13 E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? 14 Il seminatore semina la Parola. 15 Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. 16 Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, 17 ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. 18 Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, 19 ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. 20 Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
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Secondo l’Evangelista Marco è assoluta l’importanza Gesù attribuisce alla parabola del seminatore con la parola che Egli pronuncia al ver.13. Sembra che il capire tale parabola sia il criterio fondamentale per comprendere tutte le parabole evangeliche.
E la spiegazione della parabola è severa. Mi sembra però di dover proporre un’attenzione particolare alle difficoltà e agli impedimenti che impediscono di custodire la Parola ricevuta. Notiamo infatti che il naufragio di essa non viene segnalato come volontà negativa e azione ostile di coloro che l’hanno ascoltata, ma è causato da eventi negativi e da potenze nemiche che aggrediscono e vanificano l’evento di salvezza: Satana che subito viene “e porta via la Parola seminata in loro” (ver.15); la mancanza di radice espressa con un termine raro nel Nuovo Testamento, che sembra indicare una fragilità che impedisce di far tesoro e di custodire nel tempo il dono ricevuto (ver.17); l’aggressione da parte delle preoccupazioni del mondo, della seduzione della ricchezza e di tutte le altre passioni (ver.19). Sembra dunque si voglia da parte di Gesù sottolineare un dato di terribile fragilità più che di colpa. Manca quindi un’esortazione a uscire dal male per accogliere il bene. Un invito alla conversione.
Questo porta, mi sembra, ad una duplice conseguenza. Da una parte ammonisce coloro che ricevono il dono della Parola ad accogliere il dono in grande timore e umiltà. Dall’altra esalta la meraviglia del dono ricevuto che non solamente è dono in se stesso, ma lo è anche per come la Parola viene ascoltata, per come viene accolta e per come porta frutto: è dono la Parola ed è dono anche il terreno buono che la riceve.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Come nella parabola raccontata da Gesù, così anche nella sua spiegazione si dà ampio spazio alle difficoltà che incontra il seminatore. E questo, invece di angosciarci, ci può dare serenità: il nostro cammino è “ricco” di ostacoli, difficoltà, limiti, scelte errate… Ma al di là di tutto, al di sopra di tutto c’è la bellezza del gesto di questo agricoltore, che rappresenta con vivezza il gesto e il dono generoso del Padre. E il frutto che ne consegue è straordinario: “il trenta, il sessanta, il cento per uno”. Così il Regno si diffonde e si amplifica in noi e tra noi con forza e vigore.