34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. 36 Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? 37 E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? 38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”.
1 E diceva loro: “In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza”.
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E’ un testo pieno di forti affermazioni, che l’esegesi recente ci ha aiutato a capire meglio.
1. “Rinnegare se stessi”: non si tratta di mortificarsi, di annichilire la propria personalità, ma di non considerare il proprio io come il valore principale della nostra esistenza… Liberi dalla preoccupazione di noi stessi, troveremo nel dono la pienezza della vita.
2. “Prendere la croce”: prendere, sollevare si riferiscono al fatto che il condannato prendeva e trasportava il palo trasversale della croce su cui sarebbe morto. Non si tratta, quindi, di sopportare o portare le croci che Dio ci manderebbe: Dio non manda croci; non gli piace vederci soffrire, anzi vuole la nostra felicità. In che consiste dunque il prendere la croce? Era il supplizio più crudele, una prova che quell’individuo era un “maledetto da Dio”, quindi meritevole di disprezzo e di una morte infamante. Per noi è la rinuncia all’ambizione personale, alla ricerca del successo e del prestigio a tutti i costi; è accettare di perdere la faccia a motivo del Regno.
3. “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà”: si salva la vita (e non l’anima, come si diceva in passato) con il dono di se stessi. Sentendosi e vivendo come responsabili della felicità degli altri, “indurremo” il Padre ad aver cura di noi: avremo la vita in pienezza. Non sarà l’ascesi a salvarci, ma le opere concrete che avremo fatto per gli altri.
Ho creduto anche quando dicevo:
“Sono troppo infelice”.
Ho detto con sgomento:
“Ogni uomo è inganno”.
Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
Salmo 115
L’affermazione che ci prende subito è quella della “folla” convocata al ver.34! Siccome ci troviamo al cuore dell’annuncio cristiano, istintivamente si riterrebbe che il discorso fosse rivolto solo ad un gruppo scelto, ai discepoli. Invece, con stupore dobbiamo prendere atto che il desiderio di Gesù è evidentemente quello di una comunicazione universale. Per questo il nostro brano si colloca tra l’esplicito annuncio evangelico e una grande riflessione sapienziale sul significato della vita umana.
Quello dunque che Egli ha appena annunciato con estrema chiarezza sulla sua persona e sul volto culminante della sua storia terrena, lo proclama ora come via di verità e di vero bene per tutti. E l’annuncio e l’invito del Signore al ver.34 è lapidario: chi lo vuol seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e lo segua. Mi sembra importante tenere i tre verbi strettamente connessi tra loro. Il rinnegare per seguire mi sembra indicare la grande seduzione e il grande innamoramento che Gesù suscita nei cuori. E il prendere la “propria” croce vuole forse indicare un rovesciamento del giudizio e dell’atteggiamento nei confronti della dimensione di prova, di dolore e di fatica della vita. La croce sembra essere presente nell’esperienza di ogni persona: la sua croce ognuno ce l’ha! Ma l’esempio di Gesù che ne fa la sua obbedienza al Padre dice un modo radicalmente nuovo di leggere questa realtà presente nella vita di ciascuno.
Il ver.35 introduce introduce la tensione tra altri due verbi: salvare o perdere la propria vita. Prendere la croce e seguire Gesù rinnegando se stessi diventa ora “perdere la propria vita” per causa del Signore e del suo Vangelo. La vita è veramente guadagnata, cioè resa positiva, se è offerta come Gesù l’ha offerta. I vers.36-37 commentano questo con due domande “retoriche”; qui il “perdere” viene contrapposto non più al “salvare”, ma al guadagnare, che dice l’istintiva volontà di accumulare; in questo senso il perdere la vita seguendo Gesù si presenta come il vero “guadagno”, la vera ricchezza della vita. Nella seconda domanda retorica, al ver.37, viene ricordata la vanità e l’inutilità di ogni bene mondano di fronte al valore inestimabile della propria vita. Notate che lo stesso termine del testo originale viene tradotto prima con “vita” e ai vers.36-37 con “anima”.
Due “generazioni” umane si trovano ormai l’una di fronte all’altra a motivo del Figlio di Dio. Non sono generazioni “temporali”. Lo sono per la radicale loro diversità. La generazione “mondana” viene qualificata da Gesù come “adultera e peccatrice”, forse per ricordare il peccato originale come “divorzio” dalle “nozze” con Dio, la relazione intima tra Dio e l’uomo nel giardino delle origini, comunione spezzata dal dramma della disobbedienza provocata dal serpente antico. All’opposto, si afferma implicitamente la comunione profonda con il mistero di Dio Padre nei discepoli del Signore. E’ a loro che viene preannunciato al ver.1 del cap.9 che “non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza”. E quindi non morranno, ma “passeranno”, come Gesù e con Gesù, da questo mondo al Padre, nella celebrazione della loro ultima Pasqua sulla terra.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il Signore ieri aveva ricondotto Pietro all’unità col gruppo dei discepoli, e oggi chiama a sè la folla, insieme con i discepoli, per dire a tutti ciò che evidentemente tutti riguarda, a proposito dell'”andare dietro a Lui”. A tutti dunque Gesù propone come possibile questa via che oggi ci indica: “Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. E diceva loro: “In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza”.