24 Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. 25 Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. 26 Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
Luca 6,24-26

Mi sembra che la categoria del “dono”, della “grazia”, sia sempre quella “condizione” interiore ed esteriore che qualifica la relazione-comunione che il Signore ha con noi!
Infatti il “dono” esprime bene la nostra “povertà” che sempre tutto riceve da Dio.
E tale “povertà” c’è sempre!
Dunque, il “guai” si riferisce ad ogni nostra presunta capacità di procurarci quello che non abbiamo, e di essercelo “già” procurato!
Dunque, l’essere poveri, l’avere fame e il pianto sono condizioni, atteggiamenti e bisogni che mai abbandonano il credente che tutto riceve da Dio.
E’ una “povertà” che mai si dice soddisfatta, ma al contrario!
Più la nostra comunione con il Signore, o meglio, la comunione del Signore con noi, si approfondisce, più ne abbiamo bisogno!
Più da Lui riceviamo, più abbiamo bisogno di ricevere!
Il “guai” è il pericolo di un’autosufficienza che ci allontana da una vita che è tutta e sempre “grazia di Dio”!
Quando don Giuseppe Dossetti riceveva molte lodi, si diceva “preoccupato”: il ver.26 di questo ci avverte e ci ammonisce per il pericolo di una soddisfazione da falso profeta.
Il vero profeta ha il suo vero riscontro nella non accoglienza della sua profezia!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.