17 Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 18 Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». 19 I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. 20 Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21 Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22 Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23 Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24 Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». 25 Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Matteo 26,17-25
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“Il mio tempo è vicino”, dice Gesù: ha piena consapevolezza di quello che sta per avvenire, è l’ora della sua morte e della sua glorificazione secondo la volontà di salvezza del Padre. Ed è bello che Gesù si prepari a questo momento grande, decisivo semplicemente con una cena di famiglia: “si mise a tavola con i Dodici”. Ma nel corso della cena, Egli annunzia il tradimento imminente. La reazione dei discepoli, che chiedono: “Son forse io, Maestro?”, ci fa capire che essi non erano affatto sicuri della loro fedeltà, della loro adesione a Lui. Un’insicurezza che a volte affligge anche noi! – La risposta di Gesù sottolinea un aspetto terribile di quel tradimento: “Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà”. Un amico, un familiare, uno che è in piena comunione con me… E’ un uomo che rinnega la propria umanità e colpisce il Figlio dell’uomo, cioè l’Uomo come il Creatore lo ha pensato e voluto. Agisce contro la vita, in favore della morte: ecco perché “meglio per quell’uomo se non fosse mai nato”.