1 Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2 Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3 Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4 Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5 Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6 Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7 per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8 e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9 Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10 A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11 E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12 e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
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PRIMA PARTE
Il grande annuncio di Gesù sul mistero della sua passione, e il coinvolgimento dei discepoli in tutto ciò, ora fiorisce, nel cap.10 come proclamazione del segreto “nuziale” della vita umana. Della vita di questa creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio. Di questo Dio che non è “solitudine”, ma mistero d’amore, eterna comunione d’amore. Mentre tutta la nostra tradizione di pensiero afferma il primato della persona nella sua singolarità-individualità, in Gesù la grande tradizione custodita dai padri ebrei si esplicita definitivamente nel primato della relazione-comunione. Per questo oggi il Signore ci fa inconte con i mistero nuziale, ikona suprema del mistero stesso di Dio.
Non riesco tanto a capire in che senso i farisei vogliono mettere alla prova Gesù. In ogni modo Egli entra nel loro quesito circa il ripudio della moglie rimandandoli alla legge mosaica. Così ci dà la possibilità di cogliere la grande pedagogia di Dio che ha preparato e portato il suo popolo fino all’incontro con il Messia, fino alla pienezza della rivelazione e del dono. “Per la durezza del vostro cuore”, dice Gesù, Mosè ha scritto la norma del libello del ripudio, come argine al dominio maschile sulla donna. Ma così non era “all’inizio della creazione”, nel disegno originario di Dio, che ora Gesù viene a proclamare e a donare all’umanità come pienezza non solo dell’incontro nuziale, ma di ogni realtà salvata e fatta nuova. Incontreremo in questo cap.10 persone e vicende diverse, ma tutto sarà profondamente connesso con la nuzialità come mistero d’amore. Per questo anche tutti i precetti del Signore si raccoglieranno nell’unico comandamento dell’Amore per Dio e per il prossimo.
SECONDA PARTE
Citando Genesi il Signore ricorda che è l’uomo che “lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola”(ver.7). E’ interessante che, contrariamente a tutte le culture, non sia la donna ma l’uomo a lasciare la sua casa per andare a lei. In questo è da vedere la profezia del Signore che lascia il Padre per venire a cercare l’umanità, la sposa amata e perduta. E per unirsi a lei dandole la vita.
Notiamo il grande rilievo che viene dato alla unione dell’uomo e della donna che diventano “una carne sola”. Mirabile sacramento dell’amore iscritto nella condizione e nelle dinamiche della “carne”, elemento guardato con sospetto e addirittura con diniego dalle “spiritualità”, e spesso anche dalla spiritualità cristiana. Le nozze “sono” quell’unione in una sola carne!
Mi sembra di grande rilievo anche il riferimento all’adulterio. Commette adulterio anche chi ha già ripudiato! Perché quelle nozze, quelle due persone che Dio stesso “ha congiunto”, nessuno e nulla può dividerle. Le nozze sono infatti il “segno”, il sacramento della comunione interna alla Santissima Trinità, e della comunione tra Dio e l’umanità. Un’aòòeanza d’amore “nuova ed eterna” come dicono le parole della Liturgia.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Le “tentazioni” di Gesù, rappresentate simbolicamente nei 40 giorni del deserto, hanno avuto luogo nel corso di tutta la sua esistenza. Qui sono i farisei, nelle vesti del tentatore, a “metterlo alla prova”. Se Gesù avesse, ad esempio, risposto: “Sì, è lecito ripudiare la propria moglie”, si sarebbe assicurato la benevolenza di Erode che, non solo aveva ripudiato la moglie, ma si era anche unito alla cognata. Nel dialogo, i farisei si rifanno alla legge e al Dio della legge; Gesù invece si rifà all’inizio, al Dio della creazione. Per capire la ricchezza, la novità delle sue parole, dobbiamo ricordare la umiliante condizione della donna in quella società. Essa era considerata solamente “un contenitore” per i figli; viveva in una assoluta inferiorità e subordinazione, rafforzate da una legislazione stabilita dagli uomini a proprio vantaggio. Gesù, al contrario, ricorda che Dio “maschio e femmina li creò”: entrambi sono immagine del Creatore, stessa dignità, stessa grandezza… L’uomo trova in lei, insieme, la sicurezza del padre e l’amore illimitato della madre… E i due diventano “non più due ma una sola carne”…