3 Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo. 4 Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: “Perché tutto questo spreco di olio profumato? 5 Si poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri!”. Ed erano infuriati contro di lei. 6 Allora Gesù disse: “Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un’opera buona; 7 i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. 8 Essa ha fatto ciò ch’era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9 In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto”.
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Oggi vi consiglio caldamente di accompagnare la preghiera di queste parole sia con il testo parallelo di Matteo 26,6-13, sia con le memorie di Luca 7,36-50 e di Giovanni 12,1-8. Questo vi consentirà di arricchire di particolari e di notizie questa figura femminile che precede e introduce la Passione di Gesù con un silenzioso gesto profetico che sottolinea la centralità della Pasqua. Non si deve necessariamente pensare che si tratti storicamente della stessa persona, ma l’incontro dei testi illumina splendidamente questa figura della Chiesa, che, pur con il suo gesto sontuoso, è non lontana da quella che abbiamo incontrata nella vedova povera di Marco 12,41-44. Simone il lebbroso (forse lo era stato e forse il Signore lo aveva sanato) è per Luca 7 un fariseo. Questo ci avverte e ci prepara all’obiezione che verrà fatta al gesto della donna. Luca 7 ci aiuta anche a cogliere il coraggio, quasi la sfrontatezza dell’iniziativa di questa donna, che prende tutti all’improvviso. Il valore del profumo sarà messo in rilievo dagli sdegnati spettatori: la cifra di trecento denari è all’incirca la paga annua di un bracciante contadino! Si tratta quindi senza dubbio di un gesto clamoroso. E clamorosa è la reazione irata di alcuni. Resta sullo sfondo una domanda implicita sulle ragioni di tale sdegno: è dovuto solo alla considerazione dei poveri e delle loro necessità, oppure implica anche un sentimento negativo nei confronti di Gesù? Certo è che il valore pecuniario del gesto rende impossibile il non domandarsene la ragione. Indubbiamente Gesù, nel difenderla,proprio questo metterà in evidenza, pur non ignorando l’obiezione a favore dei poveri. Come aveva fatto per il gesto della vedova, Gesù evidenzia, e forse rivela anche alla donna, un significato nascosto e sorprendente – straordinario! – di quanto è accaduto: una premonizione-profezia della sua morte-risurrezione. L’olio veniva usato per i corpi morti, ma infatti Gesù non verrà unto allora con quell’olio perchè sarà già risorto. Quindi, per questo motivo, nel gesto della donna si incontrano la morte e la risurrezione del Signore: la donna unge un corpo vivo! Il suo gesto annuncia la fede nel Cristo morto e risorto per la nostra salvezza. Il suo gesto non solo non ignora i poveri, ma addirittura li pone al centro di un’attenzione e considerazione del tutto nuove. Infatti il riferimento alla persona del Signore annuncia che i poveri che “avete sempre con voi” sono nella storia ordinaria il segno di quel Signore che nel tempo privilegiato della sua presenza tra noi, e quindi nella preghiera, nella liturgia, riceve tutto l’onore del gesto della donna. Il nostro brano quindi stabilisce per i poveri non solo un nostro dovere di soccorso, ma una considerazione che scaturisce direttamente dalla fede nel Cristo morto e risorto, di cui essi sono il segno che sempre accompagna la storia dell’umanità. Per questo il gesto della donna viene dal Signore considerato come essenziale nell’annuncio evangelico, e dovrà essere ricordato “dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo (ver.9). Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.