66 Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote 67 e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68 Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. 69 E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». 70 Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». 71 Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». 72 E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
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La vicenda di Pietro visita la nostra fede – o la nostra poca fede! – mostrandoci come il Signore non abbandoni mai i suoi figli e fratelli, e anche nelle situazioni di maggiore lontananza da Lui, Egli ci offra e ci doni la possibilità di ritrovare noi stessi nella comunione con Lui. Dispiaceva nel brano precedente vedere Pietro già isolato, non più con i suoi fratelli e d’altra parte estraneo a coloro – i “servi”! – tra i quali sedeva per scaldarsi. Ora però questa sua situazione diventa nuova occasione per il suo redimersi e la possibilità per lui di rendere testimonianza a Gesù!
Non è di secondaria importanza – ma qui non abbiamo tempo e spazio per soffermarci – questa tensione del “femminile” a cogliere e ad indicare, come è detto di questa giovane serva, le relazioni di comunione tra le persone. Pietro però respinge tale occasione di testimonianza! Il testo non ci dice se lo fa per evitare un pericolo per la sua incolumità, o semplicemente, e forse più drammaticamente, perché egli si è ormai isolato dai discepoli, e si è autocondannato al dramma di una prigionia e di una solitudine invalicabili. E peraltro non riesce a “mimetizzarsi” con questi “estranei”: estranei a lui e alla sua vita!
La “denuncia” della donna coinvolge tutti “i presenti” (ver.70), ma ormai Pietro deve “autocondannarsi” alla solitudine. E dunque rinuncia alle due successive occasioni per dare testimonianza al suo Signore. Questo episodio è occasione preziosa per verificare ciascuno di noi quanto sia drammaticamente vero il percorso “disperato” che Pietro quasi inevitabilmente e forzatamente deve percorrere. Anche il “segno” del gallo e del suo canto fa parte di quella specie di “automatismo” che caratterizza i meccanismi del nostro peccato e ci tiene in esso prigionieri. La “predizione” di Gesù in Mc.14,29-31 avvertiva di questo “inevitabile” – ma evitabile! – meccanismo del percorso negativo.
Ora è inevitabile arrivare fino in fondo a questo male! Ma questo genera in Pietro il dono divino della la via del pentimento e del riscatto: “E scoppiò in pianto” (nella versione latina: “et coepit flere”, “e cominciò a piangere”). Ma qui c’è già il dono del Dio misericordioso che non abbandona i suoi figli peccatori. E tale sarà la diversità tra la vicenda di Pietro e quella di Giuda. Quest’ultima sarà ben più drammatica, ma non tanto per la gravità materiale e oggettiva del tradimento, quanto perché il tradimento di Giuda scivolerà nella disperazione, mentre Pietro trova per sé il dono delle lacrime del pentimento.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò”, aveva detto e ripetuto Pietro. E’ proprio un prototipo di tutti noi, che vorremmo essere fedeli, ci mettiamo la nostra buona volontà…, ma i risultati sono diversi. – Ora il rischio per Pietro aumenta: prima è una serva, poi sono i presenti tutti a sospettare di lui; per giunta viene individuato come galileo e discepolo del Nazareno. La Galilea e in particolare i nazareni erano considerati teste calde, rivoluzionari e violenti. Se è pericoloso Gesù, lo è anche questo discepolo. – Pietro comincia a negare e conclude con un’affermazione terribile: “Non conosco quest’uomo”. L’amato Maestro, l’amico fedele è ridotto a “quest’uomo” fallito e ormai sul punto di concludere ingloriosamente il suo cammino. Il canto del gallo sancisce – secondo una convinzione popolare – la vittoria del Satana. Ma grazie a Dio, non è finita lì, perché Pietro si coprì il capo e pianse…
da riflettere: oggi come testimoniamo il Cristo Risorto, ci crediamo autosufficienti, come testimoniamo la nostra fede quando veniamo interrogati..