12 Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto 13 e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
5 Commenti
giovanni nicolini
il 23 Maggio 2008 alle 06:15
Il confronto con i testi paralleli – poco paralleli! – di Matteo e Luca, è utile per cogliere la straordinaria bellezza di questi due versetti. Il verbo reso in italiano con “lo sospinse nel deserto” è il verbo “gettare fuori” che in Marco quasi sempre dice l’azione con la quale Gesù getta fuori i demoni dalle persone e dalla loro vita! Quindi un verbo molto violento che ci stupisce. Lo stupore cresce se si considera che padri antichi come Origene e Girolamo, citando il Vangelo apocrifo “secondo gli Ebrei”, parlano dello Spirito come della madre di Gesù, evidentemente non intendendo Maria, ma proprio lo Spirito, e come la vita di Gesù sia generata dallo Spirito Santo. Tutto questo ci aiuta a cogliere nei pochi versetti che oggi riceviamo dalla bontà di Dio, un’ikona splendida di Gesù come l’Adamo nuovo, e la nuova condizione meravigliosa dell’umanità in Lui. Innanzi tutto, il deserto. Il luogo difficile, dove nasce e fiorisce il vincolo d’amore nuziale tra il Signore e il suo popolo, e in questo, l’intera umanità nuova umanità salvata dalla croce di Gesù. Il deserto come l’austero “giardino” nel quale l’uomo nuovo è collocato, anzi spinto, sbattuto! I quaranta giorni sembrano a questo punto dire tutta la durata della vita terrena. I quaranta giorni come il cammino terreno dell’uomo verso la Terra Promessa di Dio. Non un fatto episodico, ma la condizione umana, della nuova umanità. La tentazione di Satana non si specifica qui con le tre tentazioni, ma descrive un’esistenza continuamente immersa nella tentazione, incessantemente provata. La lotta contro il demone come un dato costante dell’esistenza della nuova umanità. Gesù quindi come il nuovo Adamo, che non cede all’inganno demoniaco nello “strano” giardino della storia. Giardino insieme difficile e meraviglioso. A conferma di ciò, il testo non dice che Gesù “vi rimase”, ma che “era” nel deserto, come orizzonte stabile della sua intera esistenza terrena, come dell’esistenza di ognuno in Lui. Una lotta non episodica, ma caratterizzante tutta l’esistenza. Allo stesso modo, il testo dice che “era con le fiere”. In adempimento delle profezie c’è convivenza pacifica con queste “fiere”. Il sostantivo è sempre quello piuttosto severo delle bestie feroci, ma la frase “era con le fiere” dice il rapporto di pace che Gesù intrattiene con una creazione che è presentata nello stesso tempo come violenta ma pacificata dalla presenza del Signore in mezzo a lei. Le fiere sono una creazione che continua a far paura, ma che, come il lupo di Gubbio, pare ammansita e docile accanto al Signore. “e gli Angeli lo servivano”. E’ lo splendido tocco finale dell’ikona. E’ quello che riempie di luce e di grazia la severa immagine del Cristo nella storia dell’umanità. E anche della nostra storia nuova in Lui.Austero il deserto. Dura l’aggressione demoniaca. Delicato il rapporto con una creazione che solo Gesù può governare nella pace. Ma anche la diaconia degli angeli; gli angeli che servono l’umanità fatta nuova in Gesù il Figlio di Dio. E dunque lo Spirito Santo che ora crea in ciascuno di noi, e in noi tutti insieme, questa esistenza nuova che è insieme lotta e gloria. Notate che non si parla esplicitamente di digiuno, come invece sottolineano i testi paralleli. Forse perchè Gesù non digiuna, in quanto gli angeli lo servono imbandendo per Lui il banchetto di Dio. Allora: il deserto della tentazione e della diaconia angelica come l’immagine della vita nuova, insieme severa e gloriosa, esposta alla lotta e pacificata. Siamo forse davanti ad un’immagine che vuole introdurci in tutto il cammino che il Signore compirà fino alla sua Pasqua. E che noi percorriamo con Lui e in Lui. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lo Spirito agisce in modo determinante ed efficace: sospinge energicamente Gesù, come è stato spiegato. La prova, poi, dura tutta la vita; le pagine successive ce lo confermeranno; spesso è nella persona di Pietro che si esprime la tentazione: aspirazione ad un messianismo regale, potente; accettazione del primato di Mosè e della legge, ecc. – Nel corso stesso della prova, “gli angeli lo servivano”: dice un racconto giudaico che nel paradiso, prima del peccato, gli angeli provvedevano alla preparazione del cibo per Adamo; gli pigiavano l’uva per fornirgli il buon vino… Ecco, dunque, ripristinata la situazione paradisiaca, confermata anche dalla armonia con le bestie selvatiche, con la natura tutta.
lucy
il 23 Maggio 2008 alle 18:57
I verbi nel testo originale sono al presente o all’imperfetto: danno l’idea di una azione che continua. Come ha detto molto bene don Giovanni, qui c’è tutta la vita di Gesù e tutta la nostra vita. Anche la nostra nuova vita in Cristo. Che non ci risparmia il deserto, le tentazioni, le fiere. Ma in questo deserto c’è una fonte, c’è una luce, c’è una strada, c’è una speranza, c’è una novità: la diaconia degli angeli. “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.” (Is 43,18-21)
sabrina
il 23 Maggio 2008 alle 23:29
Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua Parola. Salmo 102
mapanda
il 24 Maggio 2008 alle 07:47
Nei Vangeli di Mt e Lc il racconto delle tentazioni di Gesù è più ampio. E se negli altri Vangeli sembra che Gesù sia stato tentato solo alla fine dei 40 giorni di digiuno, secondo Marco la tentazione sembra essere quotidiano, in tutti i 40 giorni in cui Geù sta nel deserto. “E gli angeli lo servivano”: anche noi nella tentazione di ogni giorno vediamo gli angeli che Dio ci manda per servirci e soccorrerci. Ieri leggevamo di Gesù, che si presentava al battesimo di Giovanni insieme a tutti gli uomini, tra di loro. Oggi è nel deserto, tentato dal diavolo e servito dagli angeli per 40 giorni. Ci ripropone la memoria del popolo di Israele uscito dall’Egitto, che dopo essere passato attraverso l’acqua del Mar Rosso, cammina per 40 anni nel deserto tra le tentazioni e il soccorso degli angeli che Dio gli manda. Gesù stesso vive insieme al popolo la liberazione dall’Egitto, la pasqua e il passaggio del mare e il cammino nel deserto. Allora, riportando questi primi racconti della vita pubblica di Gesù alla esperienza dell’Esodo, la “voce dal cielo” che ieri si sentiva al battesimo di Gesù, corrisponde alla voce sul monte che dà a Mosè le parole di vita per il popolo. Allora la Legge santa era la guida per il popolo, ora la “grazia e la verità” vengono su Gesù, e attraverso Gesù, per il bene degli uomini e la loro definitiva salvezza. Gesù “sta con le fiere selvatiche”. Leggevamo oggi in Sir 13: Chi avrà pietà di un uomo che si avvicina alle fiere? E chi ha pietà di chi si avvicina a un peccatore?” Il peccatore è l’uomo vecchio dentro di noi: meglio starci lontano! Forse queste fiere sono simbolo di noi uomini, che siamo peccatori: Gesù è venuto a stare vicino a noi. Non ha paura a stare fra noi uomini, nella nostra condizione di peccatori, di malati, di ostili. Forse vuole dire che Lui ha il potere di cambiarci e di creare ciò che secondo la natura non è possibile: la comunione e l’amicizia tra il Dio santo e l’uomo peccatore.
Il confronto con i testi paralleli – poco paralleli! – di Matteo e Luca, è utile per cogliere la straordinaria bellezza di questi due versetti.
Il verbo reso in italiano con “lo sospinse nel deserto” è il verbo “gettare fuori” che in Marco quasi sempre dice l’azione con la quale Gesù getta fuori i demoni dalle persone e dalla loro vita! Quindi un verbo molto violento che ci stupisce. Lo stupore cresce se si considera che padri antichi come Origene e Girolamo, citando il Vangelo apocrifo “secondo gli Ebrei”, parlano dello Spirito come della madre di Gesù, evidentemente non intendendo Maria, ma proprio lo Spirito, e come la vita di Gesù sia generata dallo Spirito Santo. Tutto questo ci aiuta a cogliere nei pochi versetti che oggi riceviamo dalla bontà di Dio, un’ikona splendida di Gesù come l’Adamo nuovo, e la nuova condizione meravigliosa dell’umanità in Lui.
Innanzi tutto, il deserto. Il luogo difficile, dove nasce e fiorisce il vincolo d’amore nuziale tra il Signore e il suo popolo, e in questo, l’intera umanità nuova umanità salvata dalla croce di Gesù. Il deserto come l’austero “giardino” nel quale l’uomo nuovo è collocato, anzi spinto, sbattuto! I quaranta giorni sembrano a questo punto dire tutta la durata della vita terrena. I quaranta giorni come il cammino terreno dell’uomo verso la Terra Promessa di Dio. Non un fatto episodico, ma la condizione umana, della nuova umanità.
La tentazione di Satana non si specifica qui con le tre tentazioni, ma descrive un’esistenza continuamente immersa nella tentazione, incessantemente provata. La lotta contro il demone come un dato costante dell’esistenza della nuova umanità. Gesù quindi come il nuovo Adamo, che non cede all’inganno demoniaco nello “strano” giardino della storia. Giardino insieme difficile e meraviglioso. A conferma di ciò, il testo non dice che Gesù “vi rimase”, ma che “era” nel deserto, come orizzonte stabile della sua intera esistenza terrena, come dell’esistenza di ognuno in Lui. Una lotta non episodica, ma caratterizzante tutta l’esistenza.
Allo stesso modo, il testo dice che “era con le fiere”. In adempimento delle profezie c’è convivenza pacifica con queste “fiere”. Il sostantivo è sempre quello piuttosto severo delle bestie feroci, ma la frase “era con le fiere” dice il rapporto di pace che Gesù intrattiene con una creazione che è presentata nello stesso tempo come violenta ma pacificata dalla presenza del Signore in mezzo a lei. Le fiere sono una creazione che continua a far paura, ma che, come il lupo di Gubbio, pare ammansita e docile accanto al Signore.
“e gli Angeli lo servivano”. E’ lo splendido tocco finale dell’ikona. E’ quello che riempie di luce e di grazia la severa immagine del Cristo nella storia dell’umanità. E anche della nostra storia nuova in Lui.Austero il deserto. Dura l’aggressione demoniaca. Delicato il rapporto con una creazione che solo Gesù può governare nella pace. Ma anche la diaconia degli angeli; gli angeli che servono l’umanità fatta nuova in Gesù il Figlio di Dio. E dunque lo Spirito Santo che ora crea in ciascuno di noi, e in noi tutti insieme, questa esistenza nuova che è insieme lotta e gloria. Notate che non si parla esplicitamente di digiuno, come invece sottolineano i testi paralleli. Forse perchè Gesù non digiuna, in quanto gli angeli lo servono imbandendo per Lui il banchetto di Dio.
Allora: il deserto della tentazione e della diaconia angelica come l’immagine della vita nuova, insieme severa e gloriosa, esposta alla lotta e pacificata. Siamo forse davanti ad un’immagine che vuole introdurci in tutto il cammino che il Signore compirà fino alla sua Pasqua. E che noi percorriamo con Lui e in Lui.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lo Spirito agisce in modo determinante ed efficace: sospinge energicamente Gesù, come è stato spiegato. La prova, poi, dura tutta la vita; le pagine successive ce lo confermeranno; spesso è nella persona di Pietro che si esprime la tentazione: aspirazione ad un messianismo regale, potente; accettazione del primato di Mosè e della legge, ecc. – Nel corso stesso della prova, “gli angeli lo servivano”: dice un racconto giudaico che nel paradiso, prima del peccato, gli angeli provvedevano alla preparazione del cibo per Adamo; gli pigiavano l’uva per fornirgli il buon vino… Ecco, dunque, ripristinata la situazione paradisiaca, confermata anche dalla armonia con le bestie selvatiche, con la natura tutta.
I verbi nel testo originale sono al presente o all’imperfetto: danno l’idea di una azione che continua. Come ha detto molto bene don Giovanni, qui c’è tutta la vita di Gesù e tutta la nostra vita. Anche la nostra nuova vita in Cristo. Che non ci risparmia il deserto, le tentazioni, le fiere. Ma in questo deserto c’è una fonte, c’è una luce, c’è una strada, c’è una speranza, c’è una novità: la diaconia degli angeli.
“Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi.”
(Is 43,18-21)
Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti alla voce della sua Parola.
Salmo 102
Nei Vangeli di Mt e Lc il racconto delle tentazioni di Gesù è più ampio. E se negli altri Vangeli sembra che Gesù sia stato tentato solo alla fine dei 40 giorni di digiuno, secondo Marco la tentazione sembra essere quotidiano, in tutti i 40 giorni in cui Geù sta nel deserto. “E gli angeli lo servivano”: anche noi nella tentazione di ogni giorno vediamo gli angeli che Dio ci manda per servirci e soccorrerci.
Ieri leggevamo di Gesù, che si presentava al battesimo di Giovanni insieme a tutti gli uomini, tra di loro. Oggi è nel deserto, tentato dal diavolo e servito dagli angeli per 40 giorni. Ci ripropone la memoria del popolo di Israele uscito dall’Egitto, che dopo essere passato attraverso l’acqua del Mar
Rosso, cammina per 40 anni nel deserto tra le tentazioni e il soccorso degli angeli che Dio gli manda. Gesù stesso vive insieme al popolo la liberazione dall’Egitto, la pasqua e il passaggio del mare e il cammino nel deserto.
Allora, riportando questi primi racconti della vita pubblica di Gesù alla esperienza dell’Esodo, la “voce dal cielo” che ieri si sentiva al battesimo di Gesù, corrisponde alla voce sul monte che dà a Mosè le parole di vita per il popolo. Allora la Legge santa era la guida per il popolo, ora la “grazia e la verità” vengono su Gesù, e attraverso Gesù, per il bene degli uomini e la loro definitiva salvezza.
Gesù “sta con le fiere selvatiche”. Leggevamo oggi in Sir 13: Chi avrà pietà di un uomo che si avvicina alle fiere? E chi ha pietà di chi si avvicina a un peccatore?” Il peccatore è l’uomo vecchio dentro di noi: meglio starci lontano!
Forse queste fiere sono simbolo di noi uomini, che siamo peccatori: Gesù è venuto a stare vicino a noi. Non ha paura a stare fra noi uomini, nella nostra condizione di peccatori, di malati, di ostili.
Forse vuole dire che Lui ha il potere di cambiarci e di creare ciò che secondo la natura non è possibile: la comunione e l’amicizia tra il Dio santo e l’uomo peccatore.