembra “generata” dalla Parola. E peraltro si tratta di un “compimento”, di una “pienezza”, e quindi sembra di dover dire che la storia “va oltre” la Parola, o per lo meno ne rivela un compimento imprevedibile, molto più vasto e profondo di quello che si poteva dedurre dalla Parola stessa. Si può concludere che Parola e storia si illuminano reciprocamente: la Parola descrive la storia, e la storia svela il significato più profondo e ultimo della Parola. Mi chiedo: questo avviene per la Parola scritta e solo per gli avvenimenti che quella stessa Scrittura narra, oppure questa è l’esperienza che ogni generazione credente vede ed esperimenta? Credo si debba propendere per questa seconda ipotesi, perchè gli avvenimenti narrati dalla Scrittura non sono solo “quegli” avvenimenti, ma tali avvenimenti sono quello che sempre accade! Anche oggi, per ciascuno di noi, e davanti a quanto sta accadendo a ciascuno e a tutti, si pone per ciascuno e per tutti la domanda: “Che cosa sta accadendo?” E la Parola ci dice appunto “che cosa sta accadendo”, e ciò che accade attua e conferma quello che la Parola dice.
Per questo sono certo che ognuno di noi possa oggi verificare come “la vergine concepirà e darà alla luce un figlio”: questa Parola illuminerà situazioni e fatti che rimarrebbero opachi senza la Parola, e quello che accade confermerà la Parola. La Parola sempre “accade”, e tutto quello che “accade” è svelato dalla parola nel suo significato più profondo.
La silenziosa obbedienza di Giuseppe è obbedienza alla Parola che lo porta ad obbedire alla storia che è stato chiamato ad accogliere. E prendere con sè la sua sposa porta come suo frutto che il bambino che nascerà sarà “Emmanuele”, e cioè “Dio con noi”. Il “miracolo” perenne della Parola illumina la storia, la riscatta, e ne fa Storia della Salvezza! La Storia della Salvezza custodita nelle Scritture diventa la “tua”, la “mia”, la “nostra” storia della salvezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 22 “Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:..” Questa è la prima profezia citata da Matteo: tutto questo che riguarda la nascita di Gesù, figlio di Davide e figlio di Dio, avviene (è l’ “avvenimento” di Dio nella storia degli uomini) perchè di “adempisse” ciò che il Signore aveva preannunciato. Gesù infatti non è venuto ad abolire la Legge o i Profeti; “non son venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5:17).
v. 23 Matteo cita qui il profeta Isaia (7:14) dandoci il nome del bambino che nascerà dalla vergine: Emanuele, cioè “Dio con noi”. E nella festa appena celebrata della ascensione del Signore, abbiamo potuto lodarlo e glorificarlo, perché ora – in Lui – la nostra umanità è vicina a Dio nei cieli, l’uomo è con Lui. Oggi, in queste parole di Matteo e di Isaia, troviamo l’origine di questo, e la causa della nostra gioia e del ringraziamento a Dio: in Gesù, Dio si mostra “Dio con noi”, e prepara il compimento del nostro essere con Lui.
E in questa citazione di Isaia, Matteo si permette di modificare un po’ le parole dell’antica profezia (in greco) e dice “essi lo chiameranno” Emanuele. Attribuisce così non tanto e non solo a Giuseppe (lo aveva già detto di lui al v. 21), o a Maria il compito di imporre il nome al bambino, ma lo dice di tutto il popolo – salvato dai suoi peccati da Dio = “Gesù” – che lo chiamerà Emanuele, cioè riconoscerà la presenza di Dio salvatore in mezzo agli uomini, segno e speranza della fede di tutti gli uomini in Gesù salvatore di tutti.
v. 24 “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’ angelo del Signore …”. Giuseppe, uomo giusto (1:19) che conosceva e custodiva i precetti del Signore Dio con attenzione e bontà, ascolta e obbedisce anche al comando datogli dall’angelo, senza aggiungere nè togliere nulla alle sue parole, con mitezza e timore.