42 Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43 Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44 Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45 Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46 Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47 Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
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I gesti comuni della vita vengono trasfigurati quando assumono la fisionomia di una liturgia. Allora ci mostrano come la nostra storia ci offra incessantemente l’occasione di essere una “liturgia”, cioè di essere segno del mistero che nella vita stessa è presente con la Persona di Gesù. Noi teniamo ancora forse staccate tra loro la vita e la liturgia. Allora la liturgia diventa rito, e la vita non manifesta la sua ricchezza spirituale. Ascolto oggi la Parola del Signore con questi pensieri e questi sentimenti.
La necessità di compiere la sepoltura del Signore è legata alla prescrizione legale che potete ascoltare in Deuteronomio 21,22-23. Ora quella norma trova tutto il suo significato in riferimento al gesto di Giuseppe. E la persona stessa di Giuseppe si manifesta come significativa del cammino profondo di Israele verso il Messia, e al riconoscimento di lui. L’espressione del ver.43 – “aspettava anch’egli il regno di Dio” – sembra andar oltre la sua attribuzione a Giuseppe per diventare il senso profondo di tutta la storia della salvezza per il popolo della Prima Alleanza.
Marco commenta il gesto di Giuseppe notando il “coraggio” con il quale egli chiede a Pilato il corpo di Gesù. La meraviglia di Pilato (ver.44) sembra voler alludere al suo stato d’animo nei confronti di quel condannato verso il quale egli si è comportato così male: forse qualcosa gli è rimasto nell’animo, che ora si manifesta con questa meraviglia e con questa domanda. Il centurione che viene interrogato è a sua volta coinvolto negli eventi e in modo ben più profondo, come abbiamo ascoltato al ver.39.
Notiamo con stupore che come prima era stato Israele a consegnare Gesù ai pagani, ora sono loro a consegnare Gesù a Israele! E la liturgia della sepoltura sembra voler suggerire l’attesa dell’evento che illumina e svela il senso profondo di tutta la storia: la vittoria sulla morte come pienezza della liberazione e della vita nuova che Dio dona all’umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.