31 Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 32 Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 33 Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34 Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
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Sia la descrizione della “scena”, sia le parole che vengono dette in questo breve testo, non solo aiutano a cogliere l’episodio in tutta la sua ricchezza, ma anche implicitamente propone la sua fecondità di interpretazione di ogni realtà, e di ogni evento. Provo a spiegarmi. La “scena” è caratterizzata da due “assembramenti”: da una parte la madre e i fratelli che arrivano e “stando fuori, mandarono a chiamarlo” (ver.31), e dall’altra Gesù e la folla seduta attorno a lui (ver.32). Tra i due “gruppi”, la mediazione della folla stessa intorno a Gesù, e le parole del Signore. Possiamo anche notare che questa è l’unica volta in cui nel Vangelo secondo Marco viene nominata la madre di Gesù.
E’ di importante provocazione che madre e fratelli mandino a chiamarlo “stando fuori”, dove è di rilievo sia quel loro “fuori”, sia il fatto che sono loro a chiamare lui. Dunque, qui diventa “straordinario” quello che normalmente straordinario non è. La straordinarietà e la divina bellezza del nostro brano, come nei testi paralleli di Matteo e di Luca, sta sia nella “risposta-domanda” di Gesù: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” (ver.33), sia nell’annuncio sorprendente e meraviglioso che Egli dà ai vers.34-35: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”. Così, quello star “fuori” dei suoi parenti diventa il loro non accesso alla condizione di tutti coloro che hanno un rapporto profondo con Gesù, e cioè sono suoi discepoli, appunto quelli che non sono “fuori”, ma sono “seduti attorno a lui”. E questa è la volontà del Padre: quella di fare dell’umanità un’unica famiglia dei figli di Dio!
La meraviglia è che, essendo discepoli, non perdono le loro precedenti relazioni, ma, al contrario le arricchiscono straordinariamente! Questo è “lo sguardo” di Gesù su tutti quelli che gli sono intorno, e nei quali lui riconosce la madre e i fratelli! L’essere prima di tutto discepoli di Gesù non elimina e non deprime le nostre relazioni, ma al contrario le illumina in modo nuovo e straordinario. E notate ancora la bellezza: lui, il Signore, vede se stesso come figlio e fratello dei suoi discepoli! L’affermazione è meravigliosa e divinamente umile! E ha come conseguenza che anche noi, se custodiamo con affetto la nostra condizione di discepoli, siamo anche tra noi fratelli, e sorelle, e madri.
Una paternità, una maternità e una fraternità nel tessuto della vita umana porta con sé necessariamente dei limiti e persino delle difficoltà e dei pericoli anche gravi di prevaricazione, mistificazione e disumanità. Ma, visitate da Dio in Gesù e nel suo Vangelo, sono segni meravigliosi e potenti della presenza e dell’azione di Dio nella nostra piccola esistenza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.