24 In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore 25 e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. 26 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27 Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
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Osservando i molti rimandi a testi dell’Antico Testamento riportati di fianco ai versetti che oggi riceviamo dal Signore per la nostra preghiera ci si rende conto di quale grande preparazione profetica ci sia dietro la Parola di Gesù, e di come Egli si inserisca in una grande tradizione che ora ha in Lui il suo adempimento insieme fedele e sorprendente. Tutta la storia della salvezza ha preparato e generato il mistero del Cristo, e ora Egli raccoglie e illumina nella sua persona e nella sua opera tutto quello che i padri ebrei hanno ricevuto e custodito per la salvezza di tutti i popoli.
Il ver.24 afferma che la tribolazione della storia è connessa alla grande tribolazione del cosmo. L’oscurarsi delle grandi luci del creato è teso verso lo splendore del Figlio dell’uomo e della sua venuta “con grande gloria e potenza”(ver.26). Tale è la potenza simbolica dell’affermazione: le grandi luci del cielo hanno suscitato nelle culture e nelle credenze religiose del mondo pensieri e sentimenti di adorazione. Questi “lumi” rappresentano tutte le forme di “assolutezza” che via via le sapienze del mondo attribuiscono a questo o quello degli elementi creati. Che però non sono dei! La divinizzazione della natura e della storia è l’orizzonte della religiosità del mondo da cui Israele è stato sottratto, attraverso il dono della Parola di Dio, fin dal principio della sua storia: il sole, la luna e gli astri del cielo non sono dèi. Sono creature. Ma è il Creatore quello che Israele ha imparato ad adorare! Voglio precisare che sarebbe ingenuo pensare che i nostri tempi abbiano superato questa “divinizzazione” di ciò che non è Dio. Incessantemente la vita umana soggiace a credenze di terribili falsi dèi, sia a livello personale sia nella cultura globale.
Nel nostro brano noi possiamo – e dobbiamo! – fare anche una lettura del tutto positiva circa la potenze e i limiti di questi elementi: essi sono il “segno” dell’unico vero splendore di Dio. Il loro declinare è dunque l’annuncio che il segno cede alla realtà, perchè ciò che era stato preparato ora si compie. Ora?! Ma i verbi sono al futuro! Sì, ma la fede è il dono divino che consegna al presente il suo esito futuro e che domanda di vivere, di pensare, di progettare, di intendere e giudicare tutto nella sua relazione con Colui che in Sè tutto compie: il Figlio dell’uomo, Gesù Cristo.
In tale prospettiva possiamo accogliere le parole del ver.27 sull’esito finale della storia dei popoli. Gli “eletti”, cioè i chiamati alla salvezza, saranno riuniti “dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo”. La fede ci chiede di vivere “oggi” in modo pieno ed esigente tale universalità dell’elezione divina. Nell’insondabile mistero divino ogni uomo e donna della terra è per me potenzialmente chiamato alla salvezza. L’elezione esige la nozione di salvezza in modo rigoroso: non è merito, nè capacità dell’uomo, ma solo dono di Dio. Fossero quindi tutti “eletti”, tutti lo sono perchè appunto sono e hanno non una propria conquista ma il dono di Dio. In questo mondo così spezzato e ferito da tanti drammi di ingiustizia, di violenza e di dolore, il credente è chiamato a porsi con il pensiero, il sentimento e l’azione propri di chi nel Figlio dell’uomo vede l’intera umanità salvata dal sangue del Cristo e offerta all’unica paternità di Dio. Per il credente la pace non è utopia di un futuro improbabile ma è presente di un’esigenza assoluta.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 24 “Ma in quei giorni, dopo quella tribolazione… Il “ma” iniziale indica uno stacco, un contrasto con quella tribolazione di cui il Vangelo ha appena parlato. E’ segno di speranza. “Dopo” cosa succede? Viene la salvezza. Anche lo “sconvolgimento” delle potenze dei cieli è positivo: è il “tremare” di un luogo per l’esaudimento della preghiera, e per la venuta dello Spirito Santo.,Secondo Ebr 12:26-28 la “voce” del Signore un giorno scosse la terra, e ora scuoterà la terra e il cielo: le cose che possono essere scosse sono destinate a passare, perchè restino quelle che sono eterne. Ciò che viene detto al v. 26 della venuta gloriosa del Figlio dell’uomo è l’evento culmine di tutte le cose, è il compimento di tutto. E ciò che nei vv. precedenti è stato detto dei mali, delle sventure e dei dolori, tutto è verso questa direzione: la venuta del Figlio dell’uomo nella gloria, e la comunione di tutti i suoi con Lui e il Padre. Tutto sfocia così nell’immagine grandiosa dell’Apocalisse: appare cielo e terra nuova, dove non c’è più bisogno di luce di sole nè della luna, perchè la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello (Apoc 21:23). Così già aveva preannunciato Isaia (60:1.19): “Alzati, rivestiti di luce, perchè viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te! … Il sole non sarà più la tua luce di giorno, nè ti illuminerà più il chiarore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore.” Il Figlio dell’uomo viene “in grande potenza e gloria”: l’A.T. ci aveva insegnato che davanti alla gloria di Dio che si manifesta niente può restare come prima; per questo il cosmo, la terra e gli uomini sono rinnovati all’approssimarsi della Sua venuta. E il nostro Dio nella gloria viene nel “Figlio dell’uomo” Gesù. Già ora i discepoli di Gesù che ci hanno annunciato il vangelo ci hanno testimoniato di avere visto in Lui, venuto nel nascondimento della nostra stessa carne, la “grazia e la verità” (Gv 1:14) e la “vita che dona la comunione e la gioia” (1Giov 1:2-4). Allora, secondo Mt “tutte le tribù della terra”, lo vedranno venire in “grande potenza e gloria”, dominatore e salvatore insieme.
Gli sconvolgimenti cosmici annunciati sono solo la cornice del quadro; al centro di questa straordinaria cornice, c’è solo una persona: il figlio dell’uomo! Come sono sorprendenti le vie di Dio… – Cosa viene a fare il figlio dell’uomo? A radunare gli eletti: a ricondurli alla piena comunione con il Padre, a introdurli definitivamente nella sua vita.
“È lui che nel volger dei tempi ha stabilito la terra e l’ha riempita d’animali; lui che invia la luce ed essa va, che la richiama ed essa obbedisce con tremore. Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono; egli le chiama e rispondono: “Eccoci! e brillano di gioia per colui che le ha create. Egli è il nostro Dio e nessun altro può essergli paragonato. Egli ha scrutato tutta la via della sapienza e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo, a Israele suo diletto. Per questo è apparsa sulla terra e ha vissuto fra gli uomini.” (Bar 3,32-38)