16 Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17 Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18 Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.
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Erode e i Magi rappresentano due culture “esterne” alla fede e alla tradizione ebraica: la reazione di Erode fa emergere la sottocultura del potere mondano del tutto prigioniero di se stesso e orientato ad ogni forma di violenza e di disumanità per mantenere e accrescere se stesso.
I Magi mi sembra che qui rappresentino una cultura “laica” e mondana, e tuttavia, come abbiamo già precedentemente osservato, capace di “leggere” la realtà in modo semplice, diretto e profondo: è il segno del loro viaggio dietro alla stella e all’umiltà culturale che li ha portati a consultare una tradizione di fede, come quella che caratterizza l’ebraismo. Questo ci consente oggi di apprezzare tale “intelligenza” rispetto alla sete violenta ed esclusiva del potere mondano che nel nostro testo esplode con l’uccisione dei bambini!
Una traduzione più fedele al testo ci offre una migliore identificazione di quanto accade e della responsabilità diretta di Erode: dove nella versione italiana si dice che Erode “mandò ad uccidere” i bambini, il testo alla lettera dice che egli “mandando, uccise tutti i bambini che stavano a Betlemme”!
Lui dunque li uccise, facendoli uccidere!
Il ver.18 cita Geremia 31,15 e ci offre l’immagine drammaticamente suggestiva del pianto di una maternità straziata “che non vuole essere consolata”: mi sembra l’ “ikona” di una straordinaria maternità dolente che accompagna tutta la storia dell’umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.