30 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31 Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32 Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33 Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
34 Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

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Il breve testo di oggi è ricco di particolari interessanti che solo Marco ricorda. E’ questa una sua caratteristica! Proprio il testo più breve tra i quattro Vangeli, è anche il più ricco di particolari che solo da lui vengono consegnati alla memoria della fede. Questi particolari oggi mi attiranno molto perchè sono tratti di vita molto semplici, e concreti, e, credo, proprio per questo molto importanti. Il rischio nostro è quello di dimenticare che l’insegnamento del Signore è il volto e il cuore della vita nuova. Una vita, dunque! Spesso invece ho l’impressione che interpretiamo l’ “insegnamento” come qualcosa di staccato e di alternativo ai gesti e agli eventi della vita comune. Anche davanti alla Parola che oggi riceviamo, mi domando: di quale insegnamento si tratta? E perchè le folle sono così fortemente attirate dal suo insegnamento? Perchè è la prospettiva e il contentuo di una vita radicalmente alternativa, ma del tutto concreta. Noi diremmo in forma di linguaggio popolare: è la descrizione “dell’altra faccia della luna”! E’ il fascino della nuova vita secondo il Vangelo. Ma è proprio “vita”! Anzi è finalmente vita liberata da tutte le alienazioni in mezzo alle quali fatalmente si vive.
Segnalo alcuni di questi passaggi contenuti nel nostro testo. Il vedersi per raccontare quello che è successo e quello che si è fatto e detto. La necessità di riprendere il fiato perchè c’è un sacco da fare:non c’è neppure il tempo di mangiare, tanta è la gente che va e che viene. Un luogo tranquillo di ritiro. Il giro in barca. La folla che furba capisce tutto e li precede per scorciatoie: qui mi ricordo di aver fatto questo pensiero molti anni fa quando con un battello si entrava nel porticciolo di S.Fruttuoso, e io pensavo: adesso troviamo un sacco di gente che a piedi è arrivata da Rapallo per il sentiero e ci aspetta. Perdonate le sciocche divagazioni. E anche la meraviglia di quello sguardo pieno di compassione che si commuove per la gran povertà della gente. Sfuma il riposino e bisogna ricominciare.
E’ bellissimo che il Signore ci faccia vedere che le cose possono andare in un modo ma anche in un altro. La Parola infatti non è fuori dalla storia, ma dentro la storia. Il bello è che la Parola di Dio è capace di visitare e di manifestarsi in ogni storia. E non solo in condizioni speciali, fuori dalla storia. Quando l’anno scorso sono uscito dal coma, mi sono reso conto che non andavo a Messa. Poi, piano piano, mi sono reso conto che la Messa c’era: nei miei vicini di letto. Nelle persone che ci servivano. Nelle persone che venivano a trovarci. Nella paura e nella sofferenza. Nella nostalgia di casa e dei volti famigliari….Ancora scusate le banalità. Le scrivo per dire che proprio dappertutto la Parola ha posto e si compie. E che quindi la liturgia è dentro la storia. E che il Signore ha scelto cose, tempi e luoghi i più comuni come elementi preziosi della liturgia, che non è staccata dalla vita, ma dentro.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
lectio 2008 (PRIMA PARTE):
giovanni nicolini aveva detto…
La grande liturgia dei pani e dei pesci alla quale oggi siamo invitati dalla bontà di Dio mi sembra si possa vedere nel suo contrasto rispetto alla liturgia di crudele e mondana vanità alla quale abbiamo assistito nel palazzo di Erode. E forse si può cogliere la sua grande diversità anche rispetto alla preghiera sinagogale di Nazaret dove Gesù ha suscitato scandalo, all’inizio del cap. 6. Per alcune ragioni mi sembra di cogliervi appunto l’andamento di una liturgia e non solo quello di un miracolo, peraltro realissimo. Ma la liturgia non è forse il quotidiano miracolo della nostra vita?
Per ben tre volte, ai vers. 31.32.35, si dice che il luogo è solitario, e ai vers. 31-32 si precisa che è “in disparte”. Anche questo è un elemento che spinge verso un evento particolare e prezioso. Il luogo viene scelto per il riposo degli apostoli dopo la loro fatica, descritta come “tutto quello che avevano fatto e insegnato” (ver. 30). Ma ecco ancora, potente, l’immagine della folla grande: con l’intuizione tipica dei poveri, la gente fa saltare l’ipotesi di un tempo di riposo in una località appartata. Quando infatti Gesù esce dalla barca, la folla che li ha preceduti a piedi, è già arrivata. Ed ecco la meravigliosa descrizione di come egli reagisce: “..vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose” (ver. 34). Non si parla qui di guarigioni, ma solo di una lunga liturgia della Parola.
E neppure si dice di una condizione umanamente impossibile e inevitabilmente bisognosa di un miracolo. L’ipotesi di congedare la gente perché vada a comperarsi da mangiare è infatti la proposta concreta dei discepoli. Questo mette ancor più in evidenza che Gesù vuole attuare un evento specifico. Potete verificare che nel secondo “miracolo dei pani”, in Marco 8,1ss, la situazione sarà diversa, e dettata da un vero stato di necessità. Qui, no. Anzi, davanti alla proposta del Signore, “Voi stessi date loro da mangiare” (ver. 37), i discepoli reagiscono chiedendo se dovrebbero essi spendere una gran somma di denaro per comperare cibo per tutti i cinquemila. Il Signore chiede di verificare le loro modestissime risorse: cinque pani e due pesci. Ma sembra che così vada bene!
Nel luogo deserto compare l’annotazione di “erba verde”: un deserto che diventa giardino? Su quest’erba non ci si siede in modo qualsiasi, ma con un ordine che pure sembra confermare una liturgia. Anche nel loro cammino nel deserto, i padri ebrei procedevano in ordine rigoroso, come in assetto di guerra. Qui però si tratta della liturgia della pace!
Chi mi conosce sa che in modo puntiglioso e noioso da molti anni vado dicendo che non è giusto chiamare questo “miracolo” come “moltiplicazione dei pani”. Questo termine della moltiplicazione non compare in nessuna delle sei volte (una in Luca e in Giovanni, e due in Matteo e in Marco) in cui il miracolo viene narrato. Anzi, in questo testo di Marco la precisazione è ancora più netta e ineludibile! Si dice non che Gesù ha moltiplicato, ma che dei cinque pani e dei pesci ha fatto pezzi! E appunto qui, al ver. 41, dice esplicitamente che “divise i due pesci fra tutti”! Contro tutte le mondane liturgia dello sperpero, della vanità e della crudeltà, questa cena vespertina sull’erba inaugura liturgicamente un’ipotesi nuova: un grande divino banchetto per i poveri, che, buoni e cattivi, santi e peccatori – la folla è una folla, e non un gruppo di giusti! – sono nella misericordia del Signore. Lo hanno ascoltato e ora si nutrono del suo amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
lectio 2008 (SECONDA PARTE):
mapanda aveva detto…
Dal brano di oggi fino al capitolo 8, risulta essere molto importante il CIBO. Infatti dopo i vv. di oggi, del pane dato da Gesù ai 5000, leggeremo al cap. 7 a proposito dei cibi puri e impuri, e poi della partecipazione dei cagnolini alla mensa dei figli. Leggeremo quindi della seconda distribuzione dei pochi pani ai 7000 e infine l’istruzione di Gesù ai discepoli (che avevano dimenticato di prendere il pane) di guardarsi dal lievito dei farisei. Alla fine del cap. 8 troveremo poi la confessione di Pietro su chi è Gesù, e da allora Gesù comincerà a parlare apertamente ai suoi del suo viaggio a Gerusalemme. I discepoli erano andati a predicare in molti luoghi e avevano anche cacciato molti demoni e guarito dalle malattie. La gente perciò poteva facilmente pensare a Gesù e ai suoi discepoli come fossero un’unica e stessa cosa. Ma oggi è Gesù che li istruisce, e insieme alla gente istruendo anche i suoi discepoli, e dando loro da mangiare. E’ un ulteriore passo, perchè Gesù aveva già dato ai suoi discepoli di partecipare alla sua predicazione e alla sua opera di liberazione dai demoni e dalle malattie; adesso li fa partecipi anche di questo: potere nutrire la gente. Gesù non è venuto solo a darci insegnamenti e a guarirci, ma anche a nutrirci e a mangiare con noi.
lucy aveva detto…
Una bella lezione per i discepoli. Loro vorrebbero congedare la folla, si arrangino a comprarsi da mangiare! ma Gesù dice “Voi stessi date loro da mangiare” (v.37). Allora i discepoli pensano di dover andare a comprare. No, devono condividere gratuitamente quello che hanno, quello che hanno portato per sé. E, dopo che Gesù ha spezzato e diviso i pani e i pesci, loro devono farsi servitori della folla. Questo è il compito di noi discepoli: non solo insegnare, annunciare, guarire. ma condividere e servire.