30 E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31 I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32 Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Seleziona Pagina
E’ interessante che l’evento salvifico preceda l’identificazione delle persone. Come all’ultimo versetto del testo precedente, il ver.29, la donna percepisce la sua liberazione – “sentì nel suo corpo che era guarita dal male” – così ora Gesù si rende conto “della forza che era uscita da lui”(ver.30). E’ un motivo ricorrente questo, in tutta la Scrittura, a sottolineare come la potenza di Dio agisca nella storia e sia quindi la nuova condizione della storia ad avvertire e a cercare da dove questa novità provenga.
D’altra parte questa identificazione è essenziale! E’ essenziale cioè che si rivelino da una parte chi sè stato liberato, e dall’altra chi sia il liberatore! Quindi Gesù domanda: “Chi ha toccato le mie vesti?”. La risposta di “buon senso” datagli dai discepoli contiene però un grosso rischio: quello che chi è stato salvato non conosca Chi lo ha salvato. Si potrebbe pensare che l’annuncio del Vangelo sia sempre il dono della consapevolezza dell’evento salvifico. E’ infatti molto importante tener fermo che la Parola annunciata è già proclamazione dell’atto salvifico di Dio che ora chi è stato salvato può riconoscere e accogliere. Per fare un esempio: l’uomo che era cieco e ora ci vede, a questo punto viene a sapere chi lo ha liberato dalle tenebre. Il dono precede in questo senso il donatore. Siamo lontani da una dottrina nella quale incamminarsi per poi vederne i risultati! Per la donna che ha toccato Gesù la vita nuova è già cominciata. Ma la sua salvezza sarà piena quando lei potrà cogliere che la sua guarigione è avvenimento che cambia tutta la sua vita e fa di lei un discepolo del Signore. La fede, quindi, è sempre un evento personale, intimo. Per molti aspetti insondabile e strettamente legato alla storia di ciascuno. Per questo è importantissimo non consegnarsi e rassegnarsi ad un “anonnimato” che potrebbe essere inevitabile se ci si arrendesse alla difficoltà posta dai discepoli. Ma il Signore Gesù cerca ciascuno dei suoi fratelli!
Qui è bellissimo che sia quindi Lui a cercare “colei che aveva fatto questo”(ver.32). Perchè lo fa? Perchè a sua volta il Signore vuole affermare che l’evento è partito dalla fede della donna! Dice al ver.34: “Figlia, la tua fede ti ha salvata”. E questo avviene perchè lei “impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne…”. Quanto prima era stata audace fino alla temerarietà – lei fonte di impurità e di contaminazione a causa della sua condizione! – ora, per il dono ricevuto, è misteriosamente consapevole di trovarsi davanti al suo Salvatore! Non è paura, ma principio del “timore di Dio”, cioè esperienza e consapevolezza che si vive alla sua presenza! E mi piace molto che il testo affermi che “gli disse tutta la verità”. Sono portato ad interpretare con rigore letterale il termine “verità”: una verità non astratta, generale e generica, ma la “sua” verità, che è la verità di Dio in Lei. La verità del Dio Amore e Salvatore!
Mi dà felicità questa specie di “cortesìa” circa l’attribuzione del merito dell’evento! Noi ringraziamo il Signore che a sua volta ci dice essere la nostra fede ad operare. E la fede è però dono suo!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
lectio 2008
http://lectioquotidiana.blogspot.com/2008/06/mc-521-34.html
Due volte Gesù chiede chi l’abbia toccato.
Mi è sembrato interessante questo contatto che la donna ha con il Signore. E’ una dimensione comune a ogni cristiano? Pensando anche alla festa di ieri del corpo e del sangue del Signore,all’ Eucarestia..
Inizia così la prima lettera di Giovanni
‘Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita’.
Anche noi,tutti,possiamo ‘toccarlo’ nella liturgia, nei fratelli, nell’ascolto della sua Parola?