13 Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. 14 Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
15 Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16 Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 17 Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
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Rispetto all’incontro con i primi quattro discepoli, i pescatori di Marco 1,16-20, la vicenda di Levi si svolge allo stesso modo, ma con profonde differenze sia per la personalità di chi viene chiamato, sia per la modalità dell’incontro con Gesù. Marco non ci dice che Levi abbia “lasciato tutto”. E il suo seguire Gesù ha come conseguenza il fatto che Gesù si siede alla tavola di questo pubblicano. Tutto il “mondo” di Levi è presente e viene coinvolto in quanto è accaduto. Insieme a Levi, infatti, il ver.15 informa che “erano molti quelli che lo seguivano”. Levi è uno di loro, forse in posizione eminente come padrone di casa. In ogni modo per Levi l’aver seguito Gesù (ver.14) non ha come conseguenza l’aver lasciato, ma piuttosto, almeno per ora, l’accoglierlo nel suo mondo di vita e di relazioni: Gesù è ospite! Vicenda singolare: viene lasciato il povero mondo dei pescatori, e viene visitato il mondo peccaminoso dei pubblicani.
Tutto questo è cornice e ambito di quello che di più grave deve emergere. Come nella precedente vicenda del paralitico liberato dai suoi peccati, l’ortodossia farisaica è occasione di un annuncio che ne provoca la risposta da parte di Gesù, e il necessario accantonamento di quello che finora era sembrato vero e giusto. Gesù contravviene alla norma di non sedersi a tavola con i peccatori e i pubblicani, per custodire lo stato di purità legale: “Perchè mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?”(ver.16). Si potrebbe tra l’altro osservare che finora non c’è parola che dica una “conversione” di questi pubblicani. Ma non si tratta di un’infrazione da parte di Gesù! Anzi! Questo è perfetta fedeltà al disegno divino della salvezza e al volto profondo della comunità messianica. Mi piace il suggerimento di una nota, che rimanda a Giovanni 3,17: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchè il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
I peccatori vengono audacemente e fermamente paragonati ai malati, che devono essere guariti e non condannati per la loro infermità! L’audacia dell’affermazione di Gesù porta verso l’ipotesi di una certa “innocenza” del peccatore, che del peccato sembra essere vittima e prigioniero più che colpevole. Possiamo a questo punto notare come ci siano due diversi “sguardi” sulla vicenda umana. Da una parte lo sguardo dei scribi dei farisei che al ver.16, “vedendo” Gesù che mangia con i pubblicani e i peccatori colgono in questo una trasgressione (ver.16). E d’altra parte lo sguardo del Signore, che “vide Levi…e gli disse: (ver.14). La Parola ci invita oggi ha cambiare il nostro punto di vista per entrare nello sguardo e nella sapienza salvifica di Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
lectio 2008:
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