15 Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 16 e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. 17 E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:
La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le nazioni?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
18 Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. 19 Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
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Sento questo episodio e questo gesto del Signore molto vicino ad un’esigenza profonda che anche noi ben conosciamo, e cioè quella di purificare e essenzializzare la nostra preghiera. L’aggiunta del testo di Marco rispetto ai Vangeli di Matteo e di Luca, secondo cui “non permetteva che trasportassero cose attraverso il tempio” (ver.16) lo ritrovo in me quando mi trovo a chiedermi come qualcuno possa intendere e interpretare certi segni e certi gesti di cui non è facile cogliere il significato, e che appaiono barocchi e inutili, e quindi devianti! Questo è confermato e accentuato da un’altra particolarità del solo Vangelo secondo Marco, quando al ver.17 cita per intero Isaia 56,7 ricordando che il tempio sarà chiamato casa di preghiera “per tutti i popoli”. L’universale destinazione della preghiera e della fede ebraica nella persona e nell’opera di Gesù mi sembra appunto esigere tale ricerca dell’essenziale.
Il punto forte di queste Parole e gesti del Signore è la citazione di Geremia 7,11, dove si dice che il tempio è diventato “un covo di ladri” (ver.17): l’essenziale comunione tra Dio e il suo popolo che è dono di Dio alla sua gente, si è degradata in un “furto”, perché invece di accogliere con fede il dono divino, si pensa di rubargli quello che si vuole ottenere attraverso formule e riti svuotati del loro significato autentico e profondo. Per questo Egli ha compiuto i gesti violenti ricordati al ver.15: scaccia quelli che vendevano e quelli che compravano, rovescia i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe. Di per sé erano previsti proprio per permettere alla gente di celebrare i sacrifici, ma la decadenza spirituale ne aveva fatto occasione di quel furto di cui Egli accusa particolarmente “i capi dei sacerdoti e gli scribi” (ver.18), cioè i responsabili della fede del popolo.
Per questo essi cercano il modo di far morire Gesù, e sono trattenuti dalla “paura di Lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento” (ver.18). Tale stupore nel testo parallelo di Luca 19,48 è espresso con le parole: “tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
I titoletti delle bibbie ci dicono che qui si tratta della cacciata dei venditori dal tempio. In realtà il testo dice che furono cacciati sia i venditori che i compratori: tutti sono coinvolti in questo commercio che proprio dispiace a Dio. Vengono colpiti, in particolare, i venditori di colombe. Perché loro e non i venditori di altri animali? Perché – possiamo pensare – le colombe venivano comprate e offerte dai poveri, che “sacrificavano” quel po’ che possedevano. Ma c’è anche un altro motivo: la colomba era considerata simbolo dell’amore fedele; noi potremmo dire: un simbolo dello Spirito. Gesù è irritato da questo connubio tra l’amore di Dio e l'”acquisto” del perdono e della salvezza. L’amore di Dio è solo un dono, offerto gratuitamente a tutti: la comunione con Lui è per tutti, non per chi se la guadagna o se la merita.